Una questione di centimetri, come sempre accade nei fatti destinati a fare la storia. Un movimento non previsto, un agente che quasi involontariamente mette fretta all’attentatore, la capacità balistica non proprio eccelsa di quest’ultimo. Tre elementi che significano solo una cosa: Donald Trump è vivo per una serie di circostanze fortuite. La prima è quella più clamorosa. Nei millisecondi che precedono lo sparo che lo colpisce di striscio all’orecchio, il tycoon muove il capo per guardare sul grande schermo alla sua destra i dati dell’immigrazione clandestina: proprio in quel momento parte il colpo che, se l’ex presidente non si fosse mosso, lo avrebbe ucciso. Secondo alcune simulazioni balistiche, infatti, il proiettile lo avrebbe colpito alla base del cranio, non lasciandogli scampo.
Un errore di chi ha sparato o solo un caso? Entrambe le cose. Al netto del movimento di Trump all’ultimo istante, un’analisi dell’Associated Press di più di una dozzina di video e foto scattate durante il comizio di Trump, nonché di immagini satellitari del luogo, mostra che il tiratore è riuscito ad avvicinarsi in modo sorprendente al palco. E nonostante questo ha mancato – per fortuna e imperizia – il bersaglio. Un video postato sui social media e geolocalizzato dall’AP mostra il corpo di Crooks che giace immobile sul tetto di un’azienda manifatturiera appena a nord del Butler Farm Show, dove si è tenuto il comizio di Trump. Un’altra immagine mostra Crooks che indossa una maglietta grigia con una bandiera americana nera sul braccio destro, con una ferita sanguinante alla testa. Il tetto in questione si trovava a meno di 150 metri dal luogo in cui Trump stava parlando, una distanza da cui un tiratore potrebbe ragionevolmente colpire un bersaglio di dimensioni umane. Come riferimento, sottolinea Ap, 150 metri è la distanza a cui le reclute dell’esercito americano devono colpire una sagoma di dimensioni umane per qualificarsi con il fucile d’assalto M16 nell’addestramento di base. L’attentatore di Trump – che aveva comprato 50 colpi in un’armeria locale poche ore prima di compiere l’attacco – non avrebbe superato le selezioni.
Oltre alla fortuna e alle capacità di mira non eccelse dell’attentatore, c’è poi un altro fattore: la fretta di chi ha sparato. In tal senso, due funzionari hanno fatto sapere alla Associated Press che un agente delle forze dell’ordine aveva individuato Thomas Matthew Crooks pochi istanti prima che sparasse, ma non è riuscito a salire sul tetto. Dalla ricostruzione delle fonti, nella fattispecie, l’agente ha messo una scaletta sul muro dell’edificio e ha iniziato a salire, ma l’attentatore gli ha puntato una pistola contro e lui è sceso. Pochi secondi dopo Crooks ha iniziato a sparare: era stato scoperto dalle forze dell’ordine, non poteva più temporeggiare, con tutta probabilità ha dovuto anticipare i tempi del suo attentato, compromettendone l’esito. Alcuni testimoni, del resto, avevano dichiarato ieri alla Bcc di aver segnalato il ventenne armato sul tetto al Secret Service ma di non essere stati presi in considerazione.
Quindi Crooks è riuscito a sparare. Non ha ucciso Trump, ma ha colpito Corey Comperatore, l’ex pompiere-eroe rimasto ucciso nell’attentato. Nel frattempo sono stati resi noti i nomi e le storie dei due feriti. Uno è Davide Olandese, 57 anni, originario della città di New Kensington, in Pennsylvania, e dipendente di lunga data dell’azienda tecnologica Siemens. Jennifer Veri–Grazier ha dichiarato al New York Times che il 57enne, sostenitore di Trump, ha riportato danni al fegato e la frattura delle costole nella sparatoria e ha dovuto sottoporsi a più di un’operazione. L’altro ferito è James Copenhaver, 74 anni, originario di Moon Township, Pennsylvania, ed era registrato come democratico, riporta Nyt.