Ha camminato sospeso nel vuoto. Un puntino piccolissimo, immerso nel blu del mare, nell’azzurro del cielo. Sfumature che parevano lì solo per esaltare l’immenso sforzo dell’uomo contro i limiti della natura. Si può camminare su un filo appeso ad oltre 200 metri da altezza dal livello del mare per 3,5 km su una fettuccia larga, ma sarebbe meglio dire stretta, 1,9 cm?
Jaan Roose, lo slackliner estone di 32 anni, può. E poco importa se a meno di cento metri dal record del mondo è caduto. Per 3,4 km l’ha fatto. Lasciando i messinesi sbigottiti.
Lo hanno guardato tutti. Mento in alto e mente incredula. “Secondo me, cade”, ha scritto più di qualcuno sui social. Mentre qualcun altro chiedeva: “Ma una granita al Bar del Sud, bello sittato, no?”. Roose non era seduto e non mangiava granita. Sostava da settimane nello Stretto assieme a tutto lo staff della Redbull che ha abitato ristoranti, alberghi e bar della zona, mettendo in fibrillazione tutta la popolazione: “La vera impresa è trovare una giornata senza vento”, ha scherzato qualcuno.
E pareva davvero impossibile. Di giorno in giorno, si spostava la fatidica data di questo attraversamento che da queste parti, quelle del confine tra due regioni, separate dal mare, è il simbolo principe di una scelta: Scilla o Cariddi? Restare o andare via?
Alla fine Roose è arrivato da Scilla, riuscendo innanzitutto nell’impresa di godere di un giorno senza vento. E dire che da queste parti tanto è perpetuo e insistente da avere un nome tutto suo: “Dite alla Redbull che qui c’è sciangazza”, ha scritto ancora qualcun altro. Eppure un giorno senza vento o sciangazza alla fine è arrivato a concedersi al coraggioso equilibrista che ha abbondanato Scilla, la predatrice di marinai che ispirò Omero, camminando verso Cariddi, in senso inverso al nostro, ignorando forse che da sempre in questo verso Morgana fa in modo che quell’attraversamento appaia una bazzecola, per poi tradire senza pietà.
Eccolo lo Stretto, fonte di miti e leggende, che ora ne conta una in più: l’uomo che venne dall’Est per camminare nel cielo sopra i nostri due mari, due mostri, due confini, due lembi.
Una dualità superata da un unico uomo che, per fortuna, non è Salvini. L’estone ammirato per un’intera giornata dai messinesi, rimasti mento in aria per quasi tre ore, inebetiti, ammirati, e confortati. Come dei bambini a cui è stato restituito qualcosa, Roose ha fatto di più che mantenersi in equilibrio sopra il nulla. Ha ridato centralità a un panorama altrimenti soggetto solo a progetti indefinitivi. Ricordando che questo scorcio di mondo può essere non solo luogo di appetiti ma anche teatro di un sogno a mezz’aria. Perché la scelta non è tra Scilla e Cariddi ma è nel sapere stare in equilibrio sopra questa folle vita. Sciangazza permettendo.