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Shiva, il trapper condannato a sei anni e mezzo di carcere per tentato omicidio

Dopo la scarcerazione a febbraio, al trapper Shiva è stata notificata la sentenza del Tribunale di Milano. Ma i legali precisano: "il ragazzo è consapevole della propria innocenza. Presenteremo ricorso"

di F. Q.
Shiva, il trapper condannato a sei anni e mezzo di carcere per tentato omicidio

Il trapper Andrea Arrigoni, in arte Shiva, è stato condannato a 6 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione per il tentato duplice omicidio dello scorso 11 luglio 2023, quando due fighter di MMA, Alessandro Maria Rossi (25 anni) e Walter Pugliesi (30 anni), sono stati feriti da quattro colpi di pistola all’esterno dello studio di registrazione del cantante a Settimo Milanese. Lo ha stabilito il Tribunale di Milano. Secondo le ricostruzioni, i due lottatori avrebbero cercato di tendere un agguato al trapper meneghino nell’ambito di una “faida tra rapper”.

I giudici dell’ottava sezione penale del Tribunale di Milano non gli hanno riconosciuto le attenuanti generiche e della provocazione, ma solo quella relativa al risarcimento del danno nei confronti dei due presunti aggressori. Nel corso del processo, il trapper è stato dichiarato colpevole dei tre capi di imputazione: tentato duplice omicidio aggravato, porto e detenzione abusiva di arma comune da sparo e la ricettazione della pistola, la quale non è mai stata trovata. Il processo è stato celebrato a porte chiuse e con rito abbreviato, mentre le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni. Secondo Ansa, lo stesso Shiva avrebbe comunicato ai giudici di non aver voluto uccidere i rivali e di essere “una persona diversa e più responsabile”.

Arrestato lo scorso ottobre, Shiva si trova attualmente ai domiciliari dopo la scarcerazione, avvenuta a febbraio. I legali del cantante, Daniele Barelli e Marco Campora, avevano chiesto l’assoluzione, precisando che Arrigoni “non avrebbe fatto altro che difendersi” dai rivali. Per questo motivo, hanno già annunciato la volontà di presentare ricorso.

“Rispettiamo, come sempre, la sentenza – afferma Barelli -, ma siamo convinti di tutto quello che abbiamo sostenuto fin dall’inizio e ci aspettiamo risposte”. Il trapper milanese continuerà, dunque, a scontare la sua condanna ai domiciliari, in attesa dei successivi gradi di giudizio. “È un ragazzo forte e coraggioso – affermano i legali – consapevole della propria innocenza e convinto di riuscire a dimostrare la propria estraneità dal delitto di tentato omicidio. Ha apprezzato che l’opinione pubblica ha capito”. “Abbiamo sempre sostenuto che non sussiste affatto il delitto di tentato omicidio, abbiamo dimostrato con una consulenza balistica che tutti i colpi sono stati sparati verso il basso. Impugneremo la sentenza, consapevoli che i giudici di grado superiore potranno avere una visione diversa e derubricare il reato”, conclude Campora.

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