Mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni era all’interno dell’ex italsider di Bagnoli per siglare un protocollo d’intesa per la rigenerazione dell’ex sito industriale partenopeo, all’esterno più di cento persone hanno protestato sia per il mancato coinvolgimento della popolazione per un’opera attesa da circa 50 anni sia per le recenti politiche del governo, dai decreti sicurezza alle spese militari fino all’autonomia differenziata. “Su Bagnoli basta passerelle – dicono i manifestanti – sono anni che abbiamo visto sfilare governi di ogni tipo senza trovare mai soluzioni concrete. Oggi c’è la firma dell’ennesimo protocollo d’intesa senza coinvolgere la cittadinanza e ora ci viene anche impedito di manifestare la nostra sfiducia dopo anni di promesse mancate”.
Il corteo autorizzato è stato bloccato alcune decine di metri prima del punto di arrivo concordato con la Questura nei giorni scorsi creando momenti di tensione, fortunatamente senza alcuno scontro, tra forze dell’ordine e manifestanti. “Questo è sintomo di un Paese dove il dissenso viene represso e tenuto più lontano possibile – spiegano i presenti – dove lavoratori e studenti che manifestano vengono considerati e trattati come criminali e ora con i decreti sicurezza si prevede pure il carcere per chi non è d’accordo. Su Bagnoli poi abbiamo fatto richieste precise, vogliamo la rimozione della colmata di amianto, cosa che invece non sarà fatta, chiediamo di impedire la costruzione di alberghi e strutture previste dal patto siglato oggi, perché ci sembra paradossale costruire in un’area in cui fino a ieri si parlava di bradisismo e zona a rischio sismico. Tutte cose che avremmo voluto spiegare alla Presidente Meloni ma il corteo è stato tenuto il più lontano possibile e una delegazione è stata invitata ad entrare solo quando la Meloni è andata via”.