Lentamente (troppo) ma scendono. Nel mese di giugno, secondo le rilevazione dell’Associazione bancaria italiana, i tassi medi sui mutui hanno toccato il minimo da un anno e mezzo. È passato dal 3,61% di maggio al 3,56%. Nel dicembre 2023 si collocava al 4,42%. L’Abi parla di una “stabilizzazione”, nelle ultime settimane, del trend di discesa dei tassi che avevano anticipato il taglio Bce di giugno. Più contenuto il calo per i nuovi prestiti alle imprese, al 5,25% contro il 5,38% di maggio e il 5,45% di dicembre 2023. Digerito il primo mini taglio (- 0.25%) si guarda alle prossime mosse della Banca centrale. Difficile comunque che succeda qualcosa prima dell’autunno e, come sempre, molto dipenderà dall’andamento dell’inflazione. Banca d’Italia, i cui dati però si fermano a maggio, nei giorni scorsi aveva indicato un Taeg (comprensivo di spese accessorie) al 4,04%.

Dalla Lombardia provengono segnali di vivacità del mercato immobiliare. Secondo una ricerca di Facile.It nei primi sei mesi del 2024 le richieste di mutui per la prima casa sono salite del 18% rispetto allo stesso periodo del 2023. L’importo medio richiesto, arrivato a 144.187, con una crescita dell’1,5%, e il valore medio degli immobili oggetto di mutuo, arrivato a 227.741 euro, in crescita del 3%. La durata del mutuo scende leggermente da quasi 25 anni a 24 anni, mentre l’età media dei richiedenti arriva a sfiorare i 40 anni.

La Lombardia, una delle aree più cementificate d’Europa, si conferma la regina del gettito proveniente dai permessi per costruire (qui mediamente più cari) che lo scorso anno è ammontato complessivamente a 1,7 miliardi. Una cifra che, dopo il crollo nel periodo della pandemia, si è mantenuta abbastanza costante ma con grandissimi divari tra le varie regioni e città italiane.
Il superbonus questa volta non c’entra.

Essendo queste entrate prevalentemente legate alle nuove costruzioni e ai cambi di destinazione d’uso, l’andamento non è stato condizionato in modo significativo dall’enorme volume di investimenti trainati dal 110%. Quest’ultimo potrebbe aver marginalmente inciso soltanto laddove, nell’ambito di una ristrutturazione di un immobile, i proprietari avessero colto anche l’occasione per fare ampliamenti che abbiano determinato un aumento del cosiddetto “carico urbanistico”.

“La distribuzione di queste risorse sul territorio nazionale è fortemente sbilanciata e disomogenea. I soli comuni lombardi hanno incassato, nell’arco del 2023, 433,3 milioni di euro. Una cifra record ma che non è inedita, bensì una conferma di una tendenza ormai consolidata” commenta Veronica Potenza, che ha elaborato i dati. Guardando al totale degli oneri incassati da tutti i comuni del Paese nell’ultimo quinquennio, emerge infatti che la “locomotiva d’Italia” ha globalmente incamerato oltre 2,1 degli 8,5 miliardi totali. Se sommati ai 182 milioni riscossi dai vicini comuni veneti, i proventi derivanti dalle nuove costruzioni in queste due regioni nel 2023 hanno raggiunto quota 35% del totale nazionale.

Restringendo il campo al singolo comune, in vetta troviamo la capitale per la quale i permessi a costruire hanno portato in dote un tesoretto da quasi 99 milioni di euro. Al secondo posto c’è Milano, con 73,3 milioni, seguita da Torino con poco meno di 26,2 milioni. Nove i comuni, tutti al di sotto del 5mila abitanti, che hanno invece chiuso l’anno senza aver incassato un solo euro da inserire in questa specifica voce del bilancio.

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