Bocciati tutti gli emendamenti. Via libera dalle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Giustizia della Camera all’articolo 12 del ddl Sicurezza che rende, tra le altre cose, facoltativo l’attuale obbligo di rinvio della pena per le donne in gravidanza e le madri con figli sotto l’anno. Come già anticipato negli scorsi giorni, Forza Italia non ha partecipato al voto sugli emendamenti delle opposizioni che chiedevano di modificarlo: gli azzurri hanno però hanno annunciato che in Aula presenteranno un emendamento per mantenere l’obbligo. “Chiederemo all’Aula di mantenere l’obbligo di differimento della pena o l’obbligo di scontarla in un istituto protetto per la madri con figli tra 0 e 12 mesi per scongiurare che anche solo un bambino sia costretto a crescere dietro le sbarre per colpe della madre“, aveva dichiarato nelle precedenti sedute Paolo Emilio Russo di Forza Italia.
Niente obbligo di differimento della pena. Se dovesse diventare legge, l’articolo 12 renderà solamente facoltativo il rinvio della pena. A esultare è il vicepremier e leader della Lega: “Le donne incinte o con figli minori di un anno che si macchiano di reati che lo prevedono andranno in carcere. Una misura voluta dalla Lega contro quelle vigliacche borseggiatrici e ladre che, sfruttando lo stato di gravidanza, agiscono impunite e derubano cittadini, lavoratori e turisti, spesso cercando di colpire i più fragili e anziani. Basta!”, ha scritto sui social Matteo Salvini.
Critiche allo stop dell’obbligo di rinvio della pena i partiti di opposizione. “È sconcertante l’uso propagandistico che governo e maggioranza stanno facendo del codice penale con il ddl sicurezza. Un modo assurdo, caotico, ideologico e totalmente inutile di scrivere le leggi che piega il codice penale alla propaganda”, ha affermato il segretario di +Europa, Riccardo Magi. Sulla stessa linea Mara Carfagna, presidente di Azione: “Stupisce che un governo che esalta la maternità e il garantismo promuova una norma che consentirà alla magistratura di tenere in carcere donne incinte, anche al nono mese, o madri di figli con meno di un anno di età. Il tutto sfidando il rischio che queste donne partoriscano dietro le sbarre e che ai loro bambini venga negata l’immediata assistenza neonatale“, sottolinea l’ex ministra che aggiunge: “I bambini in ogni caso non hanno colpe, pensare che possano crescere in carcere solo perché la loro madre ha commesso un reato è una crudeltà inutile”. “Se davvero vogliono stroncare i racket del borseggio e del furto – continua Carfagna – ne colpiscano i capi, che di sicuro non sono le donne incinte o i loro neonati”.