L’ufficio di ri-collocamento di Stefano Lo Russo ha piazzato un altro ex eletto del Pd a capo di una società del Comune di Torino. Dopo la serie di nomine fatte tra il 2022 e il 2023, quelle di sette politici Pd, due dei Moderati e una di Sel, giovedì ne è arrivata un’altra: è quella di Stefano Lepri, parlamentare dal 2013 al 2022 (prima senatore, poi deputato), nuovo presidente della Società di riscossione della Città, la Soris. Il sindaco dem ha comunicato la sua scelta giovedì al consiglio comunale. Il primo a contestare questa nuova nomina è stato il capogruppo M5s Andrea Russi: “Il sindaco continua, imperterrito, a piazzare politici trombati del Pd in tutte le partecipate della città, trasformate nell’ufficio collocamento per soli iscritti al partito – afferma – Un vero e proprio schiaffo alla meritocrazia: Lo Russo per l’ennesima volta non nomina in base alle competenze e al merito ma in base all’appartenenza politica. A meno che qualcuno non consideri un merito averlo sostenuto (anche finanziariamente) nella sua corsa a sindaco”. Russi affonda la lama e nota anche che “nelle ultime settimane si è dibattuto della mancanza, a Torino, di una classe dirigente all’altezza. Questo sistema chiuso e non meritocratico di nomine ai vertici delle partecipate è assolutamente emblematico”.
A distanza, Lepri replica dichiarando a La Stampa di venerdì di aver i titoli per presiedere la società, una laurea in Economia con voto finale di 108/110. Per il resto, dal 2001 la sua attività è stata in politica, con un cursus honorum che parte dai banchi del consiglio comunale, poi quelli del consiglio regionale, fino agli scranni del Parlamento. Basterà a fare l’amministratore di una società che deve riscuotere tasse e multe ai torinesi? Per le opposizioni no. Oltre ai Cinque Stelle, infatti, contestano la scelta anche i rappresentanti del centrodestra: “Il sindaco dovrebbe cambiare mestiere ed essere messo a gestire i centri per l’impiego – commenta Marco Fontana, coordinatore cittadino di Forza Italia – Come ha ricollocato lui i suoi sodali in questo mandato da sindaco nessuno mai. Intanto paga pantalone”.
La nomina di Lepri si aggiunge quindi a un filone. Nel marzo 2022 aveva nominato Luca Cassiani, ex consigliere comunale e regionale, tra i suoi più fedeli sostenitori, alla guida di Fct Holding, la finanziaria del Comune. Nel giugno dell’anno successivo il sindaco di Torino aveva chiamato l’ex assessore al Commercio della giunta guidata da Sergio Chiamparino ed ex segretario cittadino dei dem, Alessandro Altamura, quale componente nel consiglio d’amministrazione del Centro agro-alimentare Torino (Caat), il mercato ortofrutticolo all’ingrosso. Poche settimane prima aveva nominato il suo ex collega di giunta nell’amministrazione Fassino, Enzo Lavolta, come consigliere della Società metropolitana delle acque di Torino (Smat), che gestisce l’acquedotto. L’ex parlamentare ed ex presidente della Circoscrizione 5 Paola Bragantini è stata chiamata a presiedere l’Amiat, l’azienda che si occupa della raccolta rifiuti. Nella stessa società ha trovato posto come consigliere un altro politico dem locale, Francesco Daniele. Gioacchino Cuntrò, tesoriere del Pd torinese, è stato affidato l’incarico di presidente del Cda delle Farmacie comunali, mentre Michele Paolino, ex presidente della circoscrizione 3 ed ex capogruppo Pd in consiglio comunale, è diventato consigliere del Gruppo Trasporti Torino (Gtt).
A ilfattoquotidiano.it, un anno fa, molti mettevano in evidenza che per svolgere questi incarichi bisogna avere un rapporto di fiducia con il sindaco e conoscere la macchina amministrativa. “Per le nomine, esiste una sezione sul sito del comune dove chiunque può avanzare la propria candidatura caricando il proprio CV. Tuttavia, è evidente che senza una tessera del Pd le possibilità di essere nominati sono prossime a zero – replica Russi – Sarebbe più onesto indicare chiaramente sul sito che l’appartenenza al Pd è un requisito fondamentale”. Il capogruppo del M5s, di recente, ha anche presentato una proposta di deliberazione per modificare il regolamento delle nomine per impedire la nomina di quanti “abbiano elargito contributi in denaro superiori a euro 500 o prestazioni o altre forme di sostegno di valore equivalente in favore del candidato alla carica di sindaco o di partiti o movimenti politici che lo sostengono nonché a fondazioni ad esso riconducibili”. È il caso, ad esempio, dello stesso Cassiani, che ha stanziato 1.490 euro per sostenere la campagna elettorale di Lo Russo nel 2021. Tuttavia, lo scorso 21 giugno, i tecnici del Comune hanno bocciato la proposta di Russi perché limiterebbe la libertà di manifestazione del pensiero e la libertà di accesso in condizioni di eguaglianza alle cariche pubbliche.