Una centrale di riciclaggio, che ripuliva il denaro per vari gruppi criminali: dai campani legati alla camorra ai calabresi vicini alla ‘ndrangheta. Era una sorta di gigantesca “lavanderia” quella scoperta nell’ultima inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma. Sono diciotto le misure cautelari notificate (16 in carcere e due ai domiciliari), con 57 indagati in totale e un sequestro di beni da oltre 131 milioni di euro. La Dia ha ricostruito i meccanismi che raccontano di una “convergenza di interessi di mafie storiche e nuove mafie“. Tra gli arrestati l’ex produttore cinematografico Daniele Muscariello, già in carcere con una condanna per riciclaggio Ma anche due “figli d’arte”: Antonio Nicoletti e Vincenzo Senese, rispettivamente figli di Enrico, cassiere della Banda della Magliana, e di Michele, il boss della Camorra romana, noto come ‘O pazz’, il pazzo. Solo indagato per riciclaggio è invece l’ex calciatore del Bologna e del Napoli, Giorgio Bresciani. Tra gli indagati anche Domitilla Strina, la figlia di Anna Bettozzi Di Cesare, l’imprenditrice nel settore del commercio dei petroli e cantante conosciuta come ‘Anna Bettz‘ e ‘Lady Petrolio‘.

Come funzionava la centrale di riciclaggio – Secondo gli investigatori nella Capitale esistevano due associazioni finalizzate a estorsioni, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche di proventi illeciti. Tutti reati contestati con l’aggravante mafiosa, perché commessi per agevolare i clan di camorra Mazzarella – D’amico, le cosche della ‘ndrangheta Mancuso e Mazzaferro e il clan Senese. Le indagini, cominciate nel 2018, hanno ricostruito meccanismi che raccontano di una “convergenza di interessi di mafie storiche e nuove mafie“. Secondo gli investigatori esisteva una “centrale di riciclaggio”, in grado di ripulire ingenti somme di denaro in diversi settori: da quello degli idrocarburi al settore cinematografico. Venivano costituite società “fittizie” per emettere false fatturazioni grazie al supporto fornito da imprenditori e da liberi professionisti compiacenti. Era complessa la rete di società “cartiere” intestate a prestanome, attraverso le quali riciclare ingentissime somme di denaro proveniente dai clan campani. In questo contesto è emersa la figura del produttore cinematografico Muscariello nella veste di fiduciario degli stessi clan e del manager musicale Angelo Calculli. Il lavoro degli investigatori ha documentato una convergenza di interessi di mafie storiche e nuove mafie, nel settore del commercio illecito degli idrocarburi.

I “figli d’arte”: “Nicoletti punto di riferimento criminale” – Per gli inquirenti a capo di una delle associazioni c’erano Antonio Nicoletti, figlio dell’ex esponente della Banda della Magliana, e Pasquale Lombardi, figura di riferimento nella zona di Aprilia, insieme a esponenti della criminalità organizzata campana. Sono accusati di aver curato gli interessi dei clan di camorra Mazzarella-D’Amico e delle cosche della ‘ndrangheta. A capo del secondo gruppo, collegato al primo, c’erano – sempre secondo le accuse – Vincenzo Senese, figlio di Michele, Salvatore D’Amico, detto o pirata” e Roberto Macori, che nelle carte dell’inchiesta viene considerato legato alla “destra eversiva romana, all’ombra di Massimo Carminati, è divenuto prima l’alter ego di Gennaro Mokbel, per poi legarsi a Michele Senese“. Il gip di Roma scrive che Nicoletti “godendo del potere criminale già ampiamente affermato dalle attività illecite e dalle cointeressenze mafiose del padre Enrico Nicoletti, rappresenta il punto di riferimento di dinamiche criminali qualificate sulla capitale”. Nelle carte dell’indagine c’è anche il testo di una conversazione intercettata dopo una rissa.”Ahò fermatevi questo è il figlio di Nicoletti gli ha detto. Gli hanno chiesto scusa se lo sono abbracciati”. Riguardo al figlio di Michele Senese, il giudice evidenza come funga ”anche da garanzia per gli investimenti delle ‘ndrine Morabito e Mancuso, e dal clan Rinaldi/Formicola nel commercio di idrocarburi. E’ presente agli incontri del vertice del sodalizio” dove ” vengono pianificate le illecite attività di interesse del sodalizio romano” .

“A Roma la politica è mafia” – L’inchiesta ha documentato anche le “opinioni” di alcuni degli indagati, che tratteggiano la situazione politico criminale nella Capitale. “Perché la politica là è la mafia, là se vai a Roma politici onorevoli tutti corrotti; perché è proprio la politica di Roma che è così”. Il dialogo , scrive il giudice, “sintetizza in maniera esaustiva l’essenza del sistema capitolino“. Un “sistema amalgamatosi nel tempo” degli interessi delle “associazioni di tipo mafioso che si muovono nell’area metropolitana capitolina. Roma – aggiunge il gip – storicamente rappresenta il punto di contatto tra imprenditori, politica e mafie“. In tal senso significativa è una ulteriore intercettazione in cui uno degli indagati non usa mezzi termini. “Faccio quello che mi pare. A Roma faccio proprio la carne di porco, faccio proprio lo schifo”, dice senza sapere di essere ascoltato dagli inquirenti.

Le carte – Nell’ordinanza di custodia cautelare si legge poi che “Daniele Muscariello è tra gli organizzatori della ‘politica’ economico-criminale dell’associazione, in quanto recluta gli imprenditori da assoggettare al sistema di riciclaggio e mantiene costanti rapporti con esponenti del mondo istituzionale e appartenenti alle forze dell’ordine“. Ha tra l’altro “favorito l’ingresso nel sodalizio romano di Salvatore D’Amico, inteso O’ pirata, esponente apicale del clan D’Amico/Mazzarella, così accrescendo la forza economica e militare della consorteria di appartenenza. Partecipa a numerosi incontri tra i vertici del sodalizio per affrontare le criticità emerse all’interno della centrale di riciclaggio”. Secondo gli investigatori è anche “responsabile di un arsenale di armi custodito nel territorio di Roma, messo a disposizione da Salvatore D’Amico, O Pirata, per garantire al sodalizio una efficace ed immediata azione di fuoco qualora necessaria. Pianifica con Salvatore Ventura un attentato nei confronti di Salvatore Pezzella e Stefano De Angelis, in quanto non avevano corrisposto al sodalizio i guadagni della attività di riciclaggio gestite sulla capitale con Alberto Coppola, evento non verificatosi per il decesso improvviso del Ventura il 28.09.2018. Si occupa con il Lombardi ed Antonio Nicoletti del mantenimento dei sodali detenuti”.

Ex calciatore indagato – Coinvolto nell’inchiesta anche Giorgio Bresciani, ex calciatore con un passato anche nel Bologna e nel Napoli in Serie A. Indagato per riciclaggio, il nome del giocatore è emerso dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia: “Tramite Daniele Muscariello – mette a verbale – incontravamo Pasquale, Roberto, il figlio di Senese, Alberto Viola, Coppola Alberto, Stefano De Angelis, Bresciani, Giovanni Festa (che veniva con Umberto D’Amico detto ‘o puorco ), Massimo con la barba (arrestato per un ‘evasione di 3 milioni di euro e altri). Daniele ha gli uffici a Roma. Salvatore Pezzella lavorava con l’IVA a Roma con Andrea Salsiccia e De Angelis e noi lo abbiamo bloccato a Napoli dicendo che doveva “favorire” anche noi. Così gli abbiamo affidato 100.000 euro e lui ha iniziato a restituirci 5000 euro a settimana. O meglio portava 105.000 euro, ma 100.000 venivano reinvestiti. Noi lo abbiamo minacciato che avremmo chiuso il bar del fratello Giovanni e la mamma e le sorelle sono venute da me dicendo che mi avrebbero denunciato e che avevano dei video che mi riprendevano. Io effettivamente ero andato al bar per chiuderlo. Poi ci siamo accordati con Salvatore perché aveva paura. Noi abbiamo così aperto con Salvatore Pezzella un altro canale per investire il denaro provento del traffico di droga. Salvatore Pezzella e Muscariello, che all’inizio lavoravano insieme, poi si erano bisticciati e siamo stati noi a farli riappacificare”.

Aggiornato da redazione il 10 luglio

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