Tra i momenti più delicati della cessazione dei rapporti lavorativi c’è sempre un dubbio, il dilemma amletico: come rapportarsi con il capo, cosa dirgli e come dire le cose? Essere onesti fino in fondo oppure no? È la questione che si pone un ex dipendente tra le pagine del New York Post. “Sono stato licenziato e ho detto al mio orribile capo esattamente quello che pensavo di lui mentre mi stavo licenziando. Tornerà a perseguitarmi? Dovrei scrivere o chiamare per scusarmi?”, si chiede disperato il lettore.
Il giornale cerca di rassicurarlo: “Scommetto che è stato fantastico in quel momento, vero? È il sogno di ogni dipendente offeso rimproverare un capo orribile (…) è un mondo piccolo quello del lavoro, hai bisogno di referenze e di aiuto nella ricerca del prossimo lavoro (…) Qualora qualcuno dovesse chiederti della tua ultima esperienza lavorativa tu spiega pure che ammetti che non è stato il modo più professionale per gestire la situazione e ti dispiace di essertela presa con il capo(…) Se il tuo capo ha un po’ di umanità, non te lo rinfaccerà o almeno non pregiudicherà le tue possibilità di ottenere un nuovo lavoro”.