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Prime crepe nei Patrioti, il partito di Le Pen non vuole Vannacci vicepresidente: “Salvini cambi nome”

A soli tre giorni dall’annuncio ufficiale della nascita del gruppo dei Patrioti per l’Europa al Parlamento europeo, si concretizzano le prime fratture. Il partito di Marine Le Pen punta il dito contro il neo europarlamentare leghista Roberto Vannacci. Un nome ritenuto da alcuni esponenti del Rassemblement national così tanto imbarazzante da essere incompatibile con l’incarico di vicepresidente della nuova famiglia delle destre europee, voluta dal premier ungherese Viktor Orbàn.

La nomina era stata annunciata lunedì scorso, insieme a quella degli altri vicepresidenti e del capogruppo, il delfino di Le Pen, Jordan Bardella, il francese che ha sfiorato l’elezione a primo ministro alle elezioni legislative: obiettivo non raggiunto per il Rassemblement National a causa del ribaltamento del risultato al secondo turno. Ma quella nomina di Vannacci – avvenuta per acclamazione in un pacchetto unico con gli altri vicepresidenti – adesso non va giù ai lepenisti.

Una scelta “non condivisa, ma voluta unilateralmente dal segretario della Lega Matteo Salvini“, ha detto a France Presse Jean-Philippe Tanguy. Deputato del Rassemblement national, Tanguy non è uno esponente di secondo piano. È molto vicino alle posizioni della leader Le Pen, per la quale nel 2022 è stato vicecoordinatore della campagna elettorale alle Presidenziali: Vannacci “è stato annunciato dal segretario Salvini di propria sponte, ma gli chiederemo di affidare quella carica a un altro nome. Noi ci opponiamo“, taglia corto Tanguy. E non è il solo a pensarla così nel partito di destra francese. “Non conosco personalmente Vannacci ma da quello che ho letto ha fatto delle dichiarazioni che non corrispondono ai valori del Rassemblement National. Per essere chiari, penso che questo signore non sarà vicepresidente. Mi sembra impossibile“, ha detto Laurent Jacobelli, altro deputato del Rn, in un’intervista a La Stampa.

Le posizioni del generale – candidato di punta della Lega alle Europee – sono state molto discusse e criticate, e non solo in Italia. Dopo la pubblicazione del libro “Il mondo al contrario” e le polemiche scaturite la scorsa estate per i contenuti del testo, il generale – sospeso per 11 mesi dal ministero della Difesa e con una serie di procedimenti giudiziari aperti – ha continuato per la sua strada. “Omofobo, razzista, pro-Mussolini“, lo ha definito mercoledì il quotidiano francese Liberation dedicando un pezzo al generale. Da candidato della Lega ha condito la sua campagna elettorale con l’utilizzo di slogan fascisti e battute sulla X Mas. Ed era stato proprio lo stesso Jordan Bardella a prendere le distanze dalle frasi “omofobe” del generale esponente della Lega: “Non le condivido e le condanno“, aveva risposto poco più di un mese fa il capolista del Rassemblement National intervistato da Bfm Tv. Adesso, per il partito di Le Pen, diventa difficile affiancare al loro capogruppo dei Patrioti un vice così. Una prima crepa nella neonata famiglia Ue.