“Il Twitter calcio ha messo in ginocchio il mondo, mi sa che abbiamo raggiunto il nostro prime”; “Io non credo che il the twitter football, el twitter fútbol e il der Fußball-Tweetwr siano in grado di raggiungere questi livelli. Abbracciamoci tutti e rendiamoci conto che siamo la prima potenza mondiale delle community sul calcio“. Dopo il caso “Mark Violets”, – pseudonimo di Marco Violi che ha fatto il giro del mondo dopo un tweet è stato spacciato per il presunto autore della sparatoria a Donald Trump in Pennsylvania-, il termine italiano “Twitter calcio” è spopolato sui social nelle ultime ore. Ma di cosa si tratta esattamente? Non c’è una vera e propria definizione precisa ma chi è iscritto su X da diverso tempo avrà sentito nominare almeno una volta la community del “Twitter calcio”: trattasi dunque, di utenti (per la maggior parte anonimi) che discutono solo di pallone, esasperando le proprie opinioni con meme e sfottò che ricadono nella satira e in battute di cattivo gusto. E non mancano i messaggi provocatori e ai limiti del consentito.

Il Twitter calcio
L’utente troll @Moussolinho – che ha dato il via alla fake news relativa all’attentatore – è solo l’ultimo di un bacino di utenti che da diversi anni popola la community del Twitter calcio, che non fa altro che alimentare odio e insulti quotidianamente, fino a sfinire la vittima. Come accaduto a Marco Violi. Alcuni lo fanno per puro divertimento (anche se di divertente c’è ben poco), altri sono veri e propri hater mascherati da un profilo con informazioni e foto profilo fake. Gli oltre 50mila tweet sono l’esempio di come molti non abbiano mai avuto a che fare con la squadra virtuale che sta rompendo il web. Una bufera social, o meglio vera e propria guerra mediatica, che aveva inglobato anche Fedez, in una faida che aveva portato anche a querele dopo che suo figlio Leone era stato preso di mira per un’apparizione a San Siro.

La stampa estera cade nella trappola
Forse, però, il vero problema è un altro. Non ci si riesce a spiegare, infatti, come la stampa di gran parte del mondo abbia potuto credere alla notizia di un account non verificato e che, per di più, non presenta alcun collegamento con l’informazione di cronaca. Forse perché solo in Italia esiste una community di questo tipo e che spara odio online gratuitamente? Una cosa è certa, quella che voleva essere una battuta si è trasformato in un caso di Stato. E nell’ennesimo episodio di cyberbullismo nei confronti del giornalista italiano Marco Violi.

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