Una legge sul fine vita ci vuole e deve fornire delle soluzioni che consentano un margine di flessibilità, perché arrivano sempre dei dilemmi per i quali è meglio rinunciare a fare dibattiti parlamentari, filosofici, teorici, a cui si appassionano tutti. Ma sono di una crudeltà e di un’astrattezza rispetto al senso comune di umanità che fanno paura. E io ne ho sentiti un bel po’. In ultima analisi, assistito dalla scienza, decide l’amore: io non vedo altre strade‘”. Sono le parole di Pier Luigi Bersani intervento al convegno “Nessuno sia lasciato solo”, incentrato sul fine vita e organizzato dall’associazione intitolata a Giovanni Bissoni, storico sindaco di Cesenatico e assessore regionale alla Sanità dell’Emilia Romagna, morto lo scorso anno per una Sla fulminante dopo che ricorse all’iter delle cure palliative.

Bersani ribadisce più volte che per un malato terminale è necessaria l’umanità assieme alla scienza. E sottolinea: “La morte temuta per secoli è stata la morte notturna improvvisa, che oggi sembra una benedizione. Adesso la morte temuta è quella irta di tubi, è quella che ti imprigiona, che non ti molla, che non ti lascia andare. E allora, perbacco, cominciamo nell’ordinario a vedere come possiamo incrociare questo tipo di soluzioni – spiega – Bisogna chiedere alla scienza medica di certificare l’irreversibilità di una situazione, di togliere il dolore inutile, di dare prevedibilità ragionevole all’evento, cioè quanto manca, e di avere una struttura che apra a un sistema di relazioni. Quelle tra il malato e quelli che Achille Ardigò chiamava i mondi vitali, cioè i familiari e gli amici”.

L’ex segretario del Pd puntualizza che, prima ancora del suicidio assistito, è necessario partire dalle situazioni ordinarie che nella maggior parte dei casi sono preoccupanti: “Ma noi pensiamo che in giro vada tutto bene? Non è mica così. E pensiamo che tutto quello che abbiamo inventato è progresso? Si veda l’alimentazione forzata. Ma l’alimentazione è una funzione umana e vitale, la tecnica dell’alimentazione forzata è degli anni ’50-’60. Di che stiamo parlando?”.

Bersani prosegue: “Ragazzi, la tecnica può prendere la mano. Intendo la tecnica collegata al mercato e anche delle standardizzazioni talvolta troppo rigide nei protocolli. E quindi – continua – siamo attentissimi a non far invadere la tecnica, per esempio, nella vita nascente. Quando invece uno ha 80 anni, siamo molto più lassisti, come se la vita avesse meno valore. Questo è un punto piuttosto importante, perché andarsene da questo mondo incazzati, secondo me, non è un bel viatico“.
E conclude: “Questo convegno è stato bellissimo. Ma se salta il sistema sanitario pubblico, abbiamo solo chiacchierato“.

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