L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato colpito da spari mentre parlava ad un comizio a Butler, in Pennsylvania. Il tycoon è stato subito circondato dal secret service e si è rialzato. Era cosciente ma è stato ferito ed è stato portato via. In particolare è stato visto sanguinare dall’orecchio destro. “Sta bene ed è al sicuro” ha rassicurato dopo circa mezz’ora lo staff della campagna elettorale. Trump è stato portato in un ospedale della zona per dei controlli. L‘attentatore è stato ucciso dalla polizia e c’è almeno un’altra vittima che non è escluso sia stata colpita accidentalmente nella sparatoria. Un secondo sostenitore di Trump è ricoverato in gravi condizioni. Dopo essere stato informato dell’attentato il presidente Joe Biden ha diffuso una nota della Casa Bianca con la quale ha affermato che “non c’è posto per questo tipo di violenza in America: dobbiamo unirci come un’unica nazione per condannarla”. “Sono grato di sapere che è salvo e sta bene – ha aggiunto Biden -. Prego per lui, la sua famiglia e per tutti coloro che erano presenti alla manifestazione, in attesa di ulteriori informazioni. Io e Jill siamo grati al Secret Service per averlo portato in salvo”. Il presidente ha tenuto anche una breve conferenza stampa in diretta dalla sua residenza nel Delaware dove si ritira ogni fine settimana. “Tutti dovrebbero condannare l’attacco” ha detto davanti alle telecamere, aggiungendo che proverà a parlare con Trump già nella serata americana, cioè la notte italiana.
Quello di Butler era l’ultimo comizio in programma per l’ex presidente prima della convention repubblicana di Milwaukee che inizia lunedì e che lo incoronerà candidato del partito alla Casa Bianca giovedì. La Pennsylvania è uno dei cosiddetti “swing state”, gli Stati in bilico, e può essere determinante per l’elezione di uno dei due contendenti, Trump e Biden. Gli spari sono stati più d’uno e i giornalisti al seguito riferiscono di “forti esplosioni”. “Ero in prima fila al centro con alcuni amici, guardavo il presidente parlare. Stava parlando di immigrazione. Poi ho sentito dei rumori. Non sapevo cosa fossero” ha raccontato al Guardian un testimone oculare, Blake Marnell, 59 anni, di San Diego. “Inizialmente non ho visto niente. Poi mi sono girato di nuovo verso il presidente ed è stato allora che l’ho visto placcato a terra dai servizi segreti” aggiunge. “Ero davvero preoccupato che lo avrebbero portato in braccio, ma invece era in piedi e stava agitando il pugno in segno di sfida”.
Dov’era l’attentatore? Tre fonti delle forze dell’ordine citate dalla Cnn confermano che l’assassino si trovava all’esterno del luogo in cui si teneva il comizio. Più precisamente sul tetto di un edificio. Per molte fonti si trattava di un cecchino o comunque di un tiratore addestrato dotato di un’arma dalla gittata sufficiente, come un fucile, perché si trovava a diverse centinaia di metri.
Il candidato alla Casa Bianca dopo i primi colpi è caduto o si è buttato sdraiato sulla superficie del palco da cui stava parlando ed è stato subito circondato dalla sicurezza. Quando poi si è rialzato sulle proprie gambe ha alzato il pugno e ha scandito alcune parole verso la folla (“Fight, fight”, “lottiamo, lottiamo”), prima di essere portato via definitivamente dal Secret Service. Poco prima di essere trascinato dentro il suv su cui viaggiava, riferisce l’Ansa, ha chiesto – sconvolto e con la camicia aperta – ai suoi agenti di fargli prendere “le sue scarpe”. Quando è stato portato via la folla lo ha salutato con grida di incoraggiamento ma era anche in preda al panico per gli spari uditi. Gli agenti della sicurezza hanno fatto poi allontanare la stampa dal comizio anche perché la zona è stata dichiarata “scena del crimine”. “Ho appena parlato al telefono con mio padre ed è di ottimo umore – ha raccontato Donald Trump jr ai media americani -. Non smetterà mai di combattere per salvare l’America, qualunque cosa la sinistra radicale gli lancerà contro”.
E’ significativo e anche simbolico per la democrazia americana che si è unita in questo momento drammatico il fatto che a Trump siano arrivati nel giro di breve tempo anche i messaggi di due ex presidenti, George W. Bush – che negli ultimi anni è stato sempre più silenzioso – e Barack Obama. Bush ha parlato di un “attacco vile” aggiungendo che lui e la moglie Laura sono grati del fatto che Trump sia al sicuro. Obama sottolinea che “non c’è assolutamente spazio per la violenza politica nella nostra democrazia. Anche se non sappiamo ancora esattamente cosa sia successo, dovremmo essere tutti sollevati dal fatto che l’ex presidente Trump non sia stato gravemente ferito e sfruttare questo momento per impegnarci nuovamente nella civiltà e nel rispetto nella nostra politica. Michelle e io gli auguriamo una pronta guarigione”.
Tra i messaggi di solidarietà arrivati nel giro di pochi minuti quelli del premier israeliano Benyamin Netanyahu e del suo ministro Ben Gvir, dell’imprenditore Elon Musk, del ministro dei Trasporti italiano Matteo Salvini e dello speaker della Camera, il repubblicano Mike Johnson, che ha detto di “pregare per Trump”. Il leader dem al Senato Chuck Schumer si è detto “inorridito”. “Non c’è posto per la violenza politica nel nostro Paese” dice. Dello stesso tenore il messaggio del governatore democratico Josh Shapiro: “La violenza rivolta a qualsiasi partito politico o leader politico è assolutamente inaccettabile” ha scritto su X.
E poi ancora il presidente ungherese Viktor Orbàn, l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea Josep Borrell e la premier italiana Giorgia Meloni che esprime “l’auspicio che i prossimi mesi di campagna elettorale possano veder prevalere dialogo e responsabilità su odio e violenza“.
Ultimo aggiornamento alle 2,30