Si rafforza l’ipotesi che Alex Marangon sia morto a causa di una caduta provocata dallo stato di allucinazione nel quale si trovava. Gli inquirenti hanno risentito i testimoni, i quali hanno confermato che le ricerche sono scattate a pochi minuti dall’allontanamento del 25enne di Marcon (Venezia). Tra le ipotesi sulle dinamiche della morte – allontanatosi da un ritiro sciamanico nel parco dell’Abbazia di Vidor e ritrovato morto pochi giorni dopo – torna in auge quella secondo cui l’allontanamento inspiegato e improvviso del giovane sia stato il frutto di uno stato confusionale causato dall’assunzione di allucinogeni.
Lo scenario che si è configurato a seguito dei nuovi interrogatori svolti dai carabinieri su disposizione della Procura di Treviso, tende a descrivere un ritrovo di persone probabilmente alterate dall’assunzione di infusi e sostanze “purgative”, la cui liceità sarà oggetto di prossime valutazioni. Le azioni di questo tipo di sostanze – previste dal tipo di rito che si è svolto a Vidor, ma illegali in Italia – inducono spesso reazioni immediate e violente di espulsione di materia gastrointestinale, oltre che perdita di lucidità.
Inoltrandosi da solo e in stato alterato nella macchia di bosco, il giovane potrebbe non essersi accorto del limite del precipizio nel quale è possibile sia precipitato. Le ricerche del giovane da parte degli amici – è emerso dagli interrogatori – sono iniziate appena i ragazzi si sono resi conto che il compagno non era rientrato. Alcuni, si sarebbero anche spinti sul letto del Piave, senza però trovare traccia del ragazzo. A quel punto sono stati chiamati i soccorsi. Un supporto a questa tesi potrebbe giungere dall’esito degli esami tossicologici in corso e dall’individuazione della persona che avrebbe fornito ad Alex le sostanze allucinogene. I curanderos e organizzatori del ritrovo insistono sul fatto che quella sera i partecipanti non assunsero erbe psichedeliche, bensì “purghe che inducono il vomito, per la purificazione di ciò che si ha dentro”.