A 10 anni dall’arresto arriva la prescrizione. Finisce così il processo “Breakfast” per l’ex ministro dell’Interno e attuale sindaco di Imperia Claudio Scajola, imputato a Reggio Calabria per procurata inosservanza della pena. Reato che, secondo l’accusa, avrebbe commesso in favore dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena deceduto nel settembre 2022 a Dubai dove, da latitante, si era rifugiato in seguito alla condanna definitiva per concorso esterno con la ‘ndrangheta rimediata nel processo “Olimpia”.

Venuta meno l’aggravante mafiosa, nella fase del dibattimento di primo grado (in cui Scajola è stato condannato a 2 anni di carcere), la sentenza di oggi era ampiamente prevista. Tanto che a novembre, infatti, era stata la stessa Procura generale, durante la requisitoria, a invocare il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. La prima sezione della Corte d’Appello di Reggio Calabria, presieduta da Monica Lucia Monaco, inoltre, ha confermato l’assoluzione decisa in primo grado per gli altri due imputati, gli ex collaboratori di Matacena, Martino Politi e Maria Grazia Fiordalisi.

Nell’ambito dell’inchiesta “Breakfast”, 10 anni fa nel 2014 l’ex ministro Scajola era stato anche arrestato dalla Dia. Nel processo era imputata anche Chiara Rizzo, l’ex moglie di Matacena che è stata condannata in primo grado a un anno di carcere con pena sospesa. Nel dicembre 2022, dopo la morte dell’ex parlamentare di Forza Italia, però, sia la difesa di Rizzo che la Procura generale avevano rinunciato all’appello per cui, nei confronti dell’imputata, la sentenza di primo grado è diventata definitiva.

Il processo “Breakfast” ha ricostruito il tentativo di Matacena di trasferirsi dagli Emirati Arabi a Beirut, in Libano, dove l’ex ministro dell’Interno Scajola, stando all’impianto accusatorio, avrebbe potuto godere di appoggi istituzionali grazie a Vincenzo Speziali, anche lui coinvolto nell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria a cui, dopo un periodo di irreperibilità, ha chiesto e ottenuto di patteggiare la pena per lo stesso reato contestato a Scajola. Speziali, infatti, è parente acquisito dell’ex presidente del Libano Amin Gemayel che, più volte e invano, nel processo di primo grado è stato chiamato a deporre davanti al Tribunale.

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