Al bar di Sonia
Di Mirella si persero le tracce quel sabato pomeriggio dopo che un suo amico delle medie, tale Alessandro, citofonò a casa per chiederle di incontrarsi da lì a pochi minuti davanti al monumento del bersagliere a Porta Pia. O almeno questo è ciò che lei disse a sua madre, prima di chiudersi per sempre alle spalle la porta di casa e svanire in uno dei misteri d’Italia più profondi. Prima di andare all’appuntamento, Mirella fece tappa al bar sotto casa per confidarsi con la sua amica Sonia De Vito – di proprietà della famiglia di quest’ultima – a cui disse che aveva ricevuto un invito dai suoi amici per andare a suonare la chitarra in Villa Torlonia. Con Alessandro avrebbe trascorso pochi minuti, ma non sarebbe andata in Villa perché aveva appuntamento con altri amici e con il suo ragazzo a Centocelle o almeno questo disse a Sonia che poi riportò tutto agli inquirenti. Ma Mirella a Centocelle non è mai arrivata. Mirella è stata sequestrata da qualcuno di cui si fidava, o almeno questo è quanto ha sempre sostenuto la famiglia di cui oggi resta in vita solo sua sorella Maria Antonietta.
Le dichiarazioni di Calì
Giuseppe Calì all’epoca dei fatti lavorava nel bar della famiglia di Sonia e per questo è stato convocato, nei giorni scorsi, dalla commissione bicamerale di inchiesta che indaga sulle sparizioni di Mirella Gregori e Emanuela Orlandi. E, nell’intervento, ha spiegato la situazione di quel periodo, lanciando dei “segnali molto chiari”, come li ha definiti la commissione. “Mi hanno licenziato perché non ho detto la versione concordata con i De Vito”: queste le parole del barista davanti alla commissione. “Una volta rientrato, i De Vito mi hanno rimproverato per le deposizioni che avevo reso ai magistrati – ha spiegato – Avevo detto, nel particolare, di aver visto Mirella che usciva dal bar e andare verso destra“, ha ricordato. Probabilmente è stato l’ultimo a vederla. Una deposizione in contrasto con quella della famiglia De Vito che, invece, aveva riportato la direzione opposta. “Poi mi hanno licenziato perché avevo riferito la verità e non la versione concordata con loro”.
Lo straniero
Un uomo che potrebbe essere stato coinvolto nella misteriosa scomparsa di Mirella Gregori: il suo volto è stato mostrato per la prima volta, nel corso dell’ultima puntata di Chi l’ha visto. Proprio Giuseppe Calì ha descritto minuziosamente i suoi tratti somatici fino a ricostruirne il volto. Una settimana prima della scomparsa, quest’uomo è andato al bar di Sonia e avrebbe chiesto a Giuseppe chi fossero quelle due ragazze, riferendosi a Sonia e Mirella. “Era arabo, forse egiziano, di certo non era italiano”. All’epoca dei fatti, Giuseppe diede agli inquirenti la seguente descrizione dell’uomo: età 38-40 anni circa; altezza, 1,70; corporatura atletica; capelli corti castano scuro come gli occhi colorito olivastro, baffetti ben curati.
Le piste
Alessandro, rintracciato subito dai familiari di Mirella e poi dagli inquirenti, ha sempre negato di aver visto o sentito la ragazza quel giorno. Tuttavia, oggi viene fuori che all’epoca i carabinieri scrissero che “Da un colloquio avuto con questi uffici, i militari operanti hanno avuto la sensazione che il giovane nasconda qualcosa e che realmente potrebbe essersi incontrato con Mirella”. Ma era solo un sospetto e Alessandro non è stato mai indagato, non è più tra i sospettati. Un altro tassello nuovo emerso nel corso del programma condotto da Federica Sciarelli coinvolge Fabio, il fidanzato di Sonia e oggi suo marito. Come si racconta nel corso di Chi l’ha visto, “All’epoca dei fatti una compagna di scuola di Mirella disse che lei stessa le confidò che Fabio le stava facendo la corte tentando timidi approcci”. Sonia ha dichiarato di non essere a conoscenza di queste avances e lo stesso Fabio, nel novembre del 1984, smentì tutto ai carabinieri. Anche oggi, Fabio ha smentito tutto. Spesso, in questa assurda storia, fa capolino un “biondino”. La stessa Sonia disse all’epoca che ricordava che Mirella le aveva confidato, due mesi prima di scomparire, di aver visto un ragazzo biondo che la seguiva all’uscita di scuola, nei pressi di Santa Maria Maggiore. Il biondino l’aveva anche invitata a salire in auto ma lei rifiutò.
La Parrocchia di San Giuseppe
E infine c’è Raul Bonarelli, agente della vigilanza pontificia, che rappresenta uno dei legami tra le scomparse di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. La madre di Mirella Vittoria Arzenton ne restò colpita quando lo vide al fianco del Papa Giovanni Paolo II, mentre Woytjla era in visita alla Parrocchia di San Giuseppe: in quel vigilante riconobbe lo stesso uomo che aveva visto con sua figlia e con Sonia intrattenersi ai tavolini del bar di quest’ultima. Ma quando fu convocata per il riconoscimento, nel 1993, la Arzenton disse che si era sbagliata. Prima dell’incontro, Bonarelli telefonò ai suoi superiori in Vaticano e fu intercettato mentre chiedeva loro cosa riferire. Lui però era certo di essere stato convocato per Emanuela Orlandi e non per Mirella Gregori. Bonarelli negò di essersi intrattenuto con le due ragazze ai tavolini del bar di Sonia ma dopo essere stato in Procura telefonò a sua moglie. Ascoltando l’audio di quella telefonata si sente chiaramente che lei gli disse: “Ma io te l’ho detto che ti trovavi in mezzo ai guai”. Nel 2009, le indagini a carico di Bonarelli sono state archiviate perché non hanno portato a elementi concreti del suo coinvolgimento. Fu lui stesso a suggerire una nuova pista, sempre nel corso di quella telefonata alla sua consorte, quando ad un certo punto le disse: “Per me è uno di quelli che stava lì intorno, della Parrocchia. Uno di quelli che collaborava pure, ce ne avrà avuti tre o quattro di questi praticoni il prete, no?”
Chi fossero questi praticoni e cosa facessero non è mai stato appurato.