Scuola

Invalsi 2024: nessun segno di miglioramento dal Covid e per la prima volta peggiora anche il Nord. “La didattica non funziona”

Va male il Sud, ma per la prima volta anche al Nord cala, alla scuola secondaria, la percentuale degli studenti con risultati “almeno adeguati” in italiano e in matematica. Non solo. Dopo il Covid, a parte l’ultimo anno delle superiori, non ci sono segnali di miglioramento: fin dalla primaria dal 2022 continua a diminuire la quota di alunni che raggiungono almeno la fascia base nelle due discipline citate. E nel Sud e isole (Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna), alle medie, in matematica, solo quattro studenti su dieci riescono ad avere competenze di base. A lanciare l’allarme è l’Invalsi, istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione che l’11 luglio presenta alla Camera i dati della somministrazione dei test 2024 costata 4,6 milioni di euro (300mila euro in meno rispetto all’anno precedente).

Nemmeno il consueto ottimismo del presidente Roberto Ricci è riuscito a celare la preoccupazione degli stessi ricercatori: “Nelle regioni della macro-area del Meridione permane la forbice con il Settentrione, ma esistono divari territoriali rilevanti anche in quelle che definiamo le aree più “forti”, il Nord e il Centro. Andrebbero osservati i dati comune per comune. Nella nostra Scuola cambia molto essere inseriti in una classe o in un’altra anche in un paese, in una città del Nord”.

Cosa non va? Ricci non ha dubbi: “La didattica”. Tradotto per chi non pratica il linguaggio pedagogico, il modo di fare lezione, di stare in classe. Ma andiamo a vedere per ordine di scuola la situazione che emerge dal rapporto Invalsi 2024. Alle elementari vengono fatti i test di italiano e matematica in seconda e anche di inglese in quinta. Nelle prime due discipline, a sette anni, gli allievi che raggiungono almeno il livello base sono circa il 67% (in italiano erano il 69% nel 2023 e il 73% nel 2022): dati più bassi rispetto al 2021 e al 2019 e stabili dal 2022. Non va meglio in quinta dove a raggiungere il livello base in italiano sono circa il 75% (era il 74% nel 2023 e l’80% nel 2022) mentre in matematica sono circa il 68% (63% nel 2023 ; 66% nel 2022).

Buoni invece i dati sull’inglese dove sia nella prova di lettura che di ascolto si supera la cifra dell’86% di chi raggiunge il prescritto livello A1. “Già a partire dal ciclo primario – spiega Ricci – si evidenzia una considerevole differenza di opportunità di apprendimento in matematica che si riverbera anche sui gradi scolastici successivi e interamente a svantaggio delle regioni meridionali”.

Alle medie dove i test Invalsi vengono svolti al computer e sono un requisito necessario per accedere all’esame, come era avvenuto nel 2023, anche i risultati del 2024 confermano che si è fermato il calo in italiano e matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma purtroppo non si riscontra ancora un’inversione di tendenza.

Gli unici esiti positivi sono in inglese dove c’è un netto miglioramento. I divari territoriali rimangono molto ampi. In alcune regioni del Mezzogiorno si riscontra un maggior numero di studenti con livelli di risultato molto bassi: in particolare, solo il 48% dei ragazzi della macro-area Sud raggiunge almeno il livello accettabile in matematica e tale percentuale scende drammaticamente al 39% nel Sud e Isole.

“Questa fotografia – sottolinea il presidente – mette a forte rischio la presenza in futuro di ingegneri, fisici, chimici, medici nel nostro Paese”. Ed è qui che l’Invalsi per la prima volta con dei grafici molto espliciti suona il campanello d’allarme per il Nord e il Centro che mostrano un progressivo peggioramento. Nel Nord Est e Ovest ogni anno, in italiano, si registra la perdita di un punto percentuale nei traguardi del livello base tanto da far dire all’Istituto romano che “si osserva un preoccupante calo”. Decremento che è di otto punti percentuali in meno rispetto al 2019.

E alle superiori? Anche qui lo svolgimento delle prove dell’ultimo anno è requisito di ammissione all’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo d’istruzione. I dati lasciano qualche speranza perché evidenziano un leggero miglioramento rispetto agli anni passati in tutte le discipline osservate. In italiano il 56% degli studenti (+5 punti rispetto al 2023, +4 punti rispetto al 2022) raggiunge almeno il livello base e il divario massimo tra Nord e Sud scende dai 23 punti del 2023 ai 21 del 2024. In matematica si passa al 52% (dopo tre rilevazioni stabili al 50%) della quota di allievi che raggiungono almeno il livello 3.

Ma c’è un altro dato significato: quello sulla dispersione scolastica implicita ovvero i giovani che terminano la scuola senza avere le competenze di base attese. Sono le percentuali di cui va più fiero l’Invalsi. Nel 2019 si attestava al 7,5%, per salire al 9,8% nel 2021, forse anche a causa di lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza. Nel 2022 si era già osservata una leggera inversione di tendenza passando al 9,7% (-0,1 punti percentuali). Tale tendenza ha poi trovato conferma nel 2023 in cui la dispersione scolastica implicita si è attestata all’8,7%, quindi in ulteriore calo. Grazie al generalizzato miglioramento degli esiti delle prove dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado, nel 2024 la dispersione scolastica implicita è scesa scende al 6,6% e solo in due regioni italiane (Campania e Sardegna) rimane sopra il 10%. A livello nazionale, quindi, la dispersione scolastica implicita raggiunge il valore più basso da quando è iniziata la sua rilevazione (2019).