A interrompere la latitanza di Giacomo Bozzoli, latitante per dieci giorni in tutta Europa dopo essere stato condannato all’ergastolo, è stato il caldo. I carabinieri si sono insospettiti, infatti, per il fatto che era azionata l’aria condizionata della villa sul lago di Garda, dove poi è stato trovato l’imprenditore. A raccontare il retroscena sono alcuni quotidiani. Gli investigatori erano già in zona perché insospettiti da una telefonata su una delle utenze intercettate. Quando hanno visto che il motore del condizionatore era in azione hanno perquisito le stanze della residenza e hanno trovato nel cassettone del letto, nascosto, 39enne condannato in via definitiva per l’omicidio dello zio, avvenuto nel 2015.
Investigatori e inquirenti erano stati allertati, sempre nello stesso giorno di giovedì, anche perché una delle telecamere di sorveglianza della villa di Soiano del Garda aveva smesso di inquadrare la porzione dell’esterno dell’abitazione di propria competenza, come se qualcuno l’avesse oscurata. Bozzoli ha lasciato diverse tracce, dopo essere stato forse aiutato nel suo rientro dalla fuga all’estero. Per esempio alimenti e bevande che, giocoforza, riempivano il frigo nonostante la villa in questi giorni fosse ufficialmente disabitata con la compagna e il figlio di 9 anni che si trovano a casa dei genitori.
Poi, come ha spiegato in particolare al Giornale di Brescia il maresciallo dei carabinieri che durante la perquisizione ha scoperto il nascondiglio dell’imprenditore e lo ha arrestato, nella camera da letto c’erano un dopobarba e, soprattutto, dei vestiti simili a quelli che Bozzoli indossava mentre una telecamera lo riprendeva alla reception di un albergo a Marbella, in Spagna, il 30 giugno, il giorno prima della condanna definita all’ergastolo con l’accusa di aver ucciso 9 anni fa lo zio Mario e di averne gettato il corpo nel forno della fonderia di famiglia.