Musica

“Andate ad ascoltare le band che suonano in playback, fatevi una vita”: i Placebo a muso duro contro le critiche per i problemi tecnici durante un concerto

Polemiche social dopo il concerto in Svizzera dello scorso 30 giugno

I Placebo si sono esibiti ieri al Rock In Roma, ma hanno anche dovuto rispondere alle numerose critiche ricevute per un concerto che si è tenuto il 30 giugno scorso all’OpenAir San Gallen, in Svizzera, dove sono accaduti diversi problemi tecnici. Brian Molko ha preso in mano il profilo social del gruppo per spiegare cosa è accaduto: “Abbiamo visto una gran quantità di discussioni, litigi, accuse e scaramucce tra i nostri fan in relazione al concerto interrotto al Festival. Abbiamo anche ricevuto parecchi insulti, privi di immaginazione e infondati. Vorremmo quindi fare un po’ di chiarezza su quanto accaduto”.

Subito dopo l’inizio del concerto Stefan Olsdal ha cominciato ad avere problemi con la chitarra, finché lo strumento non ha smesso del tutto di funzionare. Non poteva più suonare pezzi in cui era prevista la sua chitarra”, ha aggiunto. In tutto questo i tecnici presenti non sono riusciti a sbloccare la situazione. Molko ha dunque spiegato: “Un’opzione era uscire di scena e non tornare più, ma abbiamo deciso di continuare e suonare, le canzoni in cui Stefan suona il basso. Dal palco abbiamo fatti vari annunci per spiegare che c’era un problema tecnico che al momento non poteva essere risolto. Lo abbiamo detto chiaramente più volte”.

Poi l’affondo: “I Placebo non usano basi. È tutto al 100% dal vivo. Eppure appare evidente che tutto ciò a certa gente non basta. I problemi tecnici e i set accorciati sono cose che succedono nelle esibizioni dal vivo. Ed è una cosa che nessuna band può controllare. Se vi fanno comunque arrabbiare, vi suggeriamo di andare a vedere i concerti delle band in cui la maggior parte della musica che sentite è registrata. Vi suggeriamo inoltre di mettere le cose in prospettiva e cercare di assumere un punto di vista diverso dal vostro, se ne siete capaci. È un modo educato per dire: fatevi una vita”. Colpito e affondato.