Per un pugno di dollari avrà un remake. Sì, potete cominciare a oliare le pistole rimaste nella credenza. Ma il supplizio di un ritocco, di un maquillage, di un aggiornamento al film che lanciò Sergio Leone e Clint Eastwood, e nondimeno aprì il filone degli “spaghetti-western”, è confermato dai produttori, tra i quali diversi italiani che hanno fatto fortuna ad Hollywood. Secondo Deadline, che ha lanciato la notizia, a produrre il remake di Per un pugno di dollari sarà la Euro Gang Entertaiment, la società fondata da Gianni Nunnari (300) e Simon Horsman, insieme al produttore italiano Enzo Sisti della FPC e alla Jolly Film. La società di produzione che nel 1964 racimolò a fatica il budget per il film di Leone girato prima in interni a Cinecittà e poi rocambolescamente in Almeria, tra un Eastwood che stava scappando a gambe levate, stipendi che non venivano saldati e un umore generale tra membri della troupe non proprio idilliaco.
Per un pugno di dollari è innanzitutto il terzo film più visto nella storia del cinema italiano con 14 milioni 797mila e rotti spettatori, dietro solo a Ultimo tango a Parigi e Guerra e pace, appena davanti a …continuavano a chiamarlo Trinità. Ed è, inoltre, il primo capitolo della trilogia western firmata Leone, che vede seguire Per qualche dollaro in più nel 1965. quinto film più visto nella storia del cinema italiano (Leone ed Eastwood nella foto sul set), e Il buono, il brutto e il cattivo nel 1966 (tredicesimo film più visto).
Molti ricorderanno l’arrivo del pistolero errante (Clint Eastwood) nella cittadina impolverata di San Miguel dove due famiglie – i Baxter e i Rojo. – rivaleggiano tra pistolettate, sangue e cadaveri. Fino a quando l’ultimo duello sarà tra Joe il pistolero e Ramon Rojo (Gian Maria Volontè) e dove Joe ribalterà il celebre assunto detto da Ramon nel saloon a inizio film: “quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, l’uomo con la pistola è un uomo morto”. Per un pugno di dollari è esso stesso una sorta di remake di La sfida del samurai di Akira Kurosawa, film che negli anni almeno tre importanti registi (Enzo Barboni/E.B.Clucher, Tonino Valerii e Sergio Corbucci) dissero di averne suggerito a Leone la visione a Roma.
Fatto sta che Per un pugno di dollari ne è come struttura narrativa (e persino in decine di inquadrature) una copia, ma è Leone con un cast tecnico e un’inventiva dalle solide basi teoriche (addirittura marxiste) e renderlo qualcosa di unico. Peraltro questa naiveté rispetto ai cliché del genere western Leone la faceva risalire, come afferma in un’intervista raccolta nel libro La devolution Sergio Leone (La table ronde), alla suggestione di vedere nel protagonista del film una sorta di Arlecchino servo di due padroni di Goldoni. Non c’è qui lo spazio per ricordare la rocambolesca e magica composizione del cast tecnico. Basti solo pensare alla casualità con cui sale a bordo l’architetto Carlo Simi come scenografo dopo aver disegnato un bozzetto dell’interno di una ricca casa messicana ad un Leone incontrato casualmente in un ufficio della Jolly o la prima altisonante colonna sonora composta da Ennio Morricone dopo aver scoperto di aver fatto le elementari con Leone e sottolineando molte sfumature ironiche dei personaggi nel film con l’uso del fischio di Alessandro Alessandroni. Il miracolo vero è che tra la polvere del set spagnolo nasce letteralmente il mito di Clint Eastwood.
Ultimo dopo una serie di rifiuti celebri (Henry Fonda, Charles Bronson, Richard Harrison e Cliff Robertson), Eastwood accetta 15mila dollari di cachet (150mila euro di oggi), ma la scelta di andare a girare un western in Europa, come scrive malignamente Marc Eliot nella biografia di Eastwood – Un ribelle americano – è più che altro di fuggire per qualche tempo dalla compagna di allora Roxanne Tunis che era incinta di Kimber concepita con Eastwood ma la cui esistenza rimase segreta fino al 1989. Dalla trasferta prima a Roma poi a Madrid Eastwood però scopre e ricopre un personaggio, quello del cowboy con poncho e cigarillo, che riprenderà ancora negli altri due film della trilogia del dollaro (un quarto lo rifiuterà categoricamente) diventando famoso in ogni angolo del mondo (in Italia doppiato magistralmente da Enrico Maria Salerno), nonché proprio da Leone imparerà parecchi elementi pratici ed estetici di regia che sfrutterà ampiamente nei suoi grandi film da regista.
Il film venne infine acquistato dal distributore americano United Artists per una grossa cifra, ma la produzione, vista la cautela di dover mostrare un western europeo agli americani, decise che Leone&co. avrebbero dovuto assumere dei nomi statunitensi: Leone diventò Bob Robertson, Morricone tal Don Savio e il grande Volontè tal John Wells. Del remake però non sono ancora noti i dettagli, anche se probabilmente verrà girato in inglese (l’originale venne girato in tre lingue: italiano, spagnolo e inglese). Va anche ricordato che quattro anni fa venne segnalato che era in lavorazione una serie ideata da Mark Gordon tratta da Per un pugno di dollari. Serie che poi non si è mai concretizzata.