Tanti rigori, qualche emozione, nessuna sorpresa. L’entusiasmo alle stelle per Euro 2024 – stadi sempre pieni, ascolti da record in tv, monopolizzate le prime pagine dei quotidiani nazionali ed internazionali al punto da rinviare la solita litania sull’insopportabile calciomercato – non è corrisposto al valore del torneo. Senza un campione che ha brillato in maniera particolare, una partita iconica o una rivelazione, non c’è un vero motivo per ricordare Euro 2024. Fino ad oggi, uno degli Europei più scontati della storia. E ormai siamo arrivati praticamente alla fine. Anzi, alle semifinali. Speranze riposte in Spagna-Francia e Olanda-Inghilterra, grandi sfide che siano all’altezza delle aspettative. Ma sono anche le semifinali che un po’ tutti si aspettavano da quando è stato composto il tabellone, avaro di emozioni. Perché se c’è una cifra distintiva della manifestazione è forse proprio la banalità, dei risultati e delle prestazioni. Nulla neanche lontanamente a che vedere con il pathos, l’intensità e lo spettacolo di Qatar 2022.
Dopo l’inizio choc nella fase a gironi – frutto però di una formula (da rivedere) che prevede 36 partite per eliminare solo 8 squadre, causando qualche fisiologico calo di tensione fra le big – tutto è filato secondo i piani, pure troppo. Anche perché le sorprese che avrebbero potuto sparigliare le carte (in particolare l’Austria prima in un gruppo con Francia e Olanda), combinate fra loro non hanno fatto altro che comporre un tabellone ancora più scontato. Con accoppiamenti quasi sempre squilibrati negli ottavi (a parte Francia-Belgio, dove comunque il pronostico tutto dalla parte dei transalpini è stato rispettato) e un lato meno severo rispetto all’altro, dove Olanda e Inghilterra si sono ritrovate la strada spianata verso le semifinali che tutti si aspettavano. E così è stato. Perché pur giocando male, soffrendo, sfangandola all’ultimo minuto o addirittura ai rigori (già calciati tre volte su 12 incontri ad eliminazione diretta), alla fine la più forte ha sempre più sulla più debole. Dunque da una parte sfide quasi sempre combattute, dall’altra zero spettacolo e risultati prevedibili. Tradotto: una noia mortale.
Se il leitmotiv del torneo è piuttosto semplice da individuare, più difficile spiegarne le cause. In questi Europei il gap tra grandi e piccole si è sicuramente accorciato, rispetto al passato, ma anche ai recenti Mondiali, dove almeno fino agli ottavi si trovano nazionali più impreparate tatticamente e questo favorisce lo spettacolo. In Europa invece ormai le prime 20-30 squadre del continente sono più o meno tutte strutturate, tanto che non sarebbe un’eresia pensare addirittura ad un ulteriore allargamento (a 32: almeno non si eviterebbe lo stucchevole ripescaggio delle terze). Persino la Georgia, che doveva essere la Cenerentola di quest’edizione, ha fatto un figurone. A questo va aggiunto che quasi tutte le big sono arrivate all’appuntamento in pessime condizioni: a prescindere da come finirà, la Francia, pur avendo una qualità superiore, è nella peggior versione dell’era Deschamps; il Portogallo è rimasto prigioniero di Cristiano Ronaldo; l’Inghilterra avrebbe dovuto sostituire Southgate tempo fa; il Belgio ha esaurito la generazione d’oro. Le uniche ad aver mostrato di avere un’idea di calcio, un’identità forte e quindi anche delle individualità messe nelle condizioni di esprimersi, sono state Spagna e Germania (e in misura minore, con qualità decisamente inferiore, l’Olanda). E infatti quel quarto di finale è stata una partita stellare, non ripetuta. L’unica vera emozione di Euro 2024. In attesa dell’epilogo, l’amara conclusione è che se un brivido l’ha regalato questo Europeo, siamo stati proprio noi, anche se in negativo. L’Italia eliminata agli ottavi dalla Svizzera, per giunta in quella maniera barbina, resterà il risultato più eclatante e memorabile di questi Europei. Ma anche questa, a ben vedere, non è più una sorpresa.