Economia & Lobby

Cala di 48 miliardi la “fattura energetica” italiana nel 2023. Con le auto elettriche quasi 4 miliardi in meno dalle accise nel 2030

La fattura energetica italiana nel 2023 è stata pari a 66,5 miliardi di euro, quasi 48 miliardi in meno (43%) rispetto ai 114,4 del 2022 che è stato il picco storico (a causa delle stratosferiche quotazioni raggiunte dal gas, ndr). I dati sono stati illustrati da Gianni Murano, presidente Unem (l’ex unione petrolifera italiana) nel […]

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La fattura energetica italiana nel 2023 è stata pari a 66,5 miliardi di euro, quasi 48 miliardi in meno (43%) rispetto ai 114,4 del 2022 che è stato il picco storico (a causa delle stratosferiche quotazioni raggiunte dal gas, ndr). I dati sono stati illustrati da Gianni Murano, presidente Unem (l’ex unione petrolifera italiana) nel corso dell’assemblea annuale dell’associazione delle compagnie petrolifere italiane. Murano precisa che “ha pesato la decisa flessione della componente gas passata da 62 a 28,3 miliardi di euro“. Più contenuta anche la fattura petrolifera, per l’acquisto dell’idrocarburo dall’estero abbiamo pagato 28,1 miliardi di euro, circa 4,5 miliardi in meno sui 32,5 del 2022 . Per l’anno in corso la fattura energetica si stima intorno ai 56 miliardi, cioè 10 miliardi in meno del 2023 quasi interamente dovuti alla componente gas.

Il presidente dell’Unem segnala che nel 2023 in Italia c’è stata “una ulteriore flessione nella domanda di energia, determinata sia da fattori economici, come il calo della produzione industriale (-2,9%), sia da miglioramenti di efficienza e da motivi climatici. Complessivamente i consumi energetici sono stati pari a 145 Mtep (-4% rispetto al 2022), valore non molto distante dai livelli del 2020″, con il petrolio che “è tornato ad essere la prima fonte di energia con un peso sul totale di oltre il 37%, scavalcando il gas naturale che ha mostrato un ulteriore calo di oltre il 10%”.

Secondo Murano i consumi petroliferi “sono destinati a diminuire, ma a crescere sarà la componente rinnovabile che, in base all’attuale normativa comunitaria, al 2030 nei trasporti dovrà arrivare al 29%”. Una tendenza che vale forse per Italia ed Europa ma che non si riscontra a livello globale. Un recente studio dell’Energy Institute ha evidenziato come il consumo di petrolio abbia superato per la prima volta i 100 milioni di barili mentre nel 2023 e non mostra segnali di imminente diminuzione.

Unem stima “un parco auto elettriche in Italia di 4 milioni al 2030 per cui verrebbe a mancare un milione di tonnellate di carburanti e circa 3,8 miliardi in meno di introiti dalle accise. Il governo dovrà far quadrare i conti e la scelta sarà quindi politica“. Sull’attuale rete di distributori di benzina e gasolio Murano rimarca come “Il modello impostato non funziona, il prezzo dei carburanti nelle aree di servizio in autostrada non è competitivo, quindi bisogna ripensare il modello. Servono regole chiare che devono vedere coinvolti anche ministero e autorità dei trasporti”.

Presente all’assemblea il ministro il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto che aprendo l’evento ha affermato che “Lo stop ai motori endotermici previsto dal regolamento sulla riduzione delle emissioni di Co2 per le nuove autovetture e furgoni non convince. Rischiamo di penalizzare il settore automotive che è essenziale per l’industria italiana ed europea”. La parola chiave per la transizione è “innovazione”, ha aggiunto. “La corsa e le prospettive di crescita di altre tecnologie come biocarburanti e idrogeno ci spingono a dire che sono soluzioni da affiancare alle auto elettriche per centrare il target di abbattimento delle emissioni”. Gli fa eco il presidente di Confindustria Emanuele Orsini: “Noi non siamo contrari alle auto elettriche. Bisogna però tenere ben presente che ci sono tre questioni: i costi dell’elettrico sono più alti, le infrastrutture e il fatto che le persone se la possano permettere. Sul tema del 2035 come stop al motore endotermico, noi faremo una battaglia“.