È morto a 33 anni lo chef Marco Girotto, cuoco in un ristorante di Albignasego, in provincia di Padova. È stato fatale un attacco d’asma, accusato mentre era a lavoro, lo scorso 29 giugno. Poi dieci giorni di ricovero nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Padova e, infine, il decesso, avvenuto martedì 9 luglio. Lo chef lascia la sua compagna, la street artist di origine argentina Carolì, e una bambina di otto mesi. I funerali si terranno nella giornata di venerdì, 12 luglio, presso la chiesa di San Tommaso di Albignasego.
Marco è nato e cresciuto ad Albignasego, dove ha frequentato l’istituto alberghiero “Pietro D’Abano”, sognando, un giorno, di lavorare nel mondo della ristorazione. Un sogno che si è realizzato, con una carriera cominciata in un locale di Londra e poi proseguita nella sua città natale, nel padovano, al ristorante “Dal Bruto Ruggero”.
Proprio ad Albignasego aveva incontrato quella che sarebbe diventata la sua compagna, Carolina Blanco, in arte Carolì, arrivata in Italia da Buenos Aires e nota nel padovano per i suoi lavori. Dalla loro relazione, otto mesi fa, è nata anche una bambina. “Una tragedia, una tragedia – racconta la compagna a Il Gazzettino -, la nostra bimba si chiama Sole, un nome che lui ha scelto con fermezza. Amava la sua famiglia e viveva per la sua bambina. A Londra aveva studiato la cucina gourmet e poi tornato in Italia l’aveva fusa con i piatti della tradizione veneta. Era una persona pura e molto eclettica, conosciuta nel suo settore e apprezzata per la simpatia e l’umiltà. Lavorava nel suo posto del cuore e diceva sempre “Scherza col fuoco ma non col cuoco”. Ha sempre sostenuto me e la mia arte, spesso mi accompagnava e aiutava a fare i fondi dei murales”.
Marco lascia anche sua mamma, Gabriella, il papà, Stefano, e il fratello minore, Simone. “Soffriva d’asma da tempo, aveva già subito un attacco molto brutto quando aveva 16 anni mentre stava andando a scuola ma per fortuna in quel caso si era salvato”, spiega Simone. “È capitato nuovamente sabato 29 giugno. Stava lavorando in ristorante quando si è accasciato perdendo i sensi. I colleghi hanno subito chiamato l’ambulanza e lui era già incosciente. I medici hanno fatto il possibile per rianimarlo, prima sul posto e poi in ospedale. In queste due settimane sapevamo che c’era poco da fare. Io e mio papà purtroppo avevamo capito subito, la mamma ha cercato di mantenere le speranze fino all’ultimo. Fino a quando si è deciso di staccare le macchine perché era stata decretata la morte cerebrale”. Il dolore per la perdita dell’amato fratello lascia poi spazio ad alcuni dolci ricordi e alla promessa fatta otto mesi prima, quando era nata sua nipote: “Marco mi ha sempre difeso, è sempre stato dalla mia parte, mi voleva tantissimo bene. Aveva un cuore grande e ora spetterà anche a me occuparmi della sua bimba. Sono il padrino e ho fatto una promessa che andrà mantenuta”.