La Corte d’Assise d’Appello di Ancona ha condannato all’ergastolo la 52enne Arianna Orazi e a 27 anni di carcere suo figlio, il 24enne Enea Simonetti, per l’omicidio premeditato pluriaggravato di Rosina Carsetti, 78 anni, madre di Arianna e nonna di Enea, strangolata nella villetta di famiglia a Montecassiano (Macerata) alla vigilia di Natale 2020. La sentenza ha ribaltato le assoluzioni pronunciate in primo grado dalla Corte d’Assise di Macerata nei confronti di Enea, Arianna e del padre di quest’ultima Enrico Orazi, marito di Rosina: gli ultimi due erano stati condannati a due anni ciascuno solo per simulazione di reato. A Orazi senior i giudici d’Appello hanno inflitto quattro anni e sei mesi per maltrattamenti nei confronti della donna uccisa.
Secondo l’accusa, sostenuta dal procuratore generale Roberto Rossi, la signora Carsetti venne spogliata gradualmente dei suoi beni e poi uccisa per essersi ribellata al clima di vessazioni creato dalla sua famiglia. Nell’ultima udienza, Enrico Orazi si era clamorosamente attribuito la responsabilità per il delitto – forse nel tentativo di scagionare la figlia e il nipote, contando su un’assoluzione diventata per lui definitiva – affermando di essere stato “maltrattato” e “usato come un bancomat” dalla moglie. L’accusa e la Corte, presieduta da Giovanni Terrè, non gli hanno creduto: gli atti del processo sono stati trasmessi alla Procura per valutare la sussistenza del reato di autocalunnia.
Il delitto si consumò il 24 dicembre 2020 in piena emergenza Covid. Inizialmente i tre imputati simularono una rapina terminata nell’aggressione con strangolamento della 78enne, che qualche giorno prima si era rivolta ad un centro anti-violenza: la donna lamentava di essere vessata in casa anche per questioni economiche. L’accusa ha sempre sostenuto che non si fosse trattato di un omicidio estemporaneo ma pianificato, ricostruzione che ora ha trovato l’avallo della Corte d’Assise d’Appello. Entro tre mesi verrà depositata la motivazione del verdetto, contro cui le difese potranno ricorrere in Cassazione.