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Inchiesta Milano-Cortina, quei rapporti anomali tra Fondazione e Deloitte: “Abbiamo presentato il budget a Giorgetti”

Un contratto da 4 milioni in tre anni per fare il sito della Fondazione Milano-Cortina, che in realtà già esisteva ed era stato prodotto dalle società dell’imprenditore Luca Tomassini, indagato dalla Procura di Milano per corruzione, assieme a Vincenzo Novari e Massimiliano Zuco, ex ad e ed ex dirigente della Fondazione. Non solo, altri 176 milioni di dollari per la gestione della sicurezza informatica dei giochi. Chi incassa è sempre uno: Deloitte. Nel primo caso attraverso Deloitte Consulting, i cui dipendenti, Luigi Onorato e Claudio Colmegna (non indagati), sono stati intercettati dai pm a partire dal 24 aprile scorso. Nel secondo invece all’incasso va Deloitte Usa. Insomma buoni affari per il colosso delle consulenze con la Fondazione Milano-Cortina 2026. Ora però, quei due contratti, sono finiti sotto la lente della Procura che attraverso dichiarazioni e intercettazioni valuta l’ipotesi che le gare non siano state regolari.

Del resto, emerge dagli atti, il rapporto tra Deloitte e Fondazione sembra andare ben oltre un semplice rapporto tra committente e fornitore. Tanto che l’attuale ad di Milano-Cortina Andrea Varnier (non indagato) il 4 aprile è al telefono con Luigi Onorato e, scrive la Finanza, “in modo quantomeno singolare” racconta a un dirigente di Deloitte un suo incontro romano con il ministro dell’Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti. Dice Varnier: “Ero a Roma, abbiamo presentato il budget al ministro Giorgetti”. “Wow, come è andata?”, chiede Onorato. L’ad spiega: “Bene sai, bene bene, devo dire che (…) ho deciso, dai poi ti farò vedere la presentazione che abbiamo fatto”. Ma andiamo con ordine.

Il 5 aprile Zuco e Tomassini sono al telefono. Discutono della rescissione anticipata del contratto per il sito. Dice Zuco: “Si butta 30mila euro e se ne spende 4 (milioni, ndr) per fare contenta Deloitte, ma come si fa?”. Il 23 aprile Tomassini ne parla con Novari. Dice l’imprenditore: “Il nuovo ad ha deciso di darlo per sei mesi alla diciamo irrisoria cifra di quattro milioni e mezzo a Deloitte”. Novari: “Questa roba gli costerà centomila euro, la fatturano quattro milioni (…). Tre milioni e nove di utili no?”. Ancora Novari, rispetto al rapporto tra Fondazione e Deloitte: “Gli dà consulenza, il sito. Però a che valori glieli dà? Glieli dà a dei valori assurdi”. Del resto sono gli stessi dirigenti Deloitte Consulting a sollevare il velo sulla gara per il nuovo sito. Scrive la Gdf: “Singolare la ricostruzione della vicenda ad opera di Colmegna che rivela come l’offerta presentata da Deloitte sia stata parametrata alle indicazioni ricevute da personale dipendente della Fondazione”. Aggiunge Luigi Onorato, rispetto all’ipotesi di un ulteriore sconto chiesto dalla Fondazione: “Però non mi sta bene perché ci stai provando con me e non ci puoi provà con me. Perché allora se ci provi con me e mi tratti come un fornitore normale allora diventiamo formali tutti quanti”. Aggiunge Colmegna: “Tra l’altro il cliente ti ha fatto vincere la gara, quindi…”.

Dopodiché spiega che l’offerta “era ragionevole per definizione”. Incassata la gara, il nuovo sito prodotto da Deloitte si rivelerà, per quel che emerge dall’indagine, deficitario. Spiega Marco Moretti Cto della Fondazione (non indagato): “Preferisco il vecchio sito che il nuovo bacato, con la quale facciamo una figuraccia (…). Meglio il vecchio per una settimana o andare live con il nuovo con duecentocinque bugs? Io rifarei la scelta che ho fatto, capito?”. Eppure, per quel che risulta dalle intercettazioni, il vero mandante nella scelta di Deloitte non è la Fondazione, ma il Comitato olimpico internazionale (Cio) di cui è membro il presidente del Coni Giovanni Malagò. Al telefono Varnier così si sfoga: “Noi non abbiamo contattato Deloitte per fa sti servizi, i servizi li ha contrattati il Cio e a noi ce li ha imposti”. Il riferimento è anche al contratto da 176 milioni di dollari con Deloitte Usa. Nel bilancio 2022 della Fondazione si legge infatti “l’erogazione di servizi tecnologici e di cyber security da parte di Deloitte Usa”. Si tratta del progetto con acronimo Pisa (Procurement of integration services and application).

Del resto sul progetto Pisa, Vincenzo Novari nel suo verbale è molto chiaro. Dice ai pm. “Il Pisa è un progetto Cio, che (…) ti devi prendere, punto. E io dico: non ci sto”. Il pm: “L’ha firmato con la mano guidata da qualcuno?”. Novari: “Lì c’è stato l’inizio del problema col Presidente Malagò, perché era Presidente Cio, Presidente Coni, Presidente della Fondazione, io ho detto a Malagò: io devo guardare gli interessi della Fondazione”. Al che la risposta che ne riceve Novari: “Eh, mi hanno detto: fai saltare le Olimpiadi. Ti prendi la responsabilità di far saltare le Olimpiadi”. E come per il sito, anche Pisa, secondo Novari “era una follia dal punto di vista tecnologico e dal punto di vista dei costi”. Dal canto suo ieri Deloitte con una nota ha spiegato: “Sulla base delle informazioni in nostro possesso, nessun professionista di Deloitte Italia risulta ad oggi indagato. Siamo convinti della correttezza della condotta dei nostri professionisti e confidiamo pienamente nell’operato della magistratura”.