Immaginate di essere in una piccola azienda e di assistere a una scena che sembra tratta da un film surreale: durante una riunione del gruppo dirigente, l’imprenditore si comporta come se stesse parlando con il suo miglior amico, ignorando completamente gli altri quattro collaboratori presenti. Mentre lui e il suo “preferito” chiacchierano animatamente, gli altri sembrano diventare parte dell’arredamento. Alla nostra domanda sul perché di tale comportamento, il ceo ha mostrato lo stesso stupore di chi scopre che il proprio cane sa cantare: totalmente inconsapevole del favoritismo e dei danni che provoca agli altri membri del team.
Questo problema è piuttosto comune: quasi tutti i capi hanno persone “preferite” con cui sviluppano relazioni più calde e personali, mentre altri vengono trattati in modo più distaccato.
I capi spesso sostengono che queste differenze non sono intenzionali e che i subordinati esagerano. Tuttavia è la percezione di ingiustizia che conta, con conseguenze reali sul coinvolgimento, la soddisfazione e la collaborazione dei dipendenti.
Un sondaggio Gallup del 2023 su oltre 120.000 lavoratori ha rivelato che il 59% si sente poco coinvolto e il 18% è attivamente disimpegnato. Sebbene i capi non siano l’unico fattore, hanno un ruolo significativo in queste dinamiche.
Indipendentemente dal settore, i subordinati notano rapidamente le differenze nel trattamento da parte dei loro capi. Quando si sentono trascurati o meno apprezzati, diventano disillusi e persino ostili. Un caporeparto mi ha raccontato di come il suo capo lo descrivesse come una “risorsa preziosa“, facendolo sentire meno umano rispetto ad altri membri del team. Questo tipo di favoritismo può portare a lacrime, sfoghi, cali di prestazione e dimissioni anche di collaboratori chiave.
La maggior parte degli esperti e degli studiosi delle relazioni capo-subordinato si è sempre concentrata sui benefici che producono i buoni rapporti, tralasciando di considerare anche le importanti negative conseguenze dei cattivi rapporti. Perché i dipendenti meno favoriti possono diventare diffidenti, antipatici e tendere a evitare il capo, ostacolando la collaborazione e rafforzando la loro posizione di esclusi.
Le dinamiche tra gruppo e gruppo possono essere ancora più difficili da gestire in ambienti di lavoro virtuali e ibridi, aumentando il potenziale di divisioni e sentimenti di abbandono. È essenziale che i leader riconoscano questi problemi e si impegnino a risolverli. Le relazioni tese, come abbiamo visto, sono più diffuse di quanto si pensi, e l’impatto di un favoritismo percepito è maggiore di quanto si ritenga.
Imprenditori, tenete d’occhio questo aspetto: i vostri dipendenti, anche i meno bravi, potrebbero sentirsi messi da parte semplicemente perché non ricevono abbastanza attenzione. È fondamentale monitorare regolarmente come gestite i vostri collaboratori per evitare tensioni inutili. Ecco un piccolo trucco: fatevi tre domande ogni settimana. Vi siete presi del tempo per parlare con quel collaboratore? Avete riconosciuto le sue capacità? Lo avete aiutato a crescere? Se la risposta è no, c’è il rischio che si senta sempre più distante. Meglio affrontare la situazione subito.
A volte, basta un piccolo sforzo in più per collaborare e apprezzare il lavoro delle persone poco affini per vedere un grande miglioramento nella produttività e nel benessere del team. Per migliorare l’armonia nel gruppo, sforzatevi di trovate punti in comune con questi collaboratori (passioni, interessi, ecc), chiedete suggerimenti anche su aspetti personali e riconoscete le loro competenze anche con un semplice “bravo”.
È comodo lavorare solo con chi ci piace, ma ricordate che il business non è una gita di piacere. Alla fine, sono le persone, anche se antipatiche, che fanno la differenza!