di Pietro Francesco Maria de Sarlo

Una settimana fa sui giornali si scriveva che la Francia, insieme a Orban e Trump, avrebbe distrutto l’Europa e il mondo affidandosi a Le Pen e Bardella. Oggi Macron è quasi De Gaulle e la Marianna si getta tra le braccia di Melenchon, che è un poco il nostro Bertinotti.

Cosa è successo nel mentre? Nulla: è solo cambiato il sistema elettorale. Al primo turno (sistema proporzionale) Le Pen ha avuto il 33% dei voti e gli altri il 67% ma divisi su più schieramenti. Al secondo turno il 67% era concentrato su un unico candidato e in ogni collegio (sistema maggioritario) con una scelta secca a due (patto di desistenza) Le Pen in media per vincere avrebbe dovuto conquistare il 18% in più di voti oppure gli elettori di Macron e di Melenchon avrebbero dovuto rifiutare il patto di desistenza.

Anche in Italia dove c’è il doppio turno (sindaci) generalmente vince la sinistra perché si unisce contro la destra. Per essere chiari in Francia con la legge elettorale italiana Le Pen avrebbe governato e in Italia da due anni con la legge elettorale francese avremmo un governo Letta-Conte.

C’è poi il passo successivo per cui a furia di unirsi ‘contro’ prima o poi andrà a finire che la chiamata alle bandiere ‘contro’ non funzionerà più e ci troveremo Le Pen, Trump e Salvini e tutto il peggio possibile al governo del mondo. I problemi della Francia e dell’Europa dopo le elezioni francesi rimangono intonsi e, purtroppo, sono connessi visto che il leader francese si propone da anni anche come leader europeo senza però dare le visione del futuro dell’Unione. Della Francia poi!

Ora si pretende che l’Europa affronti grandi sfide. Per esempio la questione della difesa comune. Cito due articoli. Uno dell’8 luglio di Ishaan Tharoor sul W.P. dal titolo “Nato meets at a moment of peak uncertainty in the West” e il secondo del 7 luglio sul NYT di Farah Stockman dal titolo: “Nato Has to Change. Here’s How.” Il succo è che l’Europa si deve far carico in misura maggiore del sostentamento economico della Nato e della propria difesa nella ‘regione’, non è chiaro però se a questo corrisponda anche un maggiore peso decisionale. Non mi pare ci sia anche questa richiesta da parte Usa.

Ma chiedere questo oggi all’Europa è come chiedere a un trattore di correre un Gran Premio di F1.

Le istituzioni europee sono nate per gestire accordi di scambio commerciale ed economici tra gli Stati membri e per trovare una sede negoziale per contemperare gli interessi dei singoli aderenti. L’introduzione della moneta unica è nata sulla illusione che questo assetto potesse gestire tutto: dalla economia alla difesa unica. Invece già con la gestione della moneta è stata evidente la inadeguatezza e l’assenza di democrazia delle istituzioni europee e su questa ossatura fragile si vuole ora far gravare anche la difesa e la politica estera? La cacofonia in materia dei vari leader evidenzia la mancanza di omogeneità tra gli interessi dei singoli stati senza contare le fughe e le isterie guerrafondaie di alcuni che hanno mostrato che questa Europa non ha la maturità per proporsi non solo come potenza mondiale ma neanche regionale.

Non c’è nessuna comunità politica che possa nascere e prosperare senza stabilire in modo certo la parità dei diritti e dei doveri dei cittadini che ne fanno parte a prescindere dal fatto che si sia un cittadino greco o tedesco. Fuori da questo schema ci sono le dittature o le colonie o l’idea orwelliana di alcuni Stati più uguali di altri. Nulla che ci consenta di affrontare con la forza necessaria il futuro e le sue sfide.

Per diventare Europa c’è una unica via: una costituzione Federale e l’elezione diretta del suo Presidente. Se Macron vuole comandare deve chiedere i voti non solo ai francesi ma anche a tedeschi, greci, italiani eccetera. Altrimenti ogni leader nazionale risponderà solo al proprio elettorato nazionale e difenderà gli interessi dei propri elettori e non della intera comunità.

Se non si è pronti a questo meglio finirla qui.

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