“Non ci sono dubbi su chi sia l’aggredito e chi l’aggressore, ma bisogna chiuderla questa partita. Io penso che le guerre non si siano mai risolte uccidendo la gente. L’epilogo è sempre stato l’armistizio, la pace e l’azione diplomatica“. Anche il governatore del Veneto Luca Zaia contesta la linea del governo di Giorgia Meloni sull’invio di armi a Kiev. L’Italia uscita dal vertice Nato di Washington è ancora più belligerante di quando ci è entrata una settimana fa. Ma negli ultimi giorni la Lega ha alzato il tiro andando contro le posizioni della presidente del Consiglio: “Più armi si inviano, più la guerra va avanti“, ha dichiarato il vicepremier Matteo Salvini. Costringendo perfino Meloni a un chiarimento pubblico per non scontentare gli alleati occidentali: “La maggioranza è sempre stata molto compatta su queste materie“.
Le dichiarazioni degli esponenti del Carroccio dicono il contrario. Il nuovo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina per fronteggiare l’invasione dell’esercito di Vladimir Putin ha scontentato la Lega. Ma più in generale è in atto una corsa al riarmo: se il M5s ha denunciato i 7,5 miliardi che l’Italia è pronta a spendere per comprare 24 caccia Eurofighter Typhoon, il Veneto di Zaia è toccato direttamente dal rifornimento di missili a corto raggio V-Shorad in supporto alla brigata Usa di stanza a Vicenza. In un’intervista a Repubblica, il governatore commenta: “E lo chiedete a un obiettore di coscienza? Hemingway diceva che la guerra è il contesto in cui gli uomini peggiori mandano a morire gli uomini migliori. Io penso che le guerre non si siano mai risolte uccidendo la gente. L’epilogo è sempre stato l’armistizio, la pace e l’azione diplomatica”.
Zaia dimostra di non gradire e di essere preoccupato sia per l’aumento degli aiuti militari sia per l’annuncio degli Stati Uniti che rafforzano le loro basi in Europa, compresa quella di Vicenza. E spiega: “I grandi della terra sono tali solo se risolvono il problema della guerra, altrimenti non valgono granché. Una carica come il presidente degli Stati uniti, che noi percepiamo come riferimento democratico, dovrebbe risolvere questi problemi”. Il presidente del Veneto ricorda quindi gli appelli alla pace del Pontefice Bergoglio: “Io sono d’accordo con il Papa che ci ha indicato una via“. Contro il sostegno a Kiev? “Non ci sono dubbi su chi sia l’aggredito e chi l’aggressore, ma bisogna chiuderla questa partita”, chiarisce Zaia.
Che nel resto dell’intervista affronta anche gli altri temi al centro del dibattito politico. Per quanto riguarda la riforma dell’autonomia, “sfatiamo una leggenda metropolitana. C’è solo la Sardegna che si è dichiarata contraria“, prosegue parlando della governatrice Alessandra Todde che “ha una posizione molto ideologica, rappresenta un partito che è contro l’autonomia. Niente di nuovo. Ma io non accuso nessuno. I primi giorni sono sempre difficili per chiunque. Ricordo soltanto che in Veneto ogni cittadino lascia al Fisco circa 4mila euro l’anno e che più di 600 milioni vanno alla Sardegna. Però voglio tendere una mano, non spariamoci addosso tra noi”. Il Pd invece, sostiene Zaia, “dal 2011 al 2022 è stato presente nella maggior parte dei governi del Paese, difendendo i principi dell’autonomia senza realizzarla. Oggi che è legge viene messa in discussione proprio dalla sinistra”. Infine il premierato che secondo Zaia potrebbe riportare i giovani a votare. “Sono un grande sostenitore del premierato, perché mutua un’esperienza positiva che noi abbiamo già fatto con i referendum di Segni dei primi anni ’90. A volte non si ricordano queste cose: allora sindaco e presidente di Regione venivano indicati dai partiti, prima della conquista all’elezione diretta da parte di noi cittadini – conclude -. È una bella soluzione per coinvolgere la gente e convincerla a venire a votare. Penso soprattutto ai giovani”.