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L’ombra dei clan sul Giro ’99 e sul doping di Pantani: i pm di Trento riaprono l’inchiesta. Già sentito Vallanzasca, altri interrogatori in vista

Riaperto il caso Marco Pantani. La Procura di Trento è tornata a indagare sul Giro d’Italia 1999: il nuovo fascicolo, affidato alla pm della Dda Patrizia Foiera riguarda l’ipotesi di un presunto giro di scommesse clandestine legate alla camorra che puntava a boicottare la vittoria finale del Pirata. Il primo a parlare della vicenda fu Renato Vallanzasca, criminale italiano condannato per omicidi, sequestri di persona e rapine. Nella giornata di sabato 13 luglio, il Bel Renè è stato ascoltato in qualità di persona informata sui fatti, nel carcere di Bollate, dalla stessa pm trentina che, nel frattempo, avrebbe già messo in agenda almeno una decina di interrogatori. Essendo in condizioni di salute precarie, Vallanzasca non sarebbe riuscito a rispondere alle domande.

Cosa accade nel 1999
“A Marco l’hanno fatto fuori… col doping! Hai visto che avevo ragione io?”. Riavvolgere il nastro delle vicende. Era il 5 giugno 1999, quando Pantani – maglia rosa in quel momento – venne escluso dalla competizione (alla penultima gara) per un valore di ematocrito nel sangue non consentito (era a 51,9%, il massimo tollerabile era 50%). Una coincidenza alquanto singolare dato che la sera prima e il pomeriggio successivo, Pantani si era fermato in un laboratorio accreditato per eseguire le controanalisi e i valori erano molto diversi. Un ritiro che costò al Pirata la vittoria del Giro d’Italia e diede un taglio netto alla sua attività: il ciclista non si riprese mai del tutto e la sua carriera prese una brutta piega fino a sprofondare definitivamente nel 2004. Secondo l’ipotesi alla base delle indagini, la camorra avrebbe scommesso miliardi di lire sulla sua sconfitta: per questo si parla da tempo di sabotaggio e manomissione della provetta, un’ipotesi tratteggiata anche nella relazione della Commissione parlamentare antimafia che era tornata a indagare sul caso.

Le parole di Vallanzasca
“Hai qualche milione da buttare? Se sì, puntalo sul vincitore del Giro. Non so chi vincerà, ma sicuramente non sarà Pantani”. Questa la confidenza fatta da un detenuto a Renato Vallanzasca che nel 2014 ne parlò anche alla procura di Forlì senza dare dettagli relativi al nome di chi gli aveva suggerito di puntare contro il Pirata. Il pm Sergio Sottani spiegò: “Un clan camorristico minacciò un medico per costringerlo ad alterare i test e far risultare Pantani fuori norma”. Intercettazioni che assumevano sempre più una forma di verità, la stessa che la famiglia del ciclista vuole avere dopo anni.

“Sulla squalifica verità non soddisfacenti, ora Procura faccia chiarezza”
“Le verità consegnate non sono soddisfacenti, né per la cosiddetta squalifica, o meglio sospensione al Giro, né per le vicende che portarono alla morte del ciclista Marco Pantani”. Queste le parole (risalenti al 2022) del senatore M5s Giovanni Endrizzi, coordinatore del Comitato preposto tra i lavori della commissione Antimafia. “Noi abbiamo verificato che questi protocolli erano lacunosi, non rispettati nella prassi. Basta soltanto pensare a come non fosse prevista nemmeno la sigillazione delle provette”. Ora, il caso è stato riaperto.