Lo spagnolo trionfa nello Slam su erba per il secondo anno di fila: la finale si chiude in tre set
Alla fine ha vinto il tennista che ha dimostrato di più in queste due settimane, quello che in tanti davano per favorito alla vigilia del torneo, quello che sta imparando a farsi trovare pronto quando arriva il grande appuntamento. Carlos Alcaraz trionfa a Wimbledon per il secondo anno consecutivo, mette in fila il secondo Slam in questo 2024 e sale a quota quattro ad appena 21 anni. Lo fa battendo Novak Djokovic come già era accaduto un anno fa, ma stavolta in maniera dominante, senza discussioni, giocando su ritmi decisamente diversi. Alcaraz diventa il nono tennista nell’Era Open a difendere il titolo a Londra, nonché il tredicesimo a fare la prestigiosa doppietta Wimbledon-Roland Garros.
Niente da fare per un orgoglioso Djokovic. Nole – alla prima finale di questo suo deludente 2024 – ha compiuto il miracolo di presentarsi all’ultimo atto a Wimbledon dopo appena un mese dall’operazione subita al ginocchio, ma alla fine ha dovuto cedere a un avversario più in forma, più affamato e, in definitiva, più forte. Passivo e inerme nei primi due set, a tratti quasi rassegnato, come se la consapevolezza della superiorità atletica dello spagnolo (data l’età del serbo e il recente infortunio) lo avesse svuotato della solita convinzione e voglia di lottare. La reazione nel terzo set è stata di puro orgoglio. Contro lo spagnolo si sono concretizzati tutti i dubbi che avevano accompagnato il serbo alla vigilia e che un tabellone molto favorevole non era stato capace di fugare. Semplicemente, la condizione fisica era al livello per poter competere contro Vit Kopriva, Jacob Fearnley, Alexei Popyrin, Holger Rune e Lorenzo Musetti, ma non contro un Alcaraz, per giunta in una delle sue migliori versioni. Cosa rimane quindi a Djokovic di questo Wimbledon? La sensazione di essere ancora vivo per i grandi obiettivi, e soprattutto la fiducia di poter provare a conquistare l’unico tassello che manca alla sua collezione, ovvero l’oro olimpico.
Il secondo titolo di Alcaraz a Wimbledon inquadra la prima parte di questa stagione. Questo perché i Championships sono da sempre il torneo spartiacque, che sprona a fare un primo resoconto. E questi primi sei mesi del 2024 mettono in risalto un dato, che accende ancora di più la sua rivalità contro Jannik Sinner: ad oggi Alcaraz appare più forte, l’azzurro più costante. Vero, Sinner ha vinto più titoli (quattro contro tre), ma quelli di Alcaraz hanno un peso specifico maggiore. A fare la differenza infatti è il bilancio di due Slam contro uno a favore dello spagnolo. E non c’è solo una banale e ovvia considerazione numerica. Roland Garros e Wimbledon sono i tornei più prestigiosi, storici e difficili da vincere in assoluto. In aggiunta a questo ci sono anche la semifinale di Parigi tra i due (vinta da Alcaraz al quinto set) e il passivo totale degli Slam: quattro a uno.
Dalla parte di Sinner però, come detto, c’è una grandissima costanza di rendimento. Il particolare che ogni tanto viene a mancare ad Alcaraz, soprattutto negli appuntamenti “secondari” o durante i turni Slam che anticipano semifinali o finali. Ed è proprio questo dettaglio che sta facendo la differenza nella classifica mondiale, dove l’azzurro è sempre leader e lo spagnolo è “solo” terzo. Per essere numero 1 del mondo non è possibile essere troppo altalenanti, serve tenere alto il livello in ogni grande occasione, come sta facendo per l’appunto Sinner. L’altoatesino nel suo 2024 non è mai stato eliminato prima dei quarti di finale. E questi ultimi sono stati la conclusione del suo percorso in sole due circostanze, per giunta eccezionali: nel Masters 1000 di Madrid (ritiro per l’infortunio all’anca destra) e in questo Wimbledon (partita condizionata da un quasi svenimento in campo contro Daniil Medvedev). Insomma, Alcaraz e Sinner si stanno dividendo sempre di più il circuito maggiore, ognuno con le proprie caratteristiche. Le Olimpiadi di Parigi, gli Us Open e le Atp Finals saranno i tre prossimi tornei, da qui alla fine della stagione, che potranno confermare o scuotere questo trend che Wimbledon ha saputo (per il momento) mettere a fuoco con chiarezza.