È rimasto fino all’ultimo giorno nella sua “casa”: la comunità benedettina dell’Abbazia Mater Ecclesiæ della piccola isola di San Giulio, nel lago d’Orta. Don Giacamo Bagnati, il cappellano da sempre di quel luogo sacro definito da molti scrittori “la perla preziosa”, è morto sabato mattina a 91 anni. A dare l’annuncio sono stare proprio le monache con le quali sin dalla fondazione del monastero, noto per la presenza allora di madre Maria Canopi, ha condiviso una vita di preghiera e di cura per gli altri. “La vicenda umana e religiosa di Don Giacomo è tutta segnata proprio dalla piccolezza che diviene spazio perché si manifesti l’onnipotenza dell’opera divina”, scrive l’attuale madre badessa Maria Grazia Girolimetto.

Don Giacomo era nato il 14 maggio 1933 a Bellinzago Novarese. Ordinato a Novara il 29 giugno 1957 da mons. Gilla Vincenzo Gremigni ebbe come primo incarico quello di vice rettore nel Seminario di Miasino, assumendo anche il ruolo di insegnante di Lettere. Nel 1958 passò, sempre nel ruolo di vice rettore, al Seminario maggiore di Novara, compito svolto fino al 1969, collaborando prevalentemente con il Rettore mons. G. De Lorenzi. Successivamente venne trasferito nella zona del Lago d’Orta quale parroco di Carcegna fino al 1972. Poi la svolta.

Lo raccontano le stesse monache pubblicando l’annuncio della scomparsa del loro cappellano sul sito dell’Abbazzia: “Quando l’11 ottobre 1973 madre Anna Maria Cànopi con le sorelle che l’accompagnavano arrivò ad Orta per imbarcarsi verso l’Isola di San Giulio, ad attendere la piccola comitiva, con il vescovo ausiliare Francesco Franzi e altri sacerdoti, vi era anche Don Giacomo Bagnati, designato dal vescovo di Novara come prevosto della Basilica e cappellano del nascente monastero. Iniziò quel giorno, a dispetto della evidente precarietà di quei modesti inizi, una grande avventura spirituale che ancora – per grazia di Dio – continua a fiorire”. Un amore, quello tra don Giacomo e le monache, che non è mai venuto meno arricchito dalla spiritualità reciproca e negli ultimi anni anche dalla preziosa presenza di don Giovanni Frigerio, salesiano che ha sostenuto don Giacomo nella fatica degli ultimi anni.

Chi ha avuto il dono di trascorrere qualche giorno nel monastero ha il ricordo di un uomo umile, semplice ma profondo, capace di inginocchiarsi davanti al tabernacolo anche più volte al giorno nonostante la fragilità delle gambe: una dedizione commovente. Nell’ultimo periodo, quello dell’infermità, è rimasto nella sua camera accudito con amorevolezza dalle monache che lui conosceva una ad una: “Come non commuoversi quando la Madre, portandogli l’Eucaristia, lo vedeva prostrarsi in ginocchio, pieno di riverenza e gratitudine? Tutto il passato, con le inevitabili fatiche, si è placato nella dolce serenità di chi attende solo il compimento della sua missione terrena fra le braccia del suo Signore e Dio”, scrivono le sorelle. Il funerale sarà celebrato lunedì alle 15 nella Basilica di san Giulio dal vescovo Franco Giulio. Sarà poi tumulato nel cimitero di san Filiberto a Pella.

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