Giustizia & Impunità

Dentro la Verona “nera”, i tre episodi che hanno segnato la cronaca della città e messo nel mirino i sostenitori di Casapound

Dentro la “Verona nera”. La retata messa a segno dalla Digos tra i sostenitori di Casapound Italia è la fotografia dell’estremismo di destra che in riva all’Adige ha sempre trovato un terreno fertile. Una realtà fatta di gruppuscoli che ruotano attorno al tifo organizzato (in questo caso i sostenitori del Chievo) e al gruppo politicamente più consistente che ha messo nel mirino i nemici tradizionali, a cominciare dagli extra comunitari e dagli esponenti di organizzazioni di sinistra, i comunisti. Nei capi d’imputazione che hanno portato sette persone agli arresti domiciliari e altre 29 alla sola iscrizione nel registro degli indagati, ricorrono tre episodi che hanno segnato la cronaca della città a partire dal 2022. Innanzitutto la caccia alle “baby gang”, identificate come espressione degli extracomunitari, chiamati i “fragolini”. Poi il raid contro i marocchini che festeggiavano la vittoria della loro squadra contro la Spagna agli ottavi di finale dei mondiali nel dicembre 2022. Infine l’incursione di una squadraccia alla festa di Rifondazione Comunista, nel luglio dello scorso anno.

Fatti gravi che hanno indotto il procuratore della Repubblica, Raffaele Tito, a spiegare: “Questi episodi avevano gettato sconcerto nell’opinione pubblica e serio allarme specie nelle comunità straniere che legittimamente vivono e lavorano nelle nostre terre. L’uso della violenza non è mai un metodo giusto per manifestare il proprio pensiero, le proprie idee. Invece è necessario avere sempre un atteggiamento di rispetto e di indulgenza nei riguardi dei comportamenti delle idee o delle convinzioni altrui, anche se in contrasto con le proprie”. A preoccupare la Procura è stata soprattutto “la reiterazione nel tempo di questi episodi, il numero delle persone coinvolte e la gratuità delle occasioni. Si tratta di un provvedimento grave, ma purtroppo necessario, con evidenti scopi di tutela dell’altrui incolumità, ma anche in grado di far riflettere gli autori di tali episodi in merito alla assoluta necessità di interrompere simile atteggiamento di intolleranza”.

LE BABY GANG – Tutto è nato dalle indagini per la prima aggressione, avvenuta nel febbraio 2022, nel centralissimo corso Mazzini. “Sulla base delle investigazioni – scrive il gip – la Digos ipotizzava il coinvolgimento del movimento politico Casapound Italia, cui appartengono gli attuali indagati. I militanti avevano da tempo predisposto dei presidi contro le ‘baby gang’, posizionati in alcuni luoghi simbolo della città”. Tra questi il Palazzo della Gran Guardia e l’Arco dei Gavi dove si ritrovano giovani di diverse etnie. “Tra le caratteristiche di Casapound c’è l’acredine nei confronti degli immigrati” scrive il gip Carola Musio, che ricorda un messaggio fatto circolare sui social dagli indagati. “L’Arco dei Gavi è una delle massime manifestazioni artistiche della nostra bellissima città, romana e scaligera. Non è certo un luogo per mentecacatti tossicodipendenti con il borsello. Ragazzo veronese fatti un giretto con noi!”. Era una chiamata a partecipare alle ronde, sfociata nell’aggressione ai danni di quattro minorenni in viale Mazzini, all’altezza di una farmacia e di una gioielleria. “Un gruppo di una quindicina di persone, tutte vestite di nero, alcune brandendo degli ombrelli chiusi, occupavano la via e bloccavano il passaggio”.

“MAROCCHINI, TORNATE AL VOSTRO PAESE!” – Quattordici esponenti dell’estrema destra sono accusati di un autentico raid durante “i festeggiamenti della comunità marocchina per la vittoria nel Marocco contro la Spagna agli ottavi di finale dei Mondiali di calcio nel dicembre 2022”. L’accusa: “Con violenza e minaccia, consistite nell’avanzare in gruppo, vestiti di nero, con i volti travisati e armati di bastoni, cinture e altri oggetti contundenti, in corso Porta Nuova, si avventavano contro le auto in transito occupate da soggetti di nazionalità marocchina”. Colpi ai parabrezza, colpi di cintura contro gli occupanti di almeno quattro auto. Urlavano: “Tornate al vostro paese!” o, in modo più dialettale, “Andate in mona!”. Una Ford Fiesta si era data alla fuga, imboccando una strada sulla destra, nonostante il semaforo rosso. Un’altra si era fermata vicino a una pattuglia della polizia municipale, mentre all’interno una minorenne urlava e piangeva per il terrore. Da una Punto una ragazza festeggiava, sventolando una bandiera del Marocco: aveva dovuto rannicchiarsi in auto, chiudendo il finestrino. Un altro africano aveva imboccato contromano corso Porta Nuova per mettersi in salvo vicino a una pattuglia dei vigili urbani. In alcuni casi sono state contestate lesioni agli occupanti, in altri il semplice danneggiamento delle auto. I reati sono aggravati “dalla finalità dell’odio e della discriminazione razziale” e dal porto in luogo pubblico di bastoni e spray al peperoncino.

DAGLI AI COMUNISTI – Aveva invece un chiaro intento politico il raid avvenuto il 18 luglio 2023, attorno a mezzanotte, in occasione della “Festa in Rosso – Festa Rifondazione Comunista”, in corso nell’area verde San Martino a Quinzano. L’accusa: “Con minacce e violenza, consistita nel presentarsi all’ingresso dell’evento, in un blocco compatto e numeroso di persone con il volto travisato da sciarpe, caschi da moto, armati di bastoni e due e cinture, inveivano e urlavano brandendo le armi contro i partecipanti alla festa”. Inoltre avevano aggredito Luciano, (l’organizzatore) colpito alla nuca con un bastone, Alagie (addetto alla vigilanza) colpito da sassate e una bastonata al ginocchio, Zeno (un partecipante) colpito un braccio e a una gamba. “In questo modo costringevano entrambi a tollerare la loro presenza violenta all’interno dell’area dedicata alla festa, facendoli indietreggiare e rendendo vani i loro tentativi di allontanarli”. La contestazione è aggravata dall’aver portato in luogo pubblico quattro bastoni (“uno bianco, uno verde di plastica, uno di legno e uno di acciaio”), uno sfollagente telescopico e tre “flash bang” (granate stordenti).

Jessica Cugini, consigliere comunale dei gruppi In Comune per Verona e Sinistra Civica Ecologista, commenta: “Ribadiamo ancora una volta che occorre sciogliere questi gruppi nazifascisti che si richiamano a un agire anticostituzionale: Forza Nuova, Casapound e Fortezza Europa. Un anno fa scrivevamo: ‘La Verona nera ogni tanto riemerge’. Come allora condanniamo le matrici nere e fasciste legate a forze note che da tempo agiscono nella nostra città”.