Chi si sognerebbe mai di abbattere ben 2.500 alberi? Chi lo farebbe dopo l’approvazione della legge europea sul ripristino della natura? Chi lo farebbe alla luce degli impegni presi per il contrasto alla crisi climatica? E soprattutto, chi lo farebbe per edificare una base militare?

Venti milioni di euro, “al fine di fronteggiare gli aumenti eccezionali dei prezzi dei materiali da costruzione”, per l’inizio dei lavori volti alla realizzazione dell’insediamento militare diffuso nell’area dell’ex Cisam e a Pontedera, classificata come opera strategica per la difesa nazionale. Un finanziamento inserito nelle pieghe del DL n. 89/2024 (“Infrastrutture”), che passerà sopra le teste delle comunità locali di Pisa e provincia. Sul decreto, Alleanza Verdi Sinistra ha presentato un emendamento soppressivo.

Il progetto della nuova base militare dei carabinieri in provincia di Pisa è a tutti gli effetti una devastazione ambientale, che a quanto pare costerà in totale 520 milioni di euro, di cui 120 per la bonifica dell’ex reattore nucleare. Senza considerare questi ultimi, già previsti e dovuti da oltre vent’anni (come ribadito in una recente relazione della Corte dei Conti), e in parte sottratti al Fondo di Sviluppo e Coesione, per i restanti 400 milioni di euro non è ancora chiara la copertura finanziaria. Ciò che appare chiaro, invece, è che quasi un quarantesimo di una legge finanziaria sarà destinato all’economia di guerra.

D’intesa con Regione Toscana, Provincia e Comune di Pisa, Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli, nell’area del Cisam a San Piero a Grado sorgeranno le nuove sedi dei carabinieri del Gis e del Tuscaniae, a Pontedera “una pista addestrativa e un poligono da 500 metri”. Sono interessati 140 ettari di territorio tra Pisa e Pontedera. Il doppio dei 70 ettari inizialmente previsti.

La previsione è di realizzare l’opera in circa dieci anni, aprendo i cantieri entro la fine del 2024. Il Movimento No Base ha lanciato una nuova mobilitazione, con un presidio di pace a San Piero a Grado il 20 e 21 luglio.

L’area del pisano è infestata di insediamenti militari, da Camp Darby allo scalo aeroportuale militare, e non può accogliere un ulteriore progetto dal pesante impatto ambientale. Nel Parco 2500 alberi adulti verranno abbattuti per consentire la presenza del nuovo insediamento militare. Un vero ecocidio in un’area boscosa di circa 480 ettari, pochissimo edificata. In una fase in cui la lotta ai cambiamenti climatici e la tutela del patrimonio naturale e del verde dovrebbe essere priorità assoluta per ogni governo.

Certo, la relazione parla anche di compensazioni per il territorio: “Rifunzionalizzazione Villa Medicea, Stazione Radio Marconi e Stalle del Buontalenti a Coltano, Borgo ex Bigattiera e bonifica ex reattore nucleare a San Piero a Grado”. Ma pare ben poca cosa rispetto alla valanga di soldi e cemento per la guerra.

Ciò nonostante, il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Maurizio Nerini, da sempre favorevole all’opera, ha avuto il coraggio di parlare di “ecorinascita” del luogo. Ogni risorsa in più destinata alle armi è sottratta al contrasto delle disuguaglianze sociali, del cambiamento climatico, al miglioramento delle condizioni di vita delle persone.

Secondo le analisi di Greenpeace e Sbilanciamoci, nell’ultimo decennio (2013-2023) le spese militari in Italia hanno registrato un aumento record del +30%, con un acquisto di nuove armi cresciuto del 132%. In un decennio, la spesa italiana per i nuovi sistemi d’arma è passata da 2,5 miliardi di euro a 5,9 miliardi.

Un aumento che stride con la stagnazione della spesa per i servizi prioritari: dal 2013 al 2023, nonostante il Covid, il budget per la sanità è aumentato solo dell’11%, la spesa per l’istruzione è cresciuta solo del 3% e la spesa per la protezione ambientale – in piena crisi climatica – solo del 6%. E – soprattutto – siamo convinti che la corsa agli armamenti non proteggerà l’Europa. In un contesto di conflitti che si estendono e si aggravano su scala internazionale, solo un forte investimento sul proprio ruolo di attore diplomatico può incidere positivamente sullo scenario globale.

Noi vogliamo costruire la pace. E questo significa disarmo e sottrazione di risorse, energie e porzioni di territorio a obiettivi di tipo militare. Chi vuole la pace costruisce la pace.

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