Mondo

Zelensky al vertice di Washington: “Siamo vicini all’ingresso nella Nato”. Poi chiede di togliere le restrizioni sugli attacchi in Russia

Zelensky sente la Nato sempre più vicina e così, dal vertice dell’Alleanza a Washington, coglie l’occasione per lanciare pubblicamente un nuovo appello al sostegno a favore dell’Ucraina. Sostegno che, ovviamente, deve passare per l’invio di armi a Kiev.

“Sono convinto che l’Ucraina sia vicina all’ingresso nella Nato. Il prossimo passo sarà l’invito formale e poi la piena membership“, ha dichiarato il presidente che poi si è rivolto ai suoi omologhi presenti chiedendo maggiori concessioni, come quella di poter attaccare in profondità in territorio russo: “Se vogliamo vincere abbiamo bisogno che i nostri partner eliminino tutte le restrizioni” sugli attacchi con le loro armi.

La formula vincente per Zelensky rimane comunque quella dell’invio costante e ininterrotto di armamenti a Kiev. Così torna ad appellarsi agli alleati: “Ci aspettiamo che nuovo sistemi di difesa siano consegnati il prima possibile per salvare più vite possibili”. Alla sua richiesta ha risposto il presidente americano Joe Biden: “Sosterrò l’Ucraina fino alla fine”, ha detto dopo aver annunciato un nuovo pacchetto di aiuti da 225 milioni di dollari, compreso un sistema missilistico Patriot (il secondo finora) per rafforzare le sue difese aeree. Il pacchetto include missili antiaerei Stinger, munizioni per sistemi missilistici di artiglieria ad alta mobilità o Himars e altri proiettili di artiglieria da 155 mm e 105 mm.

Zelensky ha trovato il tempo di commentare le polemiche che hanno coinvolto negli ultimi giorni il primo ministro ungherese, Viktor Orbán. Il premier magiaro, dopo aver visto proprio Zelensky, in qualità di presidente di turno dell’Unione europea ma senza autorizzazione da parte del Consiglio, si è recato in visita prima a Mosca, dove ha visto Vladimir Putin, e poi a Pechino, dove invece ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping. Proprio giovedì sembra in programma anche un suo viaggio in Florida per avere un bilaterale con Donald Trump, nella residenza del tycoon a Mar-a-Lago. “Non sapevo che Viktor Orbán andasse da Putin o in Cina o da Trump quando è venuto in Ucraina – ha detto parlando di quella che il leader di Budapest ha ribattezzato ‘missione di pace’ – Con tutto il rispetto per tutti i Paesi, piccoli o grandi, non tutti i leader possono fare i mediatori, ci vuole il potere”.