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Stima su The Lancet: “Fino a 186mila le vittime probabili della guerra a Gaza, è il 7,9% della popolazione”

L’autorevole rivista medica inglese The Lancet, pubblica una lettera di tre esperti con una stima su quelle che potrebbero essere le vittime reali a Gaza. Il dato ufficiale è, al momento, di oltre 37mila persone uccise. Cifra contestata dalle autorità israeliane ma ritenuta accurata dagli stessi servizi segreti di Israele oltre che dall’Onu, dall’Oms e da Ong con presenza nella Striscia. La raccolta dei dati sta però diventando sempre più difficile a causa della distruzione di gran parte delle infrastrutture e degli uffici deputati al monitoraggio delle vittime. Il ministero della Salute di Gaza ha dovuto integrare la sua rendicontazione, basata sulle persone decedute nei suoi ospedali o portate già morte, con informazioni provenienti da fonti mediatiche giudicate affidabili e dai primi soccorritori. Questo cambiamento ha inevitabilmente degradato il dettaglio dei dati registrati in precedenza.

Il ministero della Salute di Gaza ora riporta separatamente il numero di corpi non identificati tra il bilancio totale delle vittime. Al 10 maggio 2024, il 30% dei 35.091 decessi non erano identificati. In generale, il numero di decessi è probabilmente sottostimato. È frequente, ad esempio, che non tutti i nomi delle vittime identificabili siano inclusi nell’elenco del Ministero. L’Onu stima inoltre che le persone ancora sepolte sotto le macerie siano almeno 10mila, il che avvicinerebbe il numero dei morti a Gaza a 50mila persone.

Rasha Khatib, dell’Institute of Community and Public Health, Birzeit University, in Palestina; Martin McKee del Department of Public Health and Policy, London School of Hygiene & Tropical Medicine, di Londra e Salim Yusuf, del Population Health Research Institute, McMaster University and Hamilton Health Sciences, in Canada, conducono per Lancet una stima differente. Premettono che “I conflitti armati hanno anche implicazioni indirette sulla salute. Pure se il conflitto terminasse immediatamente, nei prossimi mesi e anni continuerebbero a verificarsi molte morti indirette per cause quali malattie trasmissibili e non trasmissibili. Si prevede che il numero totale di morti sarà elevato considerando l’intensità del conflitto; la distruzione delle infrastrutture sanitarie; la grave carenza di cibo acqua e ripari oltre all’impossibilità della popolazione di fuggire in luoghi sicuri e alla perdita di finanziamenti per l’UNRWA, una delle pochissime organizzazioni umanitarie ancora attive nella Striscia di Gaza”.

Nei conflitti recenti, ricordano i tre studiosi, le morti indirette vanno da tre a 15 volte il numero di morti dirette. Applicando una valutazione prudente di quattro morti indirette per ogni morte diretta e visti i 37.396 decessi sinora registrati, non è improbabile stimare che fino a 186.000 o anche più decessi potrebbero essere attribuibili all’attuale conflitto a Gaza. Utilizzando il dato della popolazione della Striscia di Gaza del 2022 di 2.375.259, ciò si tradurrebbe nel 7,9% del totale.

Nel contributo si aggiunge che “Documentare la vera portata delle vittime è fondamentale per garantire la responsabilità storica e riconoscere l’intero costo della guerra”. Ricordano poi come le misure provvisorie stabilite dalla Corte internazionale di giustizia nel gennaio 2024, richiedono a Israele di “adottare misure efficaci per prevenire la distruzione e garantire la conservazione delle prove relative alle accuse di atti nell’ambito della Convenzione sul genocidio” (La classificazione di genocidio non è solo questione di numeri ma è anche questione di numeri, ndr). In chiusura dell’articolo la The Lancet precisa di avere “una posizione neutrale rispetto alle rivendicazioni territoriali nei testi pubblicati e alle affiliazioni istituzionali”.