Si moltiplicano gli episodi di interposizione improvvisa e pericolosa tra le operazioni di soccorso in acque internazionali del Mediterraneo ad opera di organizzazioni non governative e uomini provenienti dalle milizie libiche che compongono la cosiddetta “guardia costiera” del governo di Tripoli. A farne le spese, ieri mattina, 87 naufraghi alla deriva su un gommone in panne, che per evitare di essere ricondotti e respinti collettivamente nei campi di detenzione in Libia si sono gettati in mare.
L’operazione di soccorso che era già stata avviata dalle squadre della Geo Barents di Medici senza frontiere è stata così fortemente ostacolata e la presenza dei libici, che poche settimane fa hanno minacciato e attaccato direttamente gli operatori umanitari, ha messo in pericolo la sicurezza delle persone soccorse.
A diffondere il video, nel quale si vede l’arrivo di un imbarcazione della milizia dello Stability Support Apparatus (SSA), fedele a Tripoli, sono gli stessi soccorritori: “Per denunciare per l’ennesima volta manovre inaccettabili che mettono a repentaglio la vita delle persone” spiegano in una nota Medici senza frontiere.
Come fatto in occasione dello sbarco di 165 superstiti che avevano assistito al recupero in mare delle salme irriconoscibili di 11 vittime di un naufragio avvenuto qualche ora prima MSF torna a denunciare la complicità diretta del governo italiano, che fornisce “mezzi e risorse alla cosiddetta Guardia Costiera libica” e delle politiche di “chiusura ed esternalizzazione delle frontiere” dell’Unione Europea. “All’arrivo dei libici – si legge nella nota dell’organizzazione non governativa – molti dei sopravvissuti a bordo del gommone si sono buttati in acqua. In seguito hanno detto alle nostre équipe che preferivano morire in mare piuttosto che essere riportati nel luogo da cui stavano fuggendo”.
Al termine dell’operazione, conclusa nonostante il tentativo di respingimento illegale effettuato dai libici, i soccorritori di Medici senza frontiere sono riuscite a salvare tutti, con il supporto aereo di Sea Watch. Ora le 87 persone, tra cui molti bambini e neonati, sono tutte al sicuro a bordo della Geo Barents, in attesa di sapere quale allungamento della rotta li aspetta in base al decreto che impone alle Ong di effettuare gli sbarchi in luoghi estremamente distanti dall’area di soccorso.
Intanto alla Life Support di Emergency, che ieri ha soccorso 74 persone in acque internazionali, è stato assegnato per lo sbarco il porto di Civitavecchia.
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