Anche sugli Appennini il cambiamento climatico mostra i suoi effetti. Incontrovertibili. Il lago di Pilato, dalla caratteristica forma degli occhiali, l’unico bacino di origine naturale glaciale presente nelle Marche (a Montemonaco, Ascoli Piceno) è in sofferenza. Nonostante si trovi a 1941 metri di altitudine, alle pendici del Monte Vettore, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, sembra ai minimi storici. Come documentano alcune immagini scattate dall’alpinista Luca Stortoni. Una situazione che sembra ben più critica di quella documentata nel 2018, nel 2019 e poi nel 2023 sempre nel mese di giugno quando la fusione del manto nevoso, che contribuisce alla sua esistenza insieme alle piogge, è generalmente parzialmente completa. Infatti quest’anno l’aspetto del lago già a maggio si è avvicinato pericolosamente a quello che avrebbe dovuto avere a luglio. Le cause sono evidentemente da ricercare nelle scarse nevicate e precipitazioni che hanno contrassegnato l’inverno 2023-24 sull’Appennino.
1 /7 Lago di Pilato 2018
“Il Parco, in collaborazione con l’Università di Perugia, effettua dal 2018 il monitoraggio dell’ambiente del lago – spiega a ilfattoquotidiano.it Maria Laura Talamè, direttrice del parco dei Monti Sibillini -. Le analisi statistiche hanno evidenziato che il lago sta assumendo nel corso del tempo un crescente carattere di temporaneità, soprattutto successivamente al 2016”, l’anno del terremoto. La direttrice aggiunge che “il progressivo innalzamento delle temperature e le scarse precipitazioni invernali sembrano rappresentare fattori chiave negli eventi di precoce prosciugamento del lago, oltre a fenomeni di alterazione della permeabilità del suolo conseguenti agli eventi simici del 2016/2017”. Il lago ha subito crisi cicliche già nel 1990 e poi nel 1993 e ancora nell’ottobre 2023, come hanno documentato le immagini del socio del Cai di Fabriano, Sandro Bartoccetti. Che su Lo Scarpone, il portale del Club alpino, ricordava già alcuni mesi fa come fenomeni di siccità siano più frequenti dopo il terremoto del 2016: “Il sisma ha deviato, e quindi fatto prosciugare, alcune delle falde sulle cime dell’Appennino”. Secondo uno studio idrogeologico realizzato nel 2020 dall’Ispra, per monitorare nel tempo la dinamica delle acque, l’analisi dei dati pre e post sisma ha permesso di verificare come sia aumentata la velocità di infiltrazione delle acque del lago nel sottosuolo per una probabile variazione di permeabilità dovuta appunto agli effetti del terremoto.
Il lago, che è una delle mete più ambite da parte degli escursionisti dei Sibillini, non è soltanto un elemento costitutivo del paesaggio, ma anche l’habitat di un crostaceo unico al mondo. Il Chirocefalo del Marchesoni, dal nome dello scopritore. Si tratta di un branchiopode, ovvero una classe di crostacei primitivi che assomigliano a dei gamberetti, che depone le uova sulle rive e tra le rocce in secca. Per questo motivo è assolutamente vietato avvicinarsi alle sponde o entrare in contatto con le acque del lago. E’ stato accertato che il Chirocefalo è capace di resistere a forti stress stagionali. Almeno finora. “Ci stiamo adoperando in ogni modo per far sapere agli escursionisti che la salvaguardia del lago dipende anche dalla nostra sensibilità” spiega ancora la direttrice Talamè.
Va detto che dal 1990 il lago è in sofferenza. In quell’anno si è addirittura completamente prosciugato permettendo di rilevarne il perimetro, di circa 900 metri e la larghezza, di 13 metri, oltre alla profondità compresa tra gli 8 e i 9 metri. Stessa sorte a novembre 1993 e poi ad ottobre 2023 ha documentato con delle immagini
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Tutte le foto del lago di Pilato in questa pagina sono di Luca Stortoni che le ha gentilmente concesse per la pubblicazione di questo articolo