Non cambia nulla. La solita “solfa”. Questo termine l’ho usato nella conferenza stampa di presentazione dell’Invalsi riservata solo ai giornalisti che possono fare domande a tutti ma non ai politici per i quali (furbescamente) l’istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione organizza l’indomani un incontro in pompa magna a Montecitorio, con tanto di ministro al quale non si possono porre interrogativi. Un “bel giochino” di comunicazione un po’ putiniano.

Quella “solfa” ha colpito la professoressa Rosa Maria Viganò, vice presidente dell’Invalsi tanto da citare il sostantivo dialettale padano, nella sala della Regina della Camera, chiaramente criticandolo: “Mi tolgo un sassolino. Non è la solita solfa come dice qualche giornalista ma grazie a questi dati ci accorgiamo di ciò che accade nel nostro Paese”. Peccato che per fare questa operazione spendiamo ben 4,6 milioni di euro che potrebbero essere investiti proprio per colmare quelle lacune che da anni vengono evidenziate sempre uguali dall’Invalsi.

La professoressa Viganò forse non nota ciò che gli stessi dati affermano ogni anno: fin dalla primaria dal 2022 continua a diminuire la quota di alunni che raggiungono almeno la fascia base in italiano e matematica. Il Sud piange: i divari territoriali rimangono molto ampi. In alcune regioni del Mezzogiorno si riscontra un maggior numero di studenti con livelli di risultato molto bassi: in particolare, solo il 48% dei ragazzi della macro-area Sud raggiunge almeno il livello accettabile in matematica e tale percentuale scende drammaticamente al 39% nel Sud e Isole.

Anzi una novità c’è. Chiedo scusa. Ora le cose iniziano ad andare male anche al Nord: l’Invalsi per la prima volta con dei grafici chiari ci mostra che per il Nord e il Centro c’è un progressivo peggioramento. Nel Nord Est e Ovest ogni anno, in italiano, si registra la perdita di un punto percentuale nei traguardi del livello base tanto da far dire all’Istituto romano che “si osserva un preoccupante calo”. Decremento che è di otto punti percentuali in meno rispetto al 2019.

Persino il presidente Roberto Ricci non è riuscito (stavolta con grande onestà intellettuale) a celare la apprensione per il Nord parlando di “preoccupante calo” e suonando il campanello d’allarme per i dati sulla matematica. E se avesse anche ragione la professoressa Viganò allora il prossimo anno dovremmo vedremo un’inversione di tendenza ma con un intervento mirato, specifico su ogni scuola.

Ma non è così. Il ministro di turno ha fatto gli annunci di turno già sentiti dagli inquilini di viale Trastevere del passato senza alcuna speranza. Faccio una proposta: il prossimo anno anziché somministrare i test Invalsi investiamo questi quattro milioni e 600 mila euro per la formazione alla didattica della matematica nelle scuole dove Invalsi ha rilevato dei deficit. Fermiamoci almeno un anno. Poi nel 2026, rifaremo la rilevazione. Forza Invalsi!

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