Hamas non sarebbe quello che è senza i soldi del Qatar. La petromonarchia non solo ospita a Doha i vertici politici dell’organizzazione islamista responsabile del massacro del 7 ottobre in Israele, ma almeno dal 2018 finanzia il governo di Hamas a Gaza con milioni di dollari.

Ma se anche di Benjamin Netanyahu fosse legato ai soldi del Qatar? È la domanda che aleggia sullo sfondo della crisi in Medio Oriente e che è stata sollevata chiaramente da una fuga di documenti riservati delle autorità qatarine e della Giordania, su cui oggi sono emerse nuove informazioni.

La giornalista Giulia Bosetti ha indagato su questo scandalo con un’inchiesta video trasmessa da Spotlight di RaiNews24, intervistando alti funzionari dell’intelligence israeliana e americana, esperti antiriclaggio europei e giordani, cercando di tirare il filo degli oscuri interessi politici che ha collegato Tel Aviv e Doha durante l’ascesa politica di Netanyahu, e oggi appare come una delle cause profonde del 7 ottobre e della devastante operazione militare di risposta israeliana, in corso da 9 mesi da nove mesi nella striscia con oltre 38 mila morti.

La strategia fallita di Bibi per “comprare tranquillità” – È noto che nel 2018 il governo Netanyahu ha consentito, dopo lunghi mesi di negoziati mediati dagli Stati Uniti, che il Qatar iniziasse a effettuare pagamenti mensili alle autorità islamiste che governavano Gaza dopo che l’Autorità nazionale palestinese (che governa la Cisgiordania occupata) aveva tagliato gli stipendi dei dipendenti pubblici della Striscia nel 2017. Doha ha inviato circa 15 milioni di dollari in contanti, in valigette che hanno passato i controllatissimi confini tra Israele e Gaza, al valico di Erez, con l’assenso del governo di Tel Aviv, che aveva approvato l’iniziativa durante un gabinetto di guerra. Netanyahu allora difese l’iniziativa dalla critiche degli altri partiti israeliani dicendo che l’accordo serviva a “riportare la calma nei villaggi (israeliani) del sud, ma anche per prevenire un disastro umanitario a Gaza”. Un modo per “comprare la tranquillità” della regione, insomma.

Finanziamenti diretti a Netanyahu? – Una serie di documenti interni del Qatar, però, sembrano raccontare un’altra storia. I file provengono da un’operazione di intelligence dei servizi segreti degli Emirati Arabi Uniti, vicini e avversari del Qatar, che l’anno scorso hanno diffuso online attraverso un gruppo hacker chiamato “Progetto Raven” (“corvo”) decine di documenti relativi al Qatar che parlavano di finanziamenti di Doha a personalità politiche e militari di tutto il mondo. Tra queste c’è anche Netanyahu. La settimana scorsa il centro di ricerca israeliano Middle East Media Research Institute (Memri) ha pubblicato una seconda serie di file, finora inedita, che farebbero emergere non solo la volontà di Doha di finanziare non solo Hamas, ma anche la campagna elettorale di Benjamin Netanyahu.

Secondo i documenti, ottenuti anche da Giulia Bosetti, questi trasferimenti sarebbero avvenuti almeno due volte in 12 anni e ammonterebbero a circa di 50 milioni.

“Diamo a Netanyahu 50 milioni” – I nuovi documenti comprendono una lettera classificata come “top secret” del 2012 che sembra firmata dall’allora primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar, lo sceicco Hamad bin Jassim Al Thani, e indirizzata al ministro dell’Economia del Qatar, in cui dice che l’emiro Hamad bin Khalifa Al Thani avrebbe deciso di inviare di trasferire una sovvenzione di 50 milioni di dollari a Netanyahu, e una seconda lettera dello stesso anno in cui Kamal afferma che il denaro è stato trasferito a Netanyahu in contanti per mezzo del Servizio di sicurezza statale del Qatar. Giulia Bosetti ha ottenuto i documenti in esclusiva da uno dei maggiori conoscitori del progetto Raven, Marc Eichinger, ex agente dell’intelligence francese: “La polizia finanziaria giordana fa un rapporto completo e collega il pagamento ad Hamas e a Netanyahu attraverso la ong e c’è la lettera del ministro del Qatar che dice che siccome il trasferimento è stato bloccato, verrà effettuato in contanti”.

La lettera vista da Giulia Bosetti spiega che il Qatar aveva inizialmente tentato di trasferire i soldi attraverso un bonifico bancario da una banca della Giordania a beneficio di una ong israeliana (che risulta essere fittizia), ma che l’operazione non era andata a buon fine perché era stata bloccata dalle autorità antiriciclaggio di Amman, segnalata come operazione sospetta. Nell’inchiesta di RaiNews24, un giudice della corte di sicurezza di Stato giordana conferma a Bosetti che il suo ufficio ha gestito quella segnalazione, mentre una l’allora direttrice della sezione antiriclaggio di Amman smentisce l’autenticità del documento ottenuto dalla giornalista.

Il Memri aveva pubblicato una prima serie di documenti provenienti dal Progetto Raven già a dicembre, risalenti al 2012 e al 2018. Si trattava di corrispondenze tra alti funzionari del governo del Qatar, tra cui il primo ministro Hamed bin Jassem Al Thani e il ministro delle Finanze Yousef Hussein Kamal, che ordinavano e presumibilmente confermavano il trasferimento di decine di milioni di dollari a Netanyahu e Avigdor Lieberman nell’ambito delle loro campagne elettorali.

I media israeliani, e in particolare il Jerusalem Post, hanno ripreso l’inchiesta sottolineando che manca la “pistola fumante” che prova il finanziamento diretto dal Qatar a Netanyahu, ma come sottolinea Eichinger nell’inchiesta di Bosetti, ci sono ancora molti altri documenti da scoprire.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Elezioni Francia, spero che presto si possa gridare che anche l’Italia s’è desta

next
Articolo Successivo

Francia, aperta un’indagine per finanziamenti illeciti al partito di Marine Le Pen: focus sui fondi per le Presidenziali 2022

next