Un’asta dei diritti tv semi deserta, il campionato che a poco più di un mese dall’inizio della stagione non sa ancora dove trasmetterà le proprie partite e i club con l’acqua alla gola, quasi a rischio fallimento. Suona familiare, perché è uno scenario a cui tante volte abbiamo assistito in Italia, ma che ora riguarda la Francia: la Ligue 1 si ritrova senza un’emittente ufficiale e rischia davvero di saltare. E anche la nostra Serie B non se la passa troppo meglio, a dimostrazione della grande crisi dei diritti tv del pallone. In Francia la situazione ormai è critica, quasi al punto di non ritorno. Del resto, la Ligue 1 sono anni che ha grossi problemi. In particolare dal 2018, quando il contratto siglato con MediaPro sembrava promettere un futuro radioso e in realtà si rivelò un bidone colossale: gli spagnoli si erano aggiudicati il torneo per 800 milioni a stagione, che sommati agli altri partner avrebbe sfondato il miliardo, sancendo uno storico sorpasso sulla Serie A. In realtà quell’offerta faraonica era priva di reali garanzie (quelle che ad esempio ha sempre preteso la nostra Lega calcio), e quando nel 2020 l’azienda ha smesso di pagare, la Ligue 1 è stata costretta ad interrompere il contratto e riassegnare le partite ad Amazon, incassando meno soldi (solo 250 milioni) e facendo infuriare Canal+, storico partner del calcio francese.

I problemi di oggi nascono in parte da lì, perché il disastro del precedente triennio ha condizionato l’asta attuale. Amazon ha avuto un pessimo ritorno e si è chiamata fuori. Mediapro ovviamente è scomparsa. La stessa Canal+, per ripicca (come sostiene la Lega) o semplicemente perché ha investito sulla nuova super Champions League, non è interessata. Rimane la solita Dazn, che però ha messo sul piatto la miseria di 375 milioni l’anno. I club ne volevano 800. L’alternativa è il famoso “canale della Lega”, ultima spiaggia che mai nessuno ha il coraggio di lanciare perché prevede un rischio d’impresa non indifferente. È chiaro che a un mese dall’inizio del campionato la situazione è drammatica, tanto che ormai non si esclude nemmeno una partenza al buio, per non cedere alle offerte al ribasso, con conseguenze però imprevedibili. L’Equipe ha parlato di 8 squadre a rischio fallimento e non sembra un’esagerazione: come tutti sanno il carrozzone di qualsiasi campionato si regge sui proventi dei diritti tv, senza si pone proprio un problema materiale di liquidità per tanti club, specie quelli che non hanno una proprietà solida alle spalle.

La vicenda specifica della Francia è la conferma di un fenomeno generale, quello della crisi dei diritti tv del pallone. La bolla è scoppiata da tempo: l’idea che i diritti tv fossero destinati ad aumentare in eterno si è rivelata un’illusione, anzi, ormai siamo in piena fase recessiva e anche mantenere i livelli del passato è una conquista. Questo per colpa di un mercato asfittico un po’ ovunque: le vecchie pay-tv sono in declino, l’ingresso di OTT e Telco si è rivelato deludente, perché nessuno riesce davvero a guadagnare coi diritti tv del pallone, che costano tantissimo e non garantiscono un rientro certo. Se a ciò aggiungiamo che le competizioni internazionali drenano sempre più risorse da quelle nazionali (Canal+ in Francia, come del resto Sky in Italia, hanno offerto poco o proprio nulla perché hanno già investito sulla nuova Champions), il quadro è completo. E preoccupante. Lo dimostrano anche le difficoltà della nostra Serie B, che si ritrova nel suo piccolo in una condizione simile alla Ligue 1, dopo l’uscita di scena di Helbiz, Sky e Dazn che offrono al ribasso e un secondo bando al momento ancora deserto: la Lega non vuole cedere ma il tempo passa e ormai i presidenti danno per scontato che avranno a disposizione meno risorse. Da capire quanto, però. Col senno di poi, quei 900 milioni strappati dalla Serie A, pochi maledetti e subito, non sembrano un affare così malvagio. Purché Dazn si confermi fino al 2029 il partner affidabile di cui il calcio italiano ha bisogno.

X: @lVendemiale

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