Si comincia al tramonto con il sole che si tuffa a mare in attesa immaginaria del raggio verde e si finisce con una costellazione di stelle, in cielo e nel piatto. Gli ospiti, metà di mille, da ogni dove, ma all’inizio dovevano essere solo 170 invitati, avevano un kit di sopravvivenza in sacchetto di canapa, composto da Neapolitan Viagra, un peperoncino rosso, un Neapolitan Advil, chicchi di caffè tostato, una t-shirt con scritta stampata Nisciuno c’accide (nessuno ci ammazza) che poi é stato il leitmotif del Grande Evento, cappellino e bracciale di perline da indossare anti-imbucamento. Gianluca Isaia, gli amici lo chiamano Corallino, per il suo iconografico occhiale color corallo, ha voluto come dress code un touch di coral/chic. Il menu’ gourmet era quello del L’Olivo (due stelle Michelin) con lo chef di rango Salvatore Elefante e con Franco Pepe, protagonista di Chef’s Table Pizza, celebre serie di Netflix, che ha fatto della pizza una vera e propria forma d’arte. Sarà per questo che dell’annunciata e strombazzata Crazy Pizza di Briatore sul lungomare all’ombra del Vesuvio ancora non si sente l’odore.
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Si passa dal lounge griffato Dior de Il Riccio, tra colli di giraffa e gazebi svolazzanti, alle terrazze del L’Osteria A-mare, dove le piante di limone sono sculture e i piatti di ceramica di Vietri richiamano i raggi del sole e le geometrie di Gio’ Ponti. La cura del dettaglio porta la firma del deluxury Capri Palace Jumeraih e il suo Direttore Generale, Ermano Zanini, sembra aver vinto la sua scommessa: quest’anno si porta Anacapri, più’ defilata, lontana dall’overturismo e dalla sberluccicante piazzetta che assomiglia sempre di più a una fiera paesana. Si cambia musica e ritmo, con lo scatenatissimo Matteo Borghi & band da Milano, in versione “Anema e’ Core” in trasferta, che ci fa sentire tutti figli delle stelle. Si balla “Luna Rossa” e la luna riflessa sull’acqua é un incanto. The day after, il party si sposta nella boutique/atelier Isaia di Via delle Botteghe per smaltire l’hangover con “trasfusioni “ di Bloody San Gennaro, una variante verace del bloody Mary.
Isaia é la quintessenza del fatto su misura. Nel senso che é rimasto uno dei pochissimi a difendere l’alta sartorialità made in sud. Nasce negli anni ’20 con un negozio di tessuti pregiati, oggi e’ un’azienda di 300 dipendenti affidata alla terza generazione. E Gianluca Isaia, presidente e negozi sparsi in mezzo mondo dalla Cina a Los Angeles, di vendere agli squali della finanza dalle fauci spalancate non ci pensa proprio. E lo slogan Nisciuno c’accide gli cade a pennello.