Rivendica la scelta di portare la Lega nel fronte dei contrari alla seconda nascitura Commissione Von der Leyen, ma assicura che il governo “che gli italiani si sono scelti” andrà avanti “per tutti e 5 gli anni“. Gli ultimi giorni di “dinamismo” del segretario del Carroccio Matteo Salvini ha spinto qualcuno a sollevare sospetti sulle sue reali intenzioni e sulla tenuta dell’esecutivo di Giorgia Meloni. Ieri, poi, si è consumato l’ultimo scontro a distanza tra la Lega e la premier in persona e l’oggetto era in particolare l’invio di armi all’Ucraina. Salvini assicura che le scelte in Europa non c’entrano: da una parte i leghisti che hanno scelto – come larga parte dei partiti di destra – di mettersi all’opposizione tutti insieme, sotto la guida del presidente ungherese Viktor Orban; dall’altra Meloni che ha il peso della responsabilità di agire non solo come leader di partito ma anche come presidente del Consiglio e quindi dovrà decidere come votare (e in cambio di quale contropartita politica) al momento in cui Von der Leyen chiederà il sostegno dell’Europarlamento. Per Salvini, però, questo non porterà scossoni al governo. “Noi – dice in un’intervista a ItaliaReportUsa – eravamo già su posizioni diverse in Europa prima. E continuiamo ad esserlo anche ora. C’è una parte del governo che sostiene il bis di Von der leyen. Ma i danni che ha fatto la Commissione uscente per noi sono gravi e non possiamo sostenerla. Per quanto riguarda il governo, Hic manebimus optime e per 5 anni continueremo a governare”. Salvini centra un punto su cui Meloni certamente sarà d’accordo: “Le dinamiche di potere di Bruxelles cercano di ignorare” il voto che c’è stato per il Parlamento europeo, “facendo finta che non abbiano votato italiani, francesi, tedeschi spagnoli per il cambiamento. Ma la Lega fa parte di quello che è diventato il terzo gruppo del Parlamento europeo, quello dei Patrioti, e sarà determinante per non tornare indietro”.
Poi c’è la questione delle presidenziali Usa. Se la premier, dal vertice Nato di Washington, ha detto che non farà ingerenze nelle elezioni di altri Paesi (Stati Uniti compresi), Salvini esprime il suo tifo per Donald Trump: “Non ho mai nascosto la mia speranza in una vittoria repubblicana”. Con il Gop il leader leghista ha spiegato di condividere le idee “sui temi della famiglia, della sicurezza, della lotta all’immigrazione clandestina e per il contrasto ai fanatismi: quello islamico e lo strapotere cinese“. Ma soprattutto, ha sottolineato, lui condivide “il tema della pace che le amministrazioni repubblicane nella storia hanno sempre accompagnato”. Ricorda i patti di Abramo stretti da Trump per il Medio Oriente senza pensare a quello che sta accadendo tra Russia e Ucraina con tutti i morti conseguenti”. “Non so se sarà Biden a sfidare Trump – ha aggiunto – ma conto, per l’interesse di tanti, che ci sarà la vittoria dei Repubblicani a novembre”. Alla domanda su cosa significherebbe per lui la vittoria di Trump, Salvini ha risposto: “Una tutela dei valori, dei diritti e delle libertà occidentali che sono messe in discussione anche negli Usa”. Il riferimento è a quella che il ministro definisce “cancellazione di cultura” e “distruzione delle nostre radici e dei nostri simboli nel nome di un presunto progresso”. Qui dentro ci mette anche le politiche ecologiste che non portano “vantaggio all’ambiente ma danni all’economia italiana, europea e occidentale”. La “sbornia pseudo-green”, è convinto, “porta vantaggi solo alla Cina”. Il leader leghista ha detto di aver sentito Trump qualche settimana fa e che a livello politico i due sono uniti da un tema molto caro a entrambi, cioè il contrasto alla migrazione irregolare.
Dopo la difesa della scelta di intitolare l’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi, Salvini non rinuncia a utilizzare la figura del Cavaliere in un paragone con Trump. Anche lui, Berlusconi, “per trent’anni è stato indagato, processato, perseguitato politicamente da certa stampa e da certa magistratura”. Una storia, osserva, “che mi ricorda quello che sta subendo il presidente Trump in vari processi” perché “la sinistra è uguale in tutto il mondo, è uguale a Washington, a Parigi, a Roma. Se perde le elezioni prova a vincerle in tribunale o in televisione”. Salvini nell’intervista non ricorda né che Berlusconi è stato condannato in via definitiva per frode fiscale né il tweet che pubblicò all’epoca: “Berlusconi CONDANNATO a 4 anni. Adesso sono curioso di sentire come faranno i Kompagni del PD, sia in Parlamento che su Facebook, a giustificare il fatto che sono al Governo con un Condannato”.
Il ministro dei Trasporti ricorda ancora il suo processo per la vicenda Open Arms (la cui sentenza sarà pronunciata a ottobre) “perché ho bloccato, come promesso, gli sbarchi dei migranti clandestini nel mio Paese. E invece di mandare a processo le associazioni private straniere che traghettavano migliaia di persone nel nostro Paese sono a processo io per sequestro di persona”.
Salvini sottolinea che i giovani italiani non devono essere costretti ad andare all’estero “perché qui non trovano lavoro” e per questo sta lavorando nel suo ruolo di ministro. C’è spazio per ricordare il Ponte sullo Stretto e parla di più di 120mila posti di lavoro. La cifra, come noto, nei vari interventi di Salvini fluttua in continuazione: a volte sono 100mila, a volte 50mila, a volte 120mila. I numeri sono abbastanza diversi (qui il dettaglio). “Io lavoro per unire il Paese offrendo lavoro”, aggiunge, perché “il futuro dell’Italia non sono gli immigrati spesso di cultura islamica che arrivano per imporre il loro modo di essere”, ma “quello di accogliere gli immigrati regolari e per bene che sono una ricchezza e di permettere anche il rientro di tanti italiani”.