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Le mani sul Regno. Rianimare l’economia? L’idea dei laburisti di Starmer è l’edilizia. “Fino a un milione e mezzo di case in 5 anni”

A poche ore dalla vittoria a valanga dei laburisti, in piedi di fronte al leggio montato con agitazione davanti alla celebre porta nera del 10 di Downing street, il leader Keir Starmer esordiva nel suo ruolo di primo ministro promettendo: “Ricostruiremo opportunità per il Paese mattone su mattone“. Settantadue ore dopo, la sua ministra alle Finanze, Rachel Reeves, parte di corsa proprio da lì, dal mattone come fondamento per la crescita economica. Prima mossa di una ministro che ha ereditato il colabrodo dei servizi pubblici è stato lanciare un piano per ricostruire la Gran Bretagna e 1,5 milioni di case nei prossimi 5 anni.

Come? La strategia dei Labour è liberare il sistema edilizio dai vincoli e laccioli con cui le amministrazioni locali rallentano la progettazione di case. Il nuovo governo creerà una nuova task force per sbloccare i progetti in corso e accelerare la costruzione di abitazioni in aree dove sono in stallo, con l’introduzione di 300 addetti all’urbanistica per assistere gli enti locali di tutto il regno. Il nuovo National Planning Policy Framework obbligherà gli enti locali a rispettare gli obiettivi edilizi, potranno far sorgere nuove case dove vogliono, nel rispetto dei confini delle aree verdi che saranno rivisti (e già sono polemiche), ma dovranno costruirle perentoriamente. Il ministero delle Finanze stralcerà anche i vincoli alla costruzione di nuovi impianti di eolico in Inghilterra (per la gioia degli ambientalisti…) e chiederà ai dipartimenti dei Trasporti, Energia e NetZero di sbloccare progetti infrastrutturali che pendono da tempo.

Se in campagna elettorale il manifesto laburista per il cambiamento che Keir Starmer aveva presentato come interamente “calcolato e finanziato” aveva suscitato scetticismi, ora tocca a lei la prima donna al Tesoro nella storia politica britannica dare credibilità e fiducia non solo agli elettori, ma soprattutto agli investitori privati che sono la linfa vitale del programma di crescita economica del nuovo governo. E la missione è urgente, come ha da subito sollecitato Starmer, perché inflazione e mutui sono ancora bollenti.

Vincere “è bello” ha detto a caldo il premier all’uscita dagli exit poll, ma di sicuro è meno eccitante per i laburisti trovarsi tra le mani un’economia cronicamente malata. “Abbiamo ereditato le circostanze peggiori dalla Seconda Guerra Mondiale. Se la crescita del Regno Unito avesse tenuto il passo con gli altri paesi Ocse negli ultimi 13 anni, adesso la nostra economia avrebbe 140 miliardi di sterline in più – ha detto la ministra Reeves citando dati del Tesoro – e questo solo lo scorso anno avrebbe voluto dire 58 miliardi in più di gettito fiscale da spendere per rivitalizzare scuole, ospedali e altri servizi pubblici” ha specificato Reeves criticando l’incompetenza e l’irresponsabilità fiscale dei tory. Un preambolo cupo, come a risvegliare i sostenitori laburisti dai fumi della vittoria e mettere i britannici a muso duro di fronte ai fatti concreti: per migliorare le condizioni dell’economia sarà necessario prendere “decisioni difficili“. Come a dire che ci sono “sacrifici” in vista (e tasse che potrebbero comparire in corso d’opera) se i laburisti vogliono “cambiare” il Paese, ma ormai la storica maggioranza gli ha dato un mandato netto.

La notizia positiva per la sinistra è che ha avuto 14 anni per preparare il cambiamento e i ministri sembrano già tutti in corsa per attuarlo. Stabilità, investimenti e riforme sono le colonne portanti del programma, il faro nella notte della ricostruzione del Paese dove alla crescita lenta corrispondono bassi livelli di produttività. “Introdurremo una strategia industriale moderna che attirerà investimenti in tutte le comunità del Paese” ha detto Reeves che al momento non sembra però aprire spazi alla forza lavoro europea per sopperire al buco di professionalità latente in Regno Unito. “Riformeremo e ammoderneremo il sistema per la creazione di competenze (skill system) – assicura – e combatteremo l’inattività spingendo le persone a lavorare”.