I riverberi della nascita dei Patrioti, il gruppo parlamentare di Strasburgo sotto la guida di Viktor Orbàn, arrivano anche in Spagna. Se in Italia le differenze marcate dalla Lega all’interno della maggioranza puntano all’approccio sulla guerra in Ucraina, a Madrid il tema su cui martella Vox, il partito neofranchista, è l’immigrazione. Succede da mesi, in una strategia chiara già scelta in vista delle Europee. Ora quella strategia porta all’uscita della forza di estrema destra fuori da tutt’e t5i governi regionali in cui era entrato dopo accordi con il Partito Popolare. Sono territori significativi e popolosi della Spagna – Castiglia-León, Estremadura, Aragona, Comunità Valenciana e Murcia – e a parte l’aspetto amministrativo, naturalmente, le ripercussioni hanno più che altro un colore politico.

Nel merito la questione ha riguardato i criteri di distribuzione i minori migranti non accompagnati sul territorio nazionale. Santiago Abascal, leader di Vox, aveva detto che non avrebbe accettato alcuna redistribuzione. Dall’altra parte il presidente del Pp Alberto Núñez Feijóo ha annunciato che il principale partito di centrodestra manterrà l’impegno preso col governo per l’accoglienza di 400 ragazzi. E questa frase è stato l’assist per Abascal per dare la colpa della rottura ai popolari: “Feijòo dovrà spiegarlo ai suoi elettori”. Dietro al merito della questione c’è anche che i risultati elettorali di Vox, sia pure a due cifre, non sono stati esaltanti o comunque non esaltanti rispetto alle aspettative. In più i sovranisti spagnoli – molto amici di Giorgia Meloni, anche se al momento divisi all’Europarlamento – hanno cominciato a sentire il fiato sul collo di qualcuno più populista di loro, cioè la formazione rivelazione delle Europee Se acabò la fiesta (La festa è finita), guidato dal giovane influencer Luis Alvise Pérez, che mescola le teorie iperliberiste alla Javier Milei con teoremi complottisti e parole d’ordine anti-immigrazione, appunto. Festeggia – e non potrebbe fare diversamente – il premier socialista Pedro Sànchez: con l’uscita di Vox dalle giunte regionali – dice – la Spagna è un Paese migliore. “La mia reazione a tutto questo è di celebrazione – sottolinea – perché l’entrata dell’ultradestra nei governi regionali non avrebbe mai dovuto aver luogo”. Il tema dello sdoganamento dell’estrema destra nel quadro istituzionale locale è stato spesso rinfacciato dai socialisti ai popolari, accusati di aver accettato l’inaccettabile, cioè aver aperto la breccia nelle istituzioni democratiche a chi è nostalgico di Francisco Franco.

Cosa succede ora nelle 5 Regioni spagnole che si reggevano anche sulla determinante stampella di Vox? I popolari provano ad andare avanti con governi di minoranza. Le giunte “continueranno a funzionare” dice Feijòo: “Non nascondo che potranno esserci alcune difficoltà, ma confido pienamente nei presidenti regionali”. Quattro dei cinque governatori (in Comunità Valenciana, Castiglia e Leon, Aragona e Murcia) hanno già anticipato che passeranno al rimpasto. In Estremadura, invece, l’unico assessore di Vox Ignacio Higuero ha preferito lasciare il partito e rimanere in giunta. Non lascia il posto nemmeno l’assessore alla Cultura della Castiglia e León, Gonzalo Santoja, indipendente che era stato proposto da Vox. Nel Parlamentino delle Baleari il deputato dell’estrema ritirerà l’appoggio esterno alla giunta guidata dalla popolare Margalida Prohens Rigo che tenterà di proseguire – come nelle altre Regioni – con appoggi esterni su ciascun provvedimento.

La rottura decisa da Vox non è vista del tutto male da una parte del Partito popolare, sempre diviso tra l’imbarazzo e il pragmatismo di comporre un’alleanza speculare a quella che permette a Sànchez di governare a livello nazionale (oltre che locale) insieme ai partiti alla sua sinistra, con tutte le differenze del caso dal punto di vista del rapporto col periodo precedente alla conquista della democrazia nel 1976. Ai popolari resta il dubbio che l’alleanza con Vox un po’ spaventa l’elettorato moderato a cui si rivolge. Ed è per questo che Feijòo ha attaccato frontalmente Abascal per la sua decisione “insensata” a fronte del Pp fedele “ai propri principi”, “ai propri impegni” e alla “parola data”. Significativa la scelta delle parole per rispondere al leader di Vox che accusava in sostanza il Pp di tenere in piedi il governo Sànchez accettandone le politiche “socialiste e globaliste” su temi come quello migratorio. “Noi – ha detto il capo dei popolari – saremo sempre un partito con senso di Stato e saremo sempre solidali“.

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