Carla Bruni-Sarkozy è stata messa sotto inchiesta e posta sotto controllo giudiziario nell’inchiesta sulle false ritrattazioni nel 2020 del testimone Ziad Takieddine, che ha accusato il marito Nicolas Sarkozy di aver finanziato la sua campagna presidenziale del 2007 con fondi libici. Lo apprende Bfmtv da una fonte giudiziaria che riferisce che la moglie dell’ex capo di Stato è accusata di “subornazione di testimoni” e di “associazione per delinquere finalizzata al reato di frode e corruzione di pubblici ufficiali stranieri”. Bruni è stata inoltre posta sotto controllo giudiziario, che prevede il divieto di contatto con tutti i protagonisti del procedimento, ad eccezione di Sarkozy.
Il caso in cui è coinvolta Bruni ruota intorno alla campagna di comunicazione “Sauver Sarko” lanciata nel 2020 da diverse decine di personalità, fra cui Mimi Marchand, star della stampa gossip considerata vicina a Bruni, per sdoganare l’ex presidente dall’accusa di aver ricevuto finanziamenti dalla Libia di Gheddafi per la sua campagna elettorale del 2007, accusa per cui sarà messo a giudizio dal gennaio del 2025.
La campagna aveva come obiettivo quello di ottenere la ritrattazione delle accuse da parte di Takieddine, prima sui media, con una intervista a Paris Match (e con una dichiarazione video diffusa dalla stessa Bfmtv) e poi con un notaio che avrebbe dovuto inviare un documento ufficiale al magistrato interessato. Takieddine sarebbe stato pagato per la sua ritrattazione con oltre 600mila euro.
Gli inquirenti ritengono che la cantautrice ed ex modella di origine italiana, che si è esibita nei giorni scorsi a Spoleto, dove è arrivata insieme al marito, possa aver partecipato a questo sforzo. Bruni, nel giugno del 2021, aveva cancellato tutti i messaggi scambiati con Marchand, dopo che l’amica era stata incriminata. Inoltre, avrebbe usato un numero telefonico segreto per tenere le fila della campagna. Sarkozy, che ha 69 anni, è già stato condannato due volte per corruzione e per traffico di influenza in casi separati.