Diritti

Autonomia, l’allarme delle associazioni sui Lep e sul monitoraggio dei servizi ai disabili: “Si rischia di danneggiare i più fragili tra i fragili”

Sostegno scolastico, prestazioni sociosanitarie e mobilità locale accessibile. Sono questi i principali servizi erogati alle persone con disabilità che potrebbero vedere aumentare le già esistenti disuguaglianze territoriali a seguito dell’approvazione ed entrata a regime dell’Autonomia differenziata (Ad). Ne sono convinte tutte le associazioni nazionali che tutelano i diritti delle persone con disabilità (Anffas, Confad e Fand) contattate da Ilfattoquotidiano.it per spiegare le conseguenze e cosa è più a rischio dopo l’approvazione del ddl voluto dalla Lega. Le organizzazioni sono unite nella critica e preoccupate per la reale possibilità di aggravare le disparità di trattamenti. “Si rischia di peggiorare la situazione, penalizzando determinati territori più poveri, che danneggia e discrimina soprattutto le persone che vivono in condizione di estrema fragilità”, affermano compatte.

L’importanza dei Lep. Le associazioni: “L’Autonomia non prevede un meccanismo efficace di verifica” L’Ad stabilisce le regole, il percorso e quali Regioni potranno chiedere maggiore autogoverno nella gestione di alcune materie tra cui sanità, istruzione e trasporto. Da evidenziare che il trasferimento delle competenze è subordinato alla definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) e dei relativi costi standard, ancora da stabilire: il governo si è dato 24 mesi per emanare i decreti attuativi che li definiranno. Per le persone fragili i Lep sono i criteri che definiscono, ad esempio per l’assistenza domiciliare, la mobilità pubblica locale e l’inclusione scolastica, lo standard minimo che deve essere garantito in modo adeguato e uniforme in tutta Italia. “Già oggi questi fondamentali servizi per la qualità di vita delle donne e uomini con disabilità non sono garantiti ovunque in maniera uguale”, evidenziano le organizzazioni. “Il ddl sull’Ad non prevede un meccanismo efficace di verifica del rispetto dei Lep da parte delle Regioni. Per gli enti che stipuleranno, a vario titolo, le intese sull’Ad”, denuncia a ilfattoquotidiano.it il presidente di Confad Alessandro Chiarini, “il monitoraggio è affidato alle Commissioni paritetiche, composte da rappresentanti dello Stato e delle Regioni. Tuttavia non vengono forniti dettagli sulla loro composizione, modalità di funzionamento e su come si intende operare per garantirne l’indipendenza”. E i sistemi di controllo del rispetto dei Lep? “Anche su questo evidenziamo criticità. Non ci sono indicazioni sul monitoraggio dei Lep nelle Regioni che restano sotto il ‘sostegno’ statale. In generale, in caso di mancato rispetto in misura rilevante, lo Stato potrebbe fare ricorso al potere sostitutivo previsto dalla Costituzione, ma ad oggi non esistono indicazioni su come ciò dovrebbe funzionare concretamente”, aggiunge Chiarini.

Anffas: “Siamo fortemente preoccupati: bisogna creare pari condizioni di accesso ai sostegni” – Sembrerebbe l’ennesimo salto nel buio per le famiglie con persone in condizione di fragilità a carico. “Crediamo nell’unità del Paese all’insegna dell’equità e avremmo preferito che si parlasse di ri-centralizzazione delle politiche di welfare o di autonomia nella solidarietà”. A dirlo al Fatto.it è Roberto Speziale, presidente dell’Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo (Anffas). “Questo anche alla luce della non positiva esperienza dell’incompiuta riforma del titolo V della Costituzione. Intervenire con una legge di questa portata”, continua Speziale, “in una situazione che vede presenti, e da troppo tempo, forti disuguaglianze tra i cittadini non può non vederci fortemente preoccupati”. Il timore è che la realtà peggiori. “È necessario”, afferma il presidente Anffas, “che siano attivati processi reali di diminuzione delle disparità in termini di politiche attive del lavoro, sanitarie, scolastiche, sociali e ambientali. In altre parole definire e realizzare i Lep come inderogabile condizione preliminare rispetto a ogni ulteriore incremento di autonomia”. Speziale aggiunge che “sarebbe necessario capire quali iniziative in concreto si riserva lo Stato nel caso in cui le Regioni “autonomizzate” non rispettino gli impegni assunti nel garantire i Lep. Come si può pensare – domanda – che basti dire che saranno i cittadini attraverso il voto a premiare o penalizzare i propri gruppi dirigenti?”.

Anffas, anche attraverso la Fish e il Forum Nazionale del Terzo Settore, cui aderisce, ha seguito l’intero iter normativo manifestando in più occasioni le proprie “perplessità”. “Riteniamo la definizione uguale per tutti dei Lep un passaggio fondamentale e irrinunciabile sia per ridurre le discriminazioni tra le persone con disabilità rispetto a quelle senza, ma anche – sottolinea Speziale – per creare pari condizioni di accesso ai sostegni a ogni persona con disabilità”. Tutto questo, con l’approvazione del ddl, diventa ancora più urgente. Anffas conta sull’attenzione della ministra per le Disabilità e propone incontri istituzionali ad hoc. “Siamo certi che non mancherà il consueto impegno del ministro Locatelli (Lega) che si dovrà ancor più impegnare per far sì che a tutte le persone con disabilità e ai loro familiari sia garantita la piena esigibilità dei propri diritti. Si potrebbe inoltre – ipotizza Speziale – incaricare l’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità di monitorare gli effetti dell’Autonomia differenziata sui vari territori per i temi che ci riguardano”. Ciò, soprattutto, alla luce di questo ddl “fortemente voluto dal partito (Lega, ndr) a cui appartiene Locatelli, riforma che non può e non deve vedere alcun arretramento rispetto ai diritti acquisiti dalle persone con disabilità”. Qualità di vita dignitosa, va detto, già oggi non sempre garantita a tutti gli aventi diritto.

Confad: “Il rischio concreto è il peggioramento delle diseguaglianze nell’erogazione dei servizi territoriali alle persone con disabilità” “I timori maggiori sono legati al rischio reale che si acuiscano le disparità nell’accesso a servizi essenziali”, denuncia Chiarini. Ad esempio spiega che “l’inclusione scolastica per studenti con disabilità potrebbe variare molto, con alcune Regioni in grado di garantire un supporto idoneo con le adeguate ore di sostegno e altre che ne forniscono meno o del tutto insufficienti. Analogamente i servizi sanitari e riabilitativi potrebbero essere erogati in modo disomogeneo, penalizzando ulteriormente coloro che vivono nelle Regioni più povere. Anche i servizi di cura e assistenza infermieristica domiciliare per le persone fragili rischiano di essere molto diversi ad esempio da Bolzano a Palermo, con il pericolo che i cittadini più vulnerabili siano trattati in modo iniquo, con personale specializzato di qualità per gli interventi non presente su tutto il territorio nazionale e potranno acuirsi gravi disparità anche all’interno delle Regioni”, aggiunge. Poi ci sono i trasporti pubblici locali accessibili che potrebbero non essere garantiti uniformemente. “Tutto ciò potrebbe aggravare un inaccettabile divario tra i diritti delle persone con disabilità a seconda del luogo di residenza, compromettendo seriamente il principio di uguaglianza e di pari opportunità sancito dalla nostra Costituzione”, afferma il numero uno di Confad.

Fand: “Chiediamo al governo di operare con buon senso ed equilibrio individuando i Lep in modo chiaro ed omogeneo” – Più volte l’esecutivo Meloni in carica da due anni circa ha più volte dichiarato di non voler lasciare nessuno indietro e di lavorare per l’inclusione di tutti, ma sarà davvero così? Nazaro Pagano, presidente di Anmic e della Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità (Fand), una delle principali organizzazioni impegnate nei tavoli istituzionali per difendere la dignità e i diritti per tutti esprime “incertezze e timori” sull’Ad in relazione alle disabilità. “E’ difficile oggi fare previsioni su quali potrebbero essere le eventuali conseguenze per i più fragili. Attendiamo i decreti attuativi per poter esprimere pienamente una valutazione. Certo il sempre più frequente il ricorso all’esercizio della delega snatura la funzione legislativa del Parlamento”, dice al Fatto.it. Al di là della legge sull’Ad, “purtroppo già oggi dobbiamo costatare gravi fratture nell’erogazione di servizi alle persone con disabilità. A livello regionale e all’interno delle Regioni esistono gravi fratture sociali tra le varie aree. Consci di ciò vigileremo su quanto i decreti attuativi formuleranno per tutelare le persone con disabilità ma le premesse certamente ci preoccupano”, sottolinea Pagano. L’intento della Federazione è quello di evidenziare che “nessuno deve essere escluso dalla piena partecipazione alla vita sociale e partecipativa”. La Fand infine lancia un appello: “Chiediamo al governo in merito all’Autonomia differenziata di operare utilizzando equilibrio e buon senso, definendo i Lep in maniera chiara e uguale per tutti”.