Carles Puigdemont dovrà aspettare ancora per tirare un sospiro di sollievo e varcare il confine spagnolo. Martedì a Madrid la Corte suprema ha fatto decadere le accuse per terrorismo contro di lui, relative al processo contro il movimento “Tsunami Democratic” che ha organizzato le proteste dopo la condanna dei leader indipendentisti nell’ottobre del 2019. Lo stesso giorno, però, un giudice istruttore di Barcellona ha chiesto di portare l’ex presidente della Generalitat a processo per il filone di indagine sui presunti contatti dei catalanisti con Mosca. Il giudice Joaquín Aguirre ha rifiutato di applicare per questo caso la legge di amnistia dei reati politici approvata dal governo di Pedro Sánchez dopo lunghi negoziati proprio con i partiti indipendentisti catalani. Questo perché nei nuovi capi d’accusa (oltre alla malversazione) c’è il reato di tradimento, non coperto dall’amnistia.
La “trama russa” dietro il movimento indipendentista, per quanto fumosa possa sembrare, resta adesso l’ultimo impedimento al rientro in Spagna di Puigdemont, e alla possibilità che l’ex eurodeputato, ora eletto al parlamento catalano come leader “in contumacia” della formazione Junts per Catalunya, torni a fare politica in Spagna. Come negli altri casi, spetterà al Tribunal supremo di decidere sulla richiesta di incriminazione.
Lunedì il giudice istruttore del Tribunale nazionale spagnolo, Manuel García-Castellón aveva deciso di far decadere l’indagine che aveva aperto nel 2019 sul cosiddetto caso “Tsunami Democratic”, che riguardava 10 persone ma non direttamente Puigdemont, in quanto l’indagine per terrorismo contro di lui era portata avanti dalla Corte Suprema. Martedì però, tenuto conto del precedente, anche l’organo massimo della giustizia spagnola, ha optato per far decadere le accuse contro Puigdemont. La magistrata che si è occupata del caso, Susana Polo, ha motivato la decisione giudicando “illegale” la modalità con cui il processo è stato istruito finora, dallo stesso García-Castellón. In particolare, le indagini sono state prolungate illegalmente i fino al 2021 senza formulare capi d’accusa. A Puigdemont, non è stato attribuito lo status di indagato fino alla fine del 2023. Prima del 2021 “non è stata condotta alcuna indagine del caso”, scrive la giudice Polo, e nessuno degli indagati era stato chiamato a testimoniare, e questo impedisce che il procedimento sfoci in un processo contro l’ex presidente regionale catalano.
Dopo aver convocato un referendum non riconosciuto da Madrid e dichiarato unilateralmente l’indipendenza della regione Catalana nel 2017 ed essere stato destituito dal governo spagnolo, Puigdemont è fuggito a Bruxelles per sfuggire alle accuse di sedizione, malversazione e terrorismo (ora decaduta) rivolte contro di lui dalla giustizia spagnola. Il Belgio ha più volte rifiutato di estradarlo a Madrid. L’altro leader indipendentista dell’epoca, Oriol Junqueras di Esquerra Republicana, invece aveva preso la via del carcere, da cui è uscito dopo 3 anni e mezzo per un indulto.