Giacomo Bozzoli, arrestato ieri dopo dieci giorni di latitanza, ha trascorso la sua prima notte in cella a Canton Mombello (Brescia). Non nello spazio “nuovi arrivi” come avviene solitamente, ma in una cella singola e sorvegliato a vista. Una scelta effettuata subito dopo l’immatricolazione e la visita medica che Bozzoli ha sostenuto giovedì alle 22.23. L’uomo, condannato all’ergastolo in via definitiva dalla Cassazione per omicidio, era “sotto choc” e la scelta della sorveglianza a vista – con un agente fisso che lo ha controllato tutta notte – sarebbe stata dettata per il pericolo che potesse compiere atti autolesionistici per lo sconforto che ha espresso al suo ingresso nel carcere cittadino. Il 39enne è stato trasferito quindi nel carcere di Bollate (Milanese).

La svolta – Dopo l’arresto Bozzoli avrebbe raccontato che era sua intenzione scrivere una lettera agli avvocati, alla famiglia e ai magistrati per professarsi ancora una volta innocente in merito all’omicidio dello zio Mario. La svolta nelle indagini è venuta ieri mattina alle 5 e 30 quando Bozzoli è stato intercettato e la Procura ha disposto così un blitz in tutte le abitazioni della famiglia in provincia di Brescia. Dopo la prima perquisizione a vuoto, il ritrovamento è venuto nel pomeriggio, quando Giacomo Bozzoli è stato trovato dai carabinieri nel cassone di un letto matrimoniale nella villa di Soiano del lago. Non è previsto nella giornata di oggi l’interrogatorio, gli inquirenti potrebbero sentirlo nei prossimi giorni in merito alla latitanza durata quasi due settimane.

L’arresto – Quando è stato arrestato il 39enne indossava una t-shirt, aveva capelli spettinati, barba e baffi. Probabilmente non immaginava che la villa fosse costantemente monitorata. E invece, quando i militari hanno visto dei movimenti sospetti, sono entrati nell’abitazione, tra l’altro imbottita di cimici, lo hanno cercato e alla fine arrestato. “La magistratura requirente e la polizia giudiziaria daranno la caccia” a Giacomo Bozzoli “senza allentamenti di tensione”, aveva promesso attraverso un’intervista il procuratore generale Guido Rispoli, parlando della fuga del 39enne. “Non avrà vita facile – aveva aggiunto il pg di Brescia – Se gli interessa veramente il bene del figlio dovrebbe costituirsi. Solo così la vicenda non sarà più una notizia e la sua famiglia potrà ritrovare un po’ di tranquillità”.

La fuga – Proprio con il figlio di 9 anni e la compagna Antonella Colossi era stato video ripreso l’ultima volta, dalle telecamere di un hotel a Marbella, prima di svanire di nuovo nel nulla. La donna e il bambino erano rientrati in Italia il 5 luglio scorso, e si pensava che potesse essere vicina una svolta ma anche dai loro interrogatori, pieni di ‘non ricordò non si era cavato nulla. E invece Giacomo Bozzoli e la sua Maserati Levante sembravano svaniti nel nulla. Una fuga durata probabilmente troppo per non godere di qualche appoggio. E infatti proprio oggi si è saputo che la procura di Brescia ha aperto un’inchiesta contro ignoti “per procurata inosservanza della pena” in merito alla latitanza dell’uomo. L’obiettivo degli inquirenti è trovare eventuali complici che possono aver aiutato Bozzoli a progettare e realizzare la fuga. E a tornare a casa sua nel Bresciano.

Il caso – Di Mario Bozzoli, titolare della fonderia al 50% con il fratello Aldo, padre di Giacomo, si erano perse le tracce l’8 ottobre stesso. A seguito di una sua telefonata alla moglie alle 19.15, era stata notata una fumata anomala nell’altoforno della fonderia, da quel momento in poi, più nulla. Per i giudici della Corte d’Assise, Giacomo Bozzoli nutriva un odio incontenibile nei confronti dello zio, il dubbio che questi lucrasse sui proventi della società e che volesse ostacolare i suoi piani imprenditoriali; l’uomo avrebbe riferito i propri dubbi anche alla fidanzata, cui avrebbe confessato di aver ideato un piano per ucciderlo. A rinforzare i sospetti su Bozzoli, era stata anche la morte sospetta di Giuseppe Ghirardini, operaio dipendente della fabbrica che era stato sentito dagli inquirenti essendo stato tra le ultime persone a vedere Mario Bozzoli vivo. Le circostanze della morte di Ghirardini non sono mai state chiarite.

La sentenza – La Cassazione aveva confermato, il primo luglio scorso, la condanna all’ergastolo. La Corte aveva in pratica confermato la doppia condanna che il 39enne aveva già incassato in primo grado e in appello a Brescia. Per i giudici l’uomo gettò lo zio, il cui corpo non è mai stato ritrovato, nel forno della fonderia di famiglia. Giacomo Bozzoli, che in questi nove anni è sempre rimasto in libertà, non aveva seguito l’udienza a Roma, dove invece era presente il padre Adelio. Si pensava fosse a casa ad attendere il verdetto, invece era già partito per tentare una fuga disperata. Finita ieri nella sua villa sul lago.

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