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Patrizia Groppelli e il tradimento dell’ex marito con Daniela Santanchè: “Ho portato le corna pubblicamente, mi ha salvato la vita Alessandro Sallusti. Dopo due stent al cuore e un’anestesia, mi ha baciata”

Dagli studi dalle suore Orsoline, le vacanze a Saint-Moritz e l'educazione rigorosa ("piedi a terra, umiltà, rispetto assoluto per il lavoro e per i soldi, cultura e indipendenza") passando per il suo legame con la televisione ("grata a Mediaset per tutte le opportunità") e per arrivare al duro divorzio da Dimitri Kuntz: "Ho sofferto soprattutto perché mi è scoppiato tra le mani il matrimonio, che io non avrei mai fatto saltare, e per aver subito un doppio tradimento"

di Francesco Canino
Patrizia Groppelli e il tradimento dell’ex marito con Daniela Santanchè: “Ho portato le corna pubblicamente, mi ha salvato la vita Alessandro Sallusti. Dopo due stent al cuore e un’anestesia, mi ha baciata”

Ci sono gli opinionisti chiamati per le loro opinioni un tanto al chilo, ci sono quelli chiamati a riempire dei vuoti e poi ci sono quelli – i più ambiti – che tutti i talk voglio perché sanno come accendere il dibattito. Patrizia Groppelli, giornalista e opinionista di punta dei talk di Mediaset, appartiene di diritto all’ultima categoria. Se c’è da discutere, non si sottrae mai. Se c’è da battibeccare, pure. Se c’è da stuzzicare, ci sguazza. Anche quando si sfiora il trash, non ha paura di sporcarsi le mani. “Seguo un’unica regola: non me la prendo mai coi deboli e con i cretini”, precisa a FqMagazine, raccontando le origini (televisive e non), l’amore con Alessandro Sallusti (nato su un letto di ospedale) e, per la prima volta, anche dell’ex amica Daniela Santanché: “Oggi posso dirlo: senza volerlo, Santanché mi ha fatto il regalo della vita”.

Sulla sua carta d’identità, alla voce professione cosa c’è scritto?
Casalinga. Scrivo da venticinque sui giornali ma sono così naive che non mi sono mai nemmeno iscritta all’ordine dei pubblicisti.
Difficile immaginarsela nei panni di massaia…
In cucina so fare i piatti base, curo bene la casa perché lo considero il nostro nido. Ma non so stirare, o meglio, mi annoia.
Le sue origini?
Famiglia della cosiddetta Milano bene, papà italiano e mamma svizzera. Studi dalle suore Orsoline, le vacanze a Saint-Moritz, educazione rigorosa. I miei genitori ci tenevano alla forma – niente gomiti sul tavolo quando si mangia, non si parla con la bocca piena, gomiti vicini al busto come se si avessero due libri sotto le ascelle – e soprattutto alla sostanza. Piedi a terra, umiltà, rispetto assoluto per il lavoro e per i soldi, cultura e indipendenza.
Peggio il rigore del galateo o quello delle Orsoline?
(ride) Mettiamola così: se avessi avuto figli, non li avrei mandati a scuola dalle suore. Forse è per il combinato disposto di educazione rigida in casa e a scuola che sono sempre stata una ribelle: ero quella dell’ultima fila in classe, quella che si esponeva quando una cosa non gli piaceva. Insomma, ho sempre rotto le palle.
Dopo la maturità vola in America per studiare marketing.
Scelsi Miami. Mio padre mi dà il via libera ma mette dei paletti: “Ti pago l’università, per il resto t’arrangi”. Per mantenermi ho fatto la cameriera. In famiglia pensavano che sarei tornata subito in Italia, invece ha prevalso la tigna: rimasi lì tre anni e mezzo, mi laureai nei tempi e vissi un amore passionale con un bellissimo ragazzo turco.
Tornata in Italia cosa fa?
Inizio a lavorare nell’azienda di famiglia, che produceva tessuti d’arredamento di alto livello. Ero stata designata come “delfino” per portare avanti gli affari di famiglia, ma capii che non faceva per me. E così ho seguito la passione: volevo fare la giornalista.
Prime esperienze lavorative?
Ricordo ancora l’odore del divano di pelle nera nella redazione di Glamour, dove facevo lunghe ore di anticamera. Mi piazzavo lì e aspettavo di essere ricevuta. Un giorno, forse per sfinimento, mi presero. Iniziai una collaborazione e mi specializzai nella moda.
A Vanity Fair invece si fece notare come insider alle feste milanesi…
Era l’epoca di Vanity Spy. Frequentavo tutte le feste, non ne perdevo una. Allora mi dissero: “Perché non ci racconti quello che vedi?”. Facevo resoconti delle serate, il borsino di chi c’era e chi no, i grandi incontri internazionali.
Era temuta?
No, affatto. Anche perché i toni erano molto educati. Erano tutte felici di esserci, anzi, chi non trovava la sua foto un po’ rosicava: era uno status comparire su quelle pagine. Oggi non mi divertirei a raccontare quel mondo: sono cambiata io, è molto cambiata la mondanità.
Amiche socialite?
Umberta Gnutti Beretta, che considero mia sorella. In generale, ho poche amiche vere.
E come commentano le bizze televisive?
Lo zoccolo duro mi apprezza. Ridono, penso mi considerino una sorta di “amica matta”. E sicuramente lo sono.
Sua sorella Allegra, invece, che le dice?
Io sono la pecora nera della famiglia, lei è quella seria. Ci somigliamo fisicamente e ogni tanto la fermano scambiandola per me. Lei risponde ironica: “Non sono così trash come Patrizia”.

Lo status del suo profilo Whatsapp è: “Peace and Pat”. Lei predica la pace ma non si sottrae allo scontro in tv.
Ma sempre per amore della giustizia, della verità e per il gusto dello spettacolo: mi girano le palle quando vedo personaggi che inventano storie, millantano, dicono fesserie pur di stare al centro della scena. Se dici cazzate prima o poi il pubblico ti sgama e ti condanna all’oblio.
Dove finisce la persona e dove inizia il personaggio Groppelli?
Non indosso una maschera, mai, semplicemente mi accendo quando parte il dibattito. So che è il mio ruolo, so che cosa si aspettano da me. Certo, esaspero un po’ certe le prese di posizione, esagero e infatti spesso mi sto sulle palle da sola. Ma non recito a soggetto. M’infiammo davanti alle ingiustizie o se intuisco che qualcuno si rifugia nel politicamente corretto pur di non dire ciò che pensa davvero.
Si è data una regola?
Non me la prendo mai coi deboli e con i cretini.
La volta in cui ha esagerato di più?
Stando alle querele ricevute, diverse volte. Alcune vicende, in particolare, rischiano di costarmi care per cui preferisco non parlarne. Altre sono surreali.
Me ne dica una surreale.
Al marito della soubrette Maria Monsè dissi in diretta che aveva la pancia come Babbo Natale. Non gradì e mi querelò.
Risse a telecamere spente?
Sì. In ascensore, un’influencer – di cui non farò mai il nome per non regalarle un briciolo di visibilità – mi ha messo le mani nei capelli.
Come reagì?
Sono stata ferma, zitta, immobile e non ho risposto alla provocazione. C’erano con noi due testimoni: rimasero a bocca aperta.
Tra i temi che accendono più dibattito, ci sono quelli sulla chirurgia plastica.
Mi fa ridere l’ipocrisia di chi dice: “È solo un ritocchino”. Poi anche i parenti faticano a riconoscerle da quanto sono stravolte. Io ho rifatto il naso una vita fa, poi il seno. La protesi si è incapsulata più volte e allora le ho tolte. Anche in faccia sto progressivamente riducendo le punturine.

Prima volta in tv?
Il mio pigmalione fu Jonathan Kashanian, personaggio lanciato dal Grande Fratello. Mi chiamarono con un gruppo di amici per fargli una sorpresa e qualcuno intuì che avevo un potenziale.
La televisione era nei suoi piani?
No, è stato tutto casuale. Al massimo da bambina sognavo di fare l’attrice. Segno che ho sempre avuto un tasso di egocentrismo abbastanza alto (dice ridendo).
Perché la Groppelli funziona?
Una volta una dirigente Mediaset mi disse: “Se ti diverti funzioni, se hai paura funzioni”. Io mi diverto ma al tempo stesso mi sento eternamente in gavetta e spesso inopportuna. “Ma perché sono qui? Me lo merito? Potrei studiate di più?” sono domande che mi faccio ogni giorno.
Sogna di fare il grande salto tentando la strada della conduzione?
No, mai. Io sono fare l’opinionista, so accendere il dibattito. Sono un’opinionista precaria e ci resterò a lungo. Però sono talmente un’aziendalista convinta e grata a Mediaset per tutte le opportunità che mi ha dato, che per me è come casa. Spesso poi finisco in castigo: ne sparo una grossa e per qualche giorno non mi chiamano.
Quando il telefono non squilla, ci resta male?
No perché ho un profondo equilibrio, non ho aspettative, ho una vita appagante. I miei genitori mi hanno insegnato soprattutto ad avere radici ben piantate a terra. Certo, è un lavoro che mi piace e dunque vorrei che il telefono continuasse a squillare.
Si guadagna tanto a fare l’opinionista?
Si guadagna il giusto.
I colleghi opinionisti che stima di più?
Quelli che verranno.

Lei è stata una delle opinioniste di punta dei salotti di Barbara D’Urso. Come visse quella che molti addetti ai lavori definirono “la fine di un’epoca”?
È stato uno scossone per tutti, anche me. Ma l’azienda ha deciso così e in qualche modo era giusto che quell’epoca finisse. Ciò non toglie che io debbo molto alla D’Urso: ho cominciato con lei, ho imparato un lavoro nella sua arena.
Michele Masneri, su Il Foglio, riportando “voci da Cologno Monzese” scrisse che lei è “l’unica appartenente al vecchio gruppo di lavoro di Barbara D’Urso che non sia stata epurata nel nuovo corso piersilviesco. Forse per omaggio e rispetto proprio a Sallusti”.
Una banalità ingiusta e cattiva che mi ha fatto molto arrabbiare. Lavoro a Mediaset da molti anni e da molto prima di sposare Alessandro, che per altro non ha mai alzato il telefono per aiutarmi. Faccio da sempre tutto con le mie gambe e, a differenza di altre e altri, non ho mai avuto bisogno di sponsor.
La D’Urso la sente ancora?
Ci sentiamo ogni tanto ma ci vediamo pochissimo. Ma è sempre stato così. La sera prima delle nozze con Sallusti andammo a cena con lei e gli raccontammo del matrimonio. Lei fu carina, non disse nulla a nessuno.
Invece il giorno dopo le nozze, a Pomeriggio 5, lei mostrò la fede al dito e si commosse dicendo: “Oggi sono veramente felice, sono libera e ho accanto un compagno che ora è un marito”. Perché disse di sentirsi libera? Prima delle nozze non lo era stata?
Non lo sono stata totalmente e per molti anni.
Perché?
Perché portare le corna così pubblicamente è stata una vergogna – retaggio culturale forse derivante dalla mia educazione -, perché ho subito una pressione mediatica enorme che mi ha fatto stare molto male, perché lo strascico del divorzio è stato lungo e doloroso. Non riuscivo ad essere felice fino in fondo e di conseguenza nemmeno totalmente libera.
Del suo divorzio da Dimitri Kunz d’Asburgo Lorena si è scritto molto mentre lei non ne ha praticamente mai parlato. È stata una scelta strategica?
No, mi è venuto naturale agire così. Dopo quattordici anni di matrimonio non riuscirei a parlare male di una persona con cui ho condiviso tutto. E poi ai tempi non avevo neppure il fiato per parlare… eppure, ne avrei avute di cose da raccontare.
Poco fa parlava della sofferenza per la pressione mediatica…
Ho sofferto soprattutto perché mi è scoppiato tra le mani il matrimonio, che io non avrei mai fatto saltare, e per aver subito un doppio tradimento: quello del marito e quello dell’amica. Il più pesante da digerire è stato quello dell’amica.
Cos’accade quando scoprì che Daniela Santanché stava con Dimitri?
Persi diciotto chili, arrivando a pesarne 43 chili. Entrai in un vortice negativo, di cui preferisco non parlare nel dettaglio, che mi stava logorando.
Come ne uscì?
Mi ha salvato la vita Alessandro Sallusti. Se non ci fosse stato lui, oggi non sarei qui. Da vero amico mi ha avvolto, mi ha protetto, mi ha preso per mano. Non avrei superato quella tragedia senza di lui. Per due mesi non abbiamo potuto parlare con nessuno di ciò che stavamo subendo: loro si sono innamorati ma negavano l’evidenza persino a noi. Hanno continuato a negare fino a quando non sono uscite le foto sui giornali: a quel punto ci è crollato il mondo addosso e la sofferenza ci ha uniti.
Dimitri lascia lei, Santanché lascia Sallusti e si mettono assieme. Poco dopo la vostra amicizia diventa amore. Sembra un romanzo d’appendice.
Hanno scritto ricostruzioni falsate e inventato di tutto ma io difenderò sempre la mia storia con Alessandro, perché so esattamente come e quando l’amicizia si è trasformata in amore.
Quando?
La nostra storia è nata sul letto dell’ospedale. Una sera Alessandro mi chiese di andare a mangiare una pizza, io rifiuto, poi cedo e quando arriviamo al ristorante noto che ha la bocca storta. Si accende un allarme, gli chiedo di darmi il numero del professor Zangrillo che inizialmente pensa si tratti di un sintomo causato dal forte stress di quel periodo.
Invece?
Insisto, Zangrillo dice di correre al San Raffaele e quando arriviamo scoprono che Alessandro aveva un infarto in corso. Dopo due stent al cuore e un’anestesia, appena si è svegliato dall’operazione mi ha baciata. Oggi posso dirlo: senza volerlo, Santanché mi ha fatto il regalo della vita.
Ospite a Belve, la Santanché fu dura nei suoi confronti, senza mai nominarla, e disse: “L’importante nella vita è mantenersi da soli. È molto bello fare i fenomeni con i soldi degli ex mariti”. Lei, a sua volta senza citarla, ci andò giù dura su Chi: “Ci sono le imprenditrici che si fanno mantenere indirettamente da dipendenti e fornitori che non pagano, dai creditori ai quali non saldano i debiti”.
Disse anche che non eravamo amiche, ma io le volevo bene e mi fidavo di lei. Non sono mai stata una mantenuta, non ho mai avuto debiti in vita mia, sono indipendente, mi mantengo da sola. Poi mi pare che quella frecciatina nei miei confronti non le abbia portato bene, vedi le cronache di questi giorni. Ma siccome sono una signora, sorvolo e non aggiungo altro perché in questo momento non mi va di infierire sul tema soldi. Però mi faccia dire un’altra cosa…
Dica.
Mi è rimasto impresso uno dei suoi mantra: “Un animale ferito va ucciso perché se si rialza e guarisce diventa pericoloso”. Io mi sono rialzata e pur non essendo pericolosa, sono comunque un esempio per tutte le donne e gli uomini traditi: anche quando le macerie della vita ti travolgono, ci si può rimettere in piedi. Lei forse avrebbe preferito vedermi ridotta a piccola fiammiferaia, invece oggi sono più forte di prima.
Vi siete mai incontrati visto che vivete a Milano e frequentate Forte dei Marmi?
Mai rincontrati, mai visti nemmeno per sbaglio. Ma io e Sallusti facciamo una vita molto riservata. Preferiamo le cene con gli amici e le sagre di paese alla mondanità.
Com’è cambiata Forte dei Marmi negli ultimi vent’anni?
La frequento da quando ho 15 anni e le assicuro che è rimasta uguale. Al massimo siamo cambiati noi. Partono i russi, arrivano gli arabi, cambiano le compagnie di giro ma l’essenza del Forte è la stessa. Io ci ho fatto incontri straordinari, da Paul Smith a Botero.
A casa vostra chi viene?
Politici, giornalisti, imprenditori. È sempre stimolante.
Praticamente un Grande Fratello Vip ma senza telecamere. A proposito: lei due anni fa era a un passo dal partecipare al reality di Signorini.
Ero praticamente con un piede già dentro ma mio papà ebbe un ictus e non me la sentii di entrare. Era un’opportunità che avrei voluto sfruttare ma il caso ha deciso diversamente.
Quanti altri reality le hanno proposto?
Praticamente tutti. Ma non me la sento: mi devo occupare della mia famiglia, ho una vita regolare. E poi sono pigra, abitudinaria, non mi va di stare lontana da Alessandro: è il mio respiro, ho bisogno di stare con lui.
Com’è romantica…
A piccole dosi.
Romantica ma anche rompiballe. Sallusti disse: “In modo diverso ma ad ottimi livelli sono entrambe due buone rompiballe…”. Si riferiva a lei e Santanché.
Ha ragione, non lo nego. Per gli uomini tutte le donne sono delle rompiballe. Ma lui la mattina si sveglia col mio sorriso e non è una cosa da poco.
La cosa che le dicono più spesso quando la riconosco per strada?
Prima di qualunque frase o richiesta, metto le mani avanti: “Sono più simpatica di persona che in tv”. In fondo, sono proprio così: una rompiballe simpatica.

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