“Dissenso e protesta pacifica criminalizzati in tutta Europa”: la denuncia di Amnesty. Cucchi: “Ddl Sicurezza spaventoso, segnali da regime”
Criminalizzazione del dissenso e della protesta pacifica, leggi repressive, uso eccessivo o non necessario della forza, arresti e procedimenti arbitrari, restrizioni ingiustificate o discriminatorie. E anche l’uso crescente di tecnologie di sorveglianza invasive, che portano a una sistematica erosione del diritto di protestare. Questo è il quadro emerso da un nuovo rapporto curato da Amnesty International, presentato in Senato nel corso di una conferenza stampa, insieme alla senatrice di Avs, Ilaria Cucchi.
Il rapporto, intitolato “Poco tutelato e troppo ostacolato: lo stato del diritto di protesta in 21 stati europei“, mostra come in tutta Europa il diritto di manifestare pacificamente sia sotto attacco “poiché le autorità statali stigmatizzano, criminalizzano e reprimono sempre più le persone che manifestano in modo pacifico imponendo restrizioni ingiustificate e punitive e ricorrendo a mezzi sempre più repressivi per soffocare il dissenso”, si spiega. Nel testo si sottolinea anche come dall’ottobre 2023 molti stati europei abbiano risposto alle assemblee pacifiche a sostegno del popolo palestinese attraverso l’uso di restrizioni discriminatorie, tra cui divieti preventivi di protestare, la messa al bando di alcuni canti, bandiere, kefiah e altri simboli, l’uso eccessivo o non necessario della forza, la dispersione e la detenzione arbitraria di manifestanti pacifici. Allo stesso modo si evidenzia nel rapporto anche una condizione generale di impunità, in caso di violazioni dei diritti umani nel corso di azioni commesse dalla polizia in numerosi paesi, tra cui Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Serbia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia e Regno Unito.
Amnesty International ha svolto la sua ricerca sulle normative giuridiche e sulle politiche connesse che regolano il diritto di protesta pacifica in 21 paesi europei. Ovvero, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Serbia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Ungheria, Regno Unito e Turchia.
In merito all’Italia, l’allarme è
lanciato sul ddl Sicurezza, attualmente in discussione alla Camera. “L’articolo 11 andrebbe a incidere sul trattamento dei cosiddetti “
blocchi stradali”, utilizzati soprattutto dagli
attivisti climatici, come strumento di disobbedienza civile pacifica. Il blocco stradale con il proprio corpo, che attualmente costituisce un illecito amministrativo, diverrebbe un delitto e verrebbe punito con reclusione da sei mesi a due anni qualora effettuato da più persone”, è la denuncia di Amnesty. “Si tratta di
segnali da regime, stiamo andando verso una pessima deriva”, ha attaccato Cucchi.